7.0
- Band: WILL HAVEN
- Durata: 00.21.01
- Disponibile dal: 19/05/2015
- Etichetta:
- Artery Recordings
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I Will Haven sono oggi nel ventesimo anno di attività, dopo una carriera non esattamente prolifica ma con una serie di pubblicazioni che hanno saputo mantenere la propria audience affezionata. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti come la catalogazione del gruppo sotto i file del nu metal sia sostanzialmente errata: la band di Sacramento ha in comune coi Deftones poco più della città natia, ed è più facilmente accostabile ad Unsane e Neurosis nel gravitare in lidi noise, sludge e “-post” qualcosa, nonostante le frequentazioni. Tra le mani abbiamo un EP di una ventina di minuti, caratterizzato cinque pezzi e quattro interludi. Gli anni trascorsi dal precedente “Voir Dire” non han modificato l’essenza della band, che continua il percorso artistico fondato sulle escursioni strumentali di Jeff Irwin and Anthony Paganelli: mostruose, monolitiche e alienanti, impreziosite da effettistica sperimentale (il simil-piano di “A”) e in costante battaglia con le vocals strazianti e senza speranza di un sempre intenso Grady Avenell – il suo ritorno per i fan dei Will Haven è stato come il ritorno di Jesse Leach per i fan dei Killswitch Engage! “Soul Leach” e “Hermit” sono inesorabili e disperate nell’incedere quasi solenne, mentre “Do You Have A Light” e “The Comet” rappresentano il lato più dinamico della band, filtrando comunque ogni raggio di luce ed evitando ogni accenno di speranza. Il finale di “Pop 14” è epico e suntuoso, e con una ripetizione incessante scaraventa nel nero più assoluto. Come è avvenuto per quasi tutti i nomi dei ’90 tornati recentemente in pista il risultato è ben al di sopra della sufficienza, senza particolari evoluzioni stilistiche o picchi memorabili. Per quanto riguarda i fan storici è bene sottolineare invece come questo attacco di panico in musica manderà sicuramente fuori di testa tutti i fan dei Will Haven.