8.0
- Band: WHITE SKULL
- Durata: 00:58:29
- Disponibile dal: 09/06/2017
- Etichetta:
- Dragonheart
- Distributore: Audioglobe
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Ragazzi, cosa diavolo è successo ai White Skull? Nessuno poteva immaginare, dopo il buono “Under This Flag”, che la band di Tony ‘Mad’ Fontò potesse tirare fuori un disco bello come “Will Of The Strong”. Possiamo scriverlo senza mezzi termini: questo album spacca e contiene veramente pochissimi filler, come raramente si sente ormai nel power metal e ancora più raramente sulla nostra penisola. Non da poco è stato, a nostro avviso, l’ingresso ufficiale nella band di Alessandro Muscio alle tastiere, membro che ha dato al sound del Teschio Bianco quel qualcosa che forse mancava nel nuovo songwriting. Messo il disco nello stereo, infatti, vi accorgerete subito di come le orchestrazioni dirette dal Nostro abbiano un ruolo preponderante nella faccenda, sin dalla prima, epicissima “Holy Warrior”, opener che non lascia molto spazio all’immaginazione riguardo a tematiche e espressione musicale. La doppia cassa di Alex Mantiero, come sempre, sarà la colonna ritmica portante di tutto l’album, arricchita dalla chitarra solista di un ispiratissimo Danilo Bar, che in questa sede ci regala una delle sue migliori prove in studio. Ma non è da sottovalutare pure il riffing del buon Fontò, qui a un livello che non si sentiva più spesso in campo power metal: nella gran parte delle canzoni, in un mondo dove Sua Maestà il riff sta andando perso, Tony è ancora uno di quei chitarristi capaci di regalarci emozioni suonando e ripetendo una manciata di solidi accordi, che si schiantano nelle nostre orecchie come cemento armato. Il top del disco si può tranquillamente ritrovare nella bellissima “Lady Of Hope”, un pezzo che parla di Eva Perón, figura leggendaria della politica argentina nei primi del Novecento, dove si alternano tranquillamente momenti di virtuosismo a pestate violentissime di doppia cassa, con una parte centrale dove vengono anche proposte delle registrazioni dei famosi comizi della protagonista. Altri punti davvero notevoli dell’album sono sicuramente “Grace O’ Malley” e “Metal Indian”, due pezzi con un riff dalle fortissime influenze ‘folkeggianti’, che non mancheranno di farvi saltellare di fronte allo stereo mentre alzerete il volume. È da notare come tutto il disco funzioni perfettamente, sia per le ‘concept songs’ che per i pezzi slegati da una vera e propria linea narrativa: il chorus di “Shieldmaiden” è talmente epico che questa canzone si meriterebbe di chiudere i concerti della band, ma anche la titletrack (con un bellissimo stacco acustico a cura del buon Danilo Bar) e “I Am Your Queen” si difendono degnamente. Persino la ballad “Sacrifice” è costruita certosinamente: a partire dall’inzio con il rumore dell’encefalogramma e un delicato arpeggio di chitarra, fino all’esplosione di una parte più genuinamente metallara. In entrambe il lavoro di Federica dietro al microfono è veramente ottimo, visto che non si tratta di semplice canto ma di interpretazione vera e propria, in una alchimia orchestrata perfettamente dal sestetto vicentino. Per chiudere il discorso: se “Will Of The Strong” fosse uscito sul finire degli anni 90′ oggi ne parleremmo come di un classicone del metallo italiano, uno di quei dischi che non si possono non avere sullo scaffale se si amano il power e l’epic metal più mediterranei. Questo album segna una vera e propria resurrezione per i White Skull, una band ingiustamente sottovalutata che, speriamo, possa trovare finalmente la sua degna collocazione in un ambiente sempre più difficile e meschino.