8.5
- Band: WHITE SPIRIT
- Durata: 00:40:48
- Disponibile dal: 19/09/1980
- Etichetta:
- MCA Records
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I White Spirit, attivi sulla scena britannica già dal 1975, realizzarono il loro primo omonimo full-length nel 1980, un disco che tutt’oggi rimane molto interessante per almeno tre ordini di ragioni. Fu infatti la prima band in cui emerse il talento di Janick Gers, in forza agli Iron Maiden ormai da più di tre decadi, chitarrista che si formò ispirandosi fortemente allo stile ed alla maestria di Ritchie Blackmore. In generale, e qui veniamo al secondo motivo d’interesse, i Deep Purple furono di certo una delle principali influenze dei White Spirit, che peraltro avevano in line-up un tastierista in pianta stabile, circostanza alquanto rara per una band NWOBHM. È di notevole importanza però il fatto che il sound dei White Spirit porti ad un’interessante evoluzione del ruolo questo strumento in ambito heavy: le influenze dei Deep Purple sono insomma evidenti, ma allo stesso tempo lo stile della band si sposta su sonorità tendenzialmente più vicine all’heavy metal che non all’hard rock. Infine, va considerato il valore intrinseco di questo disco, davvero un gioiellino della NWOBHM, che ancora oggi riesce ad affascinare per la sua bellezza e la sua freschezza.
Brani come “Midnight Chaser” (pubblicato poi anche come singolo), “Red Skies” e “Way Of The Kings” si mettono in evidenza con i loro splendidi riff, ma non sono da meno neppure “No Reprieve” e “Don’t Be Fooled” (queste ultime in realtà dal carattere più spiccatamente purpleiano). Molto particolare, poi, una traccia di ben dieci minuti di durata come “Fool For The Gods”, con una lunga intro atmosferica, mentre “High Upon High” sembra tenere presente gli ultimissimi Led Zeppelin. Tutto il disco presenta comunque un elevato livello qualitativo, grazie allo splendido dialogo che si riesce a creare tra le chitarre di un funambolico Janick Gers e le tastiere di Malcolm Pearson, sorretti da ritmi veloci e decisi ad opera del batterista Crallan e del bassista Brady. Molto bravo anche il cantante Bruce Ruff, che potrebbe magari ricordare – almeno a tratti – una versione più cattiva di Mick Jagger, ma che riesce senz’altro a tirar fuori tutta la grinta e l’aggressività necessarie per far rendere al meglio le canzoni.
Purtroppo, questo rimarrà l’unico album con questa line-up: il gruppo ebbe la possibilità di andare in tour con Ian Gillan e questi, vedendo all’opera Gers, decise di ingaggiarlo. Con Gillan, Gers realizzò due album, “Double Trouble” e “Magic”, finchè il cantante decise di tornare nei Deep Purple che si stavano riformando. Ritroveremo Gers in altri progetti come i Gogmagog di Paul Di’Anno e Clive Burr e poi insieme a Fish, ma la vera svolta della sua carriera arriverà quando Bruce Dickinson lo chiamerà per suonare su “Tattoed Millionaire” nel 1990: da lì agli Iron Maiden il passo fu breve, tanto che Gers suonò già sull’album “No Prayer For The Dying” dello stesso anno, entrando così a far parte di quello che oggi è il gruppo metal più noto ed acclamato al mondo. Dal canto loro, i White Spirit provarono a continuare con una line-up rinnovata per tre quinti a realizzare un nuovo album, senza però riuscire a pubblicarlo e finendo per sciogliersi: solo nel 2012 verrà rilasciata una sorta di compilation in tiratura limitata con delle registrazioni delle prove di questi nuovi brani, ma bisognerà attendere addirittura altri dieci anni, perchè proprio quest’anno il tastierista Pearson è riuscito a riportare in vita i White Spirit pubblicando finalmente le canzoni di questo secondo album con il titolo di “Right Or Wrong” (chiaramente un po’ rivisitate e con diversi nuovi interpreti) dopo più di quarant’anni.
In un certo senso, anche questo ha rappresentato comunque un modo per riportare l’attenzione su questa straordinaria band, che avrebbe certamente meritato maggior fortuna e di cui questo splendido disco non va assolutamente fatto cadere nell’oblio. Segnaliamo, peraltro, che in alcune ristampe realizzate nel corso degli anni sono state inserite alcune bonus, tra cui il singolo “Back to the Grind”, originariamente non incluso nel disco. Un autentico must per chi ama ed apprezza la NWOBHM.