WINO – Create Or Die

Pubblicato il 28/10/2025 da
voto
7.5
  • Band: WINO
  • Durata: 00:44:55
  • Disponibile dal: 24/10/2025
  • Etichetta:
  • Ripple Music

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Scott ‘Wino’ Weinrich è un artista poliedrico che non ha certo bisogno di essere presentato ai lettori di questo portale, eppure la sua fama è principalmente confinata ad un glorioso passato nei Saint Vitus, con cui ha registrato quattro album in studio, e ai trascorsi nei The Obsessed (tuttora il suo gruppo principale), formazione attiva dal 1980 che definire seminale è un eufemismo.
È bene ricordare, tuttavia, che Wino è anche uno dei songwriter più autorevoli e considerati non solo nella scena doom metal internazionale, ma anche in altri ambienti ad essa affini, per via delle sue numerose escursioni verso altri stili musicali. La sua voce aspra e il suo modo unico di comporre alla chitarra, sia elettrica che acustica, hanno rivelato a più di una generazione le origini psych e acide del doom a stelle e strisce, nonché il suo legame con l’introspezione cantautorale e autentica di un artista come Townes Van Zandt (di cui il nostro ha registrato un album di cover insieme a Scott Kelly e Steve Von Till).
Tra i numerosi progetti cui ha preso parte, i più celebri sono Shrinebuilder, Spirit Caravan, The Hidden Hand e Place Of Skulls e in ciascuno di questi il Nostro ha inciso, oltre che come cantante e chitarrista, come autore di musiche e testi. Si può dunque affermare che il suo estro solista sia rintracciabile in ognuno dei lavori realizzati con queste formazioni. Esiste, tuttavia una discografia solista a nome Wino, di cui “Create Or Die” costituisce il quarto capitolo, se si escludono i tre album realizzati in collaborazione col musicista tedesco Conny Ochs.

Con “Create Or Die”, dunque, Wino riprende il filo tracciato con  “Forever Gone” del 2020, manifestando un approccio più libero e profondamente umano del suo universo narrativo rispetto ai lavori per cui è più conosciuto, senza mai tralasciare la sua attitudine doom metal. Quest’ultima ricorre nelle sue strutture chitarristiche dallo stile unico e riconoscibile, di cui si è avvertita la mancanza nel lavoro precedente che, per motivi legati all’isolamento pandemico, era quasi totalmente acustico. Le nuove dieci canzoni, in poco meno di quarantacinque minuti, descrivono un microcosmo che oscilla tra introspezione acustica e elettricità strabordante, tra folk, blues e radici profonde che non si piegano, neanche stavolta, a etichette di genere, con il contributo di Jason Taylor, Brian White e Brian Costantino, compagni di band nei The Obsessed, oltre alla figlia Alexandra Weinrich ai cori.
Il nome dell’album nasce da una lettera di un amico che esortava Wino a “creare o morire”, e questa tensione vitale e istintiva si percepisce in ogni solco, anche perché chiunque conosca i trascorsi di Wino può affermare che questa frase potrebbe campeggiare benissimo sul titolo di un film dedicato alla sua vita.
L’apertura con “Anhedonia” introduce immediatamente l’ascoltatore in un’atmosfera cupa, destinata a mutare con la beatlesiana “Never Said Goodbye”, episodio che affronta il dolore della perdita in maniera cruda, senza sentimentalismi. Wino, tuttavia, non resta intrappolato nella disperazione: brani come la potentissima “Hopeful Defiance” e “Noble Man” incarnano un’insistenza quasi dolorosa nel reagire ai drammi della vita, con una resilienza che non cerca trionfi ma è semplicemente una forma di dignità, umana e artistica, che sin dalle origini costella la carriera di di Wino.

La produzione di Franck Marchand, coadiuvata dallo stesso Wino e dal mastering di Alan Douches, è un vero capolavoro di autenticità. Gli spazi sonori sono riempiti e svuotati a regola d’arte, gli incastri sono perfetti, e l’equilibro fra l’intimità della sala prove e l’essenza roboante dello spettacolo dal vivo si regge costantemente su un filo ben teso.
Chitarre pulite e aperte si alternano a riff più densi, che ricordano molto la semplicità strutturale dei primi brani dei The Obsessed (ascoltando “Anhedonia” e “Carolina Fox”, giusto per citarne un paio, vengono in mente i classici “Forever Midnight” e “Tombstone Highway”), mentre il calore analogico della registrazione permea ogni passaggio, donando all’album un timbro vivo e autentico, riflesso di un’esecuzione, come sempre, precisa, spontanea e ‘live’.
Tra le altre tracce, spiccano “New Terms”, con il suo ritmo bodhrán irlandese e la partecipazione dei componenti del gruppo We Banjo Three e “Bury Me in Texas” dai ricami country. Notevole “Us or Them”, che ruggisce con la ferocia galoppante di una jam di Neil Young e i Crazy Horse, mentre “Cold Or Wrong” e i reverberi atmosferici di “Lost Souls Fly” – forse eccessivamente lunga e ripetitiva – chiudono il tutto con toni profetici e visionari, coronando l’opera con la voce vissuta di Wino che appare, al contempo, solenne e confortante, raccogliendo, quasi, nel timbro e nell’attitudine, l’eredità di Lemmy Kilmister.

“Create Or Die” è una raccolta di brani eterogenei e slegati tra loro che sbeffeggia i confini fra i generi come un disco degli anni Settanta, bilanciando con disinvoltura l’energia del rock e del doom con l’anima del folk e del blues americano. La qualità di ogni brano è alta, ma nessuna canzone è indimenticabile, il vero capolavoro del disco è quella sensazione aleggiante di autentica anarchia e senso di assoluta libertà creativa, perfettamente sintetizzata dal titolo.
“Create Or Die” è un album grondante di storie di vita on the road, di momenti più intimi, quasi da notturno, e di riff devastanti con cui Wino ci ha abituati in passato, pregno di un’autenticità e una forza artistica senza compromesso alcuno, come sempre. Wino, insomma, ci tiene a dimostrare ancora una volta che, per un vero artista come lui, creare è l’unica alternativa.

TRACKLIST

  1. Anhedonia
  2. New Terms
  3. Carolina Fox
  4. Never Said Goodbye
  5. Hopeful Defiance
  6. Us or Them
  7. Cold or Wrong
  8. Lost Souls Fly
  9. Bury Me in Texas
  10. Noble Man
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