7.0
- Band: WEDNESDAY 13
- Durata: 00:47:25
- Disponibile dal: 02/06/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Se gli anni ’90 sono stati quelli della semina e il decennio successivo quello del raccolto, grazie al successo raggiunto sia a livello solista che con i Murderdolls, gli ultimi anni saranno ricordati come quelli del declino per il buon Wednesday 13, intrappolato nel personaggio a livello musicale prima ancora che metaforico. Evidentemente resosi conto che così non si poteva andare più avanti, Mr. Poole ha dunque deciso per il suo settimo album in studio (senza contare gli innumerevoli EP e live) di rinunciare all’approccio DYI che aveva contraddistinto le ultime produzioni soliste, ribaltando del tutto prospettiva: nuova etichetta (con il passaggio alla prestigiosa Nuclear Blast), nuovo produttore (quello Zeuss già dietro al mixer per Hatebreed, Shadows Fall ed Emmure) e, soprattutto, maggiore spazio in fase di songrwiting ai compagni di ventura, passando di fatto da one-man show ad una vera e propria band. Oddio, a giudicare dalla tripletta di apertura non si direbbe: “What The Night Brings” e “Cadaverous”, precedute dall’intro “Last Rites”, sono due classici midtempo da tunnel dell’orrore prive però di mordente, ma già a partire dalla successiva “Blood Sick”, pezzo veloce sullo stile della vecchia “God Is A Lie”, si inizia ad ingranare, tornando ai fasti dei primi tre album. Scorrendo la tracklist, troviamo con piacere altri pezzi sulle stesse coordinate hard-punk-rock (“Good Riddance”, “Cruel To You” e “Lonesome Road To Hell”), così come brani decisamente più tirati – “You Breathe, I Kill” è al limite del thrash, ma anche “Omen Amen” e “Prey For Ne” sono nettamente più heavy rispetto al solito -, a riprova della già citata volontà di mescolare un po’ le ossa in tavola. Menzione a parte per la titletrack – in assoluto la canzone più lunga della pur ricca discografia, nonchè emblema dell’approccio più ‘serio’ a livello di lyrics – perfetta sintesi di un disco non privo di difetti, ma sicuramente con più luci che ombre. Per chi scrive, il miglior album di Wednedsay 13 dai tempi di “Skeletons”, nonché sintomo del ritrovato stato di salute per una delle band simbolo della ‘nuova’ scena shock-rock.