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- Band: WHITE SKULL
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
A due anni dal mediocre “Public Glory, Secret Agony”, ecco tornare all’attacco i poderosi Whithe Skull, band vicentina dedita ad un power metal diretto ed ispirato ai maggiori esponenti della scuola teutonica. “The Dark Age” è un disco che porta diversi cambiamenti all’interno band, in particolare la casa discografica (oggi i cinque musicisti incidono per Frontiers) e l’interessante cambio di frontman: già, la storica Federica “Sister” DeBoni per motivi personali abbandona e viene rimpiazzata dal talentuoso Gustavo “Gus” Navarrò, singer argentino che non perde tempo nel mostrare tutta la sua abilità sfoderando una voce ruvida e potente, ma capace di “sparare” acuti potentissimi in pieno stile Matthew Barlow. Questo periodo di rivoluzioni ha giovato parecchio alla musica dei White Skull, “The Dark Age” è un concept sull’inquisizione che musicalmente parlando denota una marcata maturazione nel sound della band, oggi più lontana dalle pesanti influenze dei Grave Digger (chi ha detto “Tales From The North”?), a vantaggio di composizioni sì dirette, forti però di soluzioni atmosferiche create da convincenti giochi tastieristici. Ovviamente la struttura portante della musica firmata White Skull è sempre presente, quindi troveremo i massicci riffs di Tony “Mad” Fontò, la potente batteria di Alex Mantiero e soprattutto gli assoli di B.B. Nick, chitarrista molto vicino per stile a Manni Schmidt. Il lavoro di Luigi Stefanini e dei suoi New Sin Studios merita più che una lode: nonstante il produttore si trovi per lo più ad avere a che fare con gruppi di matrice sinfonica, Stefanini si è dimostrato in grado di produrre un disco al fulmicotone, aggressivo e senza compromessi. Tra mid tempos e sfuriate metalliche, “The Dark Age” trascorre senza nessun momento di noia o pesantezza, mai i White Skull hanno sfornato un disco tanto completo e personale. La Frontiers ha visto bene, la band di Tony Fontò si è riconfermata una colonna portante del metal tricolore, peccato per Udo e per la sua Breakers essersi fatti scappare un talento così plateale.