6.5
- Band: WINDS OF PLAGUE
- Durata: 00:37:17
- Disponibile dal: 11/08/2009
- Etichetta: Century Media Records
- Distributore: EMI
Premessa necessaria: i Winds Of Plague saranno “indigeribili” a tutti coloro che trovano inaccettabile la loro estetica (una mistura tra look da mosher e cafonaggine generalizzata) e la loro particolare ricetta musicale, volta a sintetizzare il deathcore che tanto spopola in questo periodo, atmosfere symphonic black metal e l’hardcore new school. Questo limite macroscopico è anche, tuttavia, il miglior pregio dei californiani, permettendo loro di distinguersi dalla massa. Rispetto al precedente “Decimate The Weak” la formazione non ha abbandonato certo il sentiero stilistico, ma dimostra, in questo concept battagliero, di essersi solidificata sui propri caratteri strutturali e distintivi, integrando a meraviglia la parte sinfonica, nelle attraenti sembianze di una Kristen Randall mai così smaniosa di giustificare la propria presenza. Per capirci, immaginate “Progenies of the Great Apocalypse” dei Dimmu Borgir e trasformatela in una canzone metalcore: tutto funziona grazie alle orchestrazioni maestose, al lavoro chitarristico, a breakdown validi e a ganci che vi si piantano subito nel cervello. Anche le parti di batteria, monotone nel passato recente, sembrano essersi rinvigorite nell’ininterrotto ciclo di tour della formazione, arrivando ad essere corpose e precise. I featuring di Jamey Jasta (Hatebreed), Martin Stewart (Terror) e Mitch Lucker (Suicide Silence) regalano infine apprezzati diversivi. I difetti? oltre all’enorme ambizione di unire generi quasi inconciliabili rimane evidente che il growl del muscoloso Johnny Plague è davvero troppo monocorde, e certi arrangiamenti, ad un ascolto ripetuto, sembrano davvero non portare da nessuna parte. Probabilmente i bulli di O.C. avrebbe dovuto passare più tempo in studio, lavorando più a lungo su certe canzoni; questo “The Great Stone War” resta comunque un passo in avanti per una formazione che si sta facendo largo a spallate nell’affollata scena statunitense. Dategli un ascolto se siete di ampie vedute!