7.0
- Band: WAYLANDER
- Durata: 00:54:07
- Disponibile dal: 16/07/2012
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Arriva oggi soltanto al quarto full-length album una delle formazioni più longeve in campo folk-metal, i nord-irlandesi Waylander, non particolarmente prolifici durante la loro carriera, nonostante il sottogenere di appartenenza sia negli ultimi anni in overdose di esposizione. Diremmo anche per fortuna, a dire il vero, in quanto il prezzemolismo di band sopravvalutate, come ad esempio i finnici Korpiklaani, inizia a stancare pesantemente. “Kindred Spirits” segue di ben un quadriennio il precedente “Honour Amongst Chaos” e ne ricalca più o meno le gesta, generando un nuovo lotto di composizioni battagliere ed epiche, ben alternanti del tipico folk irlandese/celtico alle sfuriate metalliche a base di classic, thrash, un pizzico di death e anche – a tratti – black metal melodico. Ad eccezione della ballata acustica strappalacrime e nostalgica “Grave Of Giants”, ci troviamo di fronte ad un lavoro che sprizza ardore irish e fulgore ribelle da ogni solco, a partire dalla trascinante opener “Echoes Of The Sidhe”, il cui chorus vi troverete a cantare in men che non si dica. Ard ‘Chieftain’ O’Hagan è un vocalist dignitoso, sia quando si cimenta in pulito, sorretto dalle backing vocals della band, sia quando si standardizza un po’ su uno scream acido più di stampo blackish che thrash; ottimo anche il lavoro di Dave Briggs, l’addetto alla strumentazione folk, che grazie all’uso di mandolino, flauto irlandese e bodhran dona al suono dei Waylander l’appeal necessario per poter piacere. Gli Skyclad sono per forza più di una ispirazione per il sestetto britannico, ma nell’ottima “Of Fear And Fury” si riesce a percepire una ghiotta commistione di stili che pare una miscela passabile di Skyclad (appunto), primi Enslaved e Eluveitie. “Kindred Spirits” si rivela perciò un disco piacevole, come tanti altri che costellano la produzione folk-metal d’oggigiorno; non inventa assolutamente nulla, ma intrattiene il giusto e permette ai suoi autori di segnare un’altra, sudata tacca sulla loro stecca di presenza nell’universo metal. Pollice in su per i Waylander e di nuovo bentornati, augurando loro per il futuro una maggiore continuità di produzione.