6.5
- Band: WINTERAGE
- Durata: 00:48:36
- Disponibile dal: 07/07/2023
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Dopo un secondo album solo a tratti convincente, i liguri Winterage tornano con un disco che punta a fissare in modo chiaro e netto la loro proposta musicale: un power metal molto sinfonico, dai tratti teatrali (più ‘da musical’ che operistici), dall’andamento narrativo e – finalmente – forte di un sound potente e altisonante. Come la stessa band dichiara, in questo “Nekyia” i riferimenti non sono soltanto il power sinfonico più classico (quello del magistero dei Rhapsody) e la musica colta, ma stavolta si attinge anche da colonne musicali cinematografiche e da progetti come i Two Steps From Hell. Il risultato è evidente sin dai primi brani del lotto, “Simurgh The Firebird” e “The Cult Of Hecate” (e anche in “Metamorphosis, A Macabre Ritual”, probabilmente la canzone migliore del disco), che puntano a immergere l’ascoltatore in un mondo epico quasi visivo e filmico, con interessanti arrangiamenti dove le ricchissime partiture orchestrali dialogano in modo efficace con le chitarre e una sezione ritmica piuttosto granitica. Da questi brani – e anche da episodi come “Numen” e “Dark Enchantment” – è evidente quanto le ispirazioni siano più varie (e infatti più che ai Rhapsody Of Fire viene da pensare ai progetti solisti di Luca Turilli), e dunque il risultato sicuramente molto meno piatto rispetto ai lavori precedenti della band. Quello che manca è forse il guizzo di personalità, al netto di un vocalist come Daniele Barbarossa che (può o piacere o meno) propone un cantato operistico e drammaturgico molto diverso dalle solite voci a cui questo genere ha abituato. Gabriele Boschi è un compositore capacissimo e bravo, il resto della band risulta impeccabile, ma purtroppo è difficile non restare piuttosto tiepidi nell’ascolto dell’album. L’alta qualità è senz’altro gratificante, ma non si raggiunge mai un apice sonoro concretamente in grado di coinvolgere l’ascoltatore, non ci sono mai momenti memorabili o quantomeno di rottura con un pattern musicale che, chi ascolta power, conosce fin troppo bene.
A ogni modo, “Nekyia” è un disco che sa essere variegato (sempre nel recinto del genere di appartenenza), e non contiene brani davvero insufficienti (forse soltanto “La Fonte D’Essenza” rischia di risultare stucchevole). Si ascolta con piacere anche se senza sussulti positivi, ma specialmente lascia presagire una strada luminosa per i genovesi. Con questo terzo disco sono state gettate le basi per costruire un percorso musicale senza dubbio di rilievo nel panorama metal – non solo italiano. Sarà forse necessario osare di più, o forse ‘indovinare’ qualche brano che possa permanere nel tempo: e gli attuali Winterage danno la sensazione di poterlo fare.