7.5
- Band: WINTERFYLLETH
- Durata: 00:56:33
- Disponibile dal: 07/10/2014
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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“The Divination Of Antiquity” è esattamente quello che abbiamo sempre voluto ascoltare dai Winterfylleth, ma abbiamo dovuto attendere il loro quarto full length album: quando oramai onestamente avevamo bollato i Nostri come un gruppo discreto ma nulla di più, ecco finalmente un album maturo e completo. Il black metal della band albionica ha sempre avuto delle tinte evocative, ma non sono mai state così coinvolgenti come su questo nuovo album. Il gruppo non ha cambiato il proprio stile, è semplicemente più ispirato rispetto alle altre volte e ha avuto più cura nel saper costruire i brani, rendendoli stavolta incisivi e ben inquadrati dietro ad un disegno lineare. Non è un caso che questa release esca proprio in ottobre perché la parola Winterfylleth in inglese antico significa proprio ottobre… il mese autunnale stavolta ha portato bene al gruppo di Manchester! I brani presentano sempre un minutaggio impegnativo, vizio che la band non è riuscita ancora a togliersi di dosso, ma fortunatamente stavolta la scelta non penalizza il risultato finale. Indubbiamente “The Divination Of Antiquity” è il miglior album della carriera degli inglesi, qui troverete tutti gli elementi che hanno fatto grande un genere come il black metal, in particolar modo quello capace di evocare grandi visioni e sentimenti, meno votato alla violenza fine a se stessa, bensì più introspettivo. Certamente all’ispirazione dei Winterfylleth hanno dato in questi anni una grossa mano gli Emperor, ma probabilmente non è un’eresia sostenere che anche i Primordial abbiano ispirato la loro musica. Va dato merito ai Winterfylleth di aver perseverato nella loro idea di black metal, non desistendo nemmeno davanti a risultati non entusiasmanti. Solo in questo modo dopo tanti anni è possibile ancora dire qualcosa di importante, grazie alla caparbietà ed alla serietà che i Nostri sembrano decisamente possedere. “A Careworn Heart” è un brano davvero intenso e molto suggestivo, ma sin dall’opener stavolta si capisce che il gruppo ha cambiato finalmente registro. Non mancano nemmeno su questo full length i brani acustici, un po’ in stile primi Ulver, in cui i Winterfylleth si sono sempre dimostrati molto convincenti, ma non crediate che il gruppo in questione sia senza mordente, perché brani del calibro di “Foundations Of Ash” mostrano di che pasta sia fatta questa band. Un plauso va proprio fatto ai Winterfylleth che dopo vari tentativi sono finalmente riusciti a migliorarsi e mettere a segno un colpo notevole. Band che stavolta va assolutamente premiata.