6.5
- Band: WINTERSTORM
- Durata: 00:50:56
- Disponibile dal: 14/07/2023
- Etichetta:
- AFM Records
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“Everfrost” è il quinto lavoro in studio per i teutonici Winterstorm, a ben sette anni di distanza dal predecessore “Cube Of Infinity”, e sin dal primo ascolto si possono notare alcune piccola novità: una è la presenza confermata del chitarrista Jochen Windisch, che nel 2021 ha sostituito l’uscente Tobi Loden; l’altra è relativa alla riuscita dei brani, dato che per lo più i cinque musicisti continuano nel solco tracciato nel passato anche con questo ultimo disco, riproponendo ancora una volta il loro mix tra musiche nordiche e vichinghe, passaggi di tastiera arabeggianti e mistici e il classico power metal. Tuttavia, ed è questo il cambiamento, molti pezzi risultano anche più votati all’hard rock, con sonorità statunitensi rispetto al folk che aveva intriso i quattro dischi precedenti.
Dopo un’introduzione narrata, i ritmi partono subito alla grande e il palcoscenico se lo prende la batteria/metronomo di Jonas Hack, coadiuvato nella parte ritmica dal basso di Peter Cerveny. Peccato però che l’enfasi di molte canzoni venga appiattito sia dalla voce di Alexander Schirmer, sia dall’uso massiccio di cori, come in “To The End Of All Known” e nella conclusiva “Silence”, dove ad ogni strofa risponde un gruppo di voci, trasformando il risultato in odi da taverna.
Come anticipato, in questo “Everfrost” è decisamente marcata la virata verso atmosfere più simili ai Circle II Circle, Saxon e Rage, come in “Circle Of Greed” e “Crusade”. Notiamo quindi che molte partiture sono incentrate sul binomio riff-assoli dei due chitarristi Michael Liewald e del già citato Jochen Windisch, che ora si spostano su lidi più maideniani (come in “Future Times”) ora su passaggi più vicini alla maniera degli ultimi Rage (ben udibili in “Fate Of The Atlanteas”). Continuando nell’ascolto e nell’analisi, possiamo sentire come il pezzo più articolato, nonché quello che dà il titolo a questo ultimo lavoro dei Winterstom, si faccia apprezzare per i continui cambi di ritmo e di melodia, mentre, tra i momenti degni di sottolineatura, in “The Phoenix Died (Remember)” duetta con il cantante Alexander la soprano finlandese Elina Siirala, ora nelle file dei Leaves’ Eyes.
Nonostante buoni accorgimenti e un suono più ruvido e meno folkeggiante, questo “Everfrost” pare mancare a tratti di canzoni mature, vuoi per alcuni suoni campionati e non amalgamati con il filone scelto (l’incipit alla “Pirati dei Caraibi” che non trova poi riscontro nel prosieguo), vuoi per un certo appiattimento costante nelle tracce, da cui si salva giusto la title track.