6.0
- Band: WIND ROSE
- Durata: 00:54:40
- Disponibile dal: 10/06/2022
- Etichetta:
- Napalm Records
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Le opere di J.R.R.Tolkien hanno certamente avuto una forte influenza in campo artistico e musicale e anche in ambito metal si contano a decine i gruppi che hanno tratto ispirazione dal grande scrittore inglese. I Wind Rose si sono concentrati su un aspetto ben preciso legato alla mitologia tolkieniana, ed in particolare sulla razza dei nani, della quale vengono riprese tutte le caratteristiche principali, peraltro ulteriormente enfatizzate anche al grande pubblico a livello cinematografico con la Trilogia de “Lo Hobbit”, dove tutte le avventure vissute dai protagonisti sono in effetti imperniate su vicende legate, appunto, principalmente ai nani.
I Wind Rose vanno oltre però la semplice ispirazione, arrivando, come in una sorta di Commedia dell’Arte, a dare vita a questa cultura immaginaria, quasi si trattasse di qualcosa di reale, interpretando il ruolo di personaggi che danno voce a questo modo di essere e di pensare. La loro musica diventa così ‘dwarven metal’ e a livello di immagine sono anche evidenti i richiami a questa iconografia nanesca. Ebbri di un numero obiettivamente molto importante di visualizzazioni su YouTube (parliamo, ad oggi, di oltre trentatrè milioni) della cover “Diggy Diggy Hole”, ispirata al videogioco Minecraft, e risultando anche tra le band italiane più ascoltate su Spotify, è facile capire come i Wind Rose abbiano deciso di insistere in questa direzione: di fronte a questi numeri, nessuno può aver titolo per biasimare o criticare questa scelta e non saremo certo noi a farlo, tanto più che, da parte nostra, abbiamo assoluto rispetto e considerazione per le qualità della band pisana.
Da un punto di vista prettamente artistico, tuttavia, non possiamo fare a meno di notare come questa situazione abbia indotto il gruppo ad imboccare una strada che, già in occasione della recensione del precedente album, “Wintersaga”, avevamo definito quanto meno impervia: parlando in generale, è fin troppo ovvio come il numero di visualizzazioni non sia direttamente proporzionale (o, almeno non necessariamente) alla grandezza della musica. Ora, i Wind Rose sono certamente bravi e la loro musica è apprezzabile, ma è chiaro che, nell’intento di voler confermare questi numeri, hanno scelto la strada più facile, ovvero quella che ormai sembra essere tutta in discesa, realizzando ciò che il pubblico si aspetta da loro e per cui sono ormai famosi, ovvero un disco di power metal ‘nanesco’. Si potrebbe obiettare che non sarebbero certo i primi a realizzare dischi-fotocopia tutti incentrati su un medesimo filone; questo è certamente vero, ma ci sembra che non siano poi tantissimi i casi in cui una band si focalizzi così fortemente su un campo alquanto ristretto di una mitologia tutta letteraria: i brani, tutti incentrati su cori e inni dei nani, perlopiù di battaglia o legati ad altri aspetti (ad esempio al loro lavoro nelle profondità delle miniere o alle loro ricchezze), finiscono per essere abbastanza simili e assolutamente monotematici. Possiamo dire di ascoltare con piacere, ad esempio, brani di assoluto rispetto come “Fellows Of The Hammer”, “Gates Of Ekrund”, “The Battle Of The Five Armies” o “I Am The Mountain”, ma diventa per contro davvero arduo ascoltare dieci tracce sempre sulle stesse cose per l’ennesima volta, peraltro dopo un disco già di un certo successo come “Wintersaga”: probabilmente, piuttosto che fare un album praticamente uguale, sarebbe stato sufficiente proporre un paio di tracce nuove o eventualmente un EP, piuttosto che l’ennesimo full-length. Magari i Wind Rose replicheranno il loro successo – anzi, sinceramente glielo auguriamo – e magari continueranno a produrre in serie dischi tutti uguali, ma da parte nostra non apprezziamo questa scelta, perchè a nostro avviso finisce per appiattire e standardizzare anche il risultato finale. Non escludiamo che “Warfront” potrà piacere a molti e soprattutto chi ama il power metal potrà trovare spunti di interesse; d’altronde, sia chiaro anche che l’album è stato realizzato in maniera assolutamente professionale e con un’ottima produzione: da parte nostra (parlando a titolo puramente personale), tuttavia, pur amando anche il power metal e le opere di Tolkien, crediamo che sia difficile, proprio per quanto sottolineato poc’anzi, riuscire a far rimanere questo disco nella lista degli ascolti frequenti.