6.5
- Band: WINTERSUN
- Durata: 00:41:00
- Disponibile dal: 19/10/2012
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Un parto decisamente faticoso, quello che ha portato alla nascita del secondo album in studio dei Wintersun, con un lavoro iniziato nel 2006, ripreso nel 2007 con la pubblicazione originariamente prevista per il 2008 ed ancora rimandata al 2010. La Nuclear Blast tenta di utilizzare questo immane ritardo a proprio vantaggio, creando un hype incredibile basato sull’attesa di questo “evento”, per un disco che è stato pubblicizzato da più parti come “uno dei migliori dischi usciti dalla Finlandia” ed ancora come “la colonna sonora ideale per il Signore Degli Anelli”. A questo punto, cotti a puntino ed autoconvinti che oggettivamente abbiamo passato gli ultimi otto anni della nostra vita ad aspettare “TIME I”, ci apprestiamo ad ascoltare il disco carichi di un’aspettativa che rischierà di inficiare la nostra oggettività. La produzione si assesta su livelli davvero eccelsi, con suoni che ci avvolgono e ci entrano dentro come e meglio di una colonna sonora cinematografica, facendoci ritrovare letteralmente cullati e “circondati” dalla prima traccia, una bella “When Time Fades Away”, totalmente strumentale, in cui gli archi iniziali vengono ben presto raggiunti da chiare e splendide influenze nipponiche, chitarre folk e percussioni che donano un tocco di pacata epicità. Il brano non ha una vera e propria struttura, ma si evolve in un crescendo rossiniano che sfocerà direttamente e naturalmente nel secondo brano intitolato “Sons Of Winter And Stars”. Con la seconda traccia (suddivisa in quattro episodi) abbiamo la prima aggressione metal, con la batteria di Kai Hahto quasi costantemente in doppia cassa e cori epici sui quali si staglia la voce di Jari Mäenpää, il quale si destreggia con maestria tra un cantato estremo e vocalità pulite che in più di un’occasione non possono non ricordare il Falaschi degli Angra più aggressivi. A dominare anche questo episodio sono le orchestrazioni magniloquenti, la corale epicità ed il mood cinematografico. Chi vi scrive potrebbe proseguire sviscerando ogni traccia, se non fosse che dopo i primi due brani avrete già una visione globale di questo lavoro, aiutati (anche) dai temi spesso ripetuti (seppur riarrangiati) nei diversi capitoli di questo controverso lavoro, come nella migliore tradizione progressive settantiana. Quello che lascia l’amaro in bocca, in questo pur interessante disco, è la mancanza oggettiva di una struttura riconoscibile nei brani, la mancanza di un endoscheletro a sorreggere il tutto, donandogli una qualsivoglia forma. Ogni pezzo composto ed arrangiato dal mastermind, ex Ensiferum, risulta essere una sorta di anonimo “mantello” musicale, che ci avvolge, ci riscalda, ma non ci rende complici e partecipi di qualcosa di unico. Il tutto sembra così focalizzato sul creare un’atmosfera fiabesca, epica, che sembra quasi mettere in secondo piano il resto, come un obiettivo che mette a fuoco solo un particolare, rendendo il tutto incompleto e sfocato. Come avrete capito, crea sentimenti contrastanti questo prodotto (in cui la Nuclear Blast deve davvero credere moltissimo, basti vedere i mille formati in cui è venduto): da un lato il nostro spirito guerriero è continuamente sollecitato dall’epicità degli arrangiamenti, dall’altro il nostro Io più pragmatico si rende conto che, in fondo, vi è molto più fumo che arrosto. Vorremmo anche fungere da cassa di risonanza per un commento letto più volte in rete ed assolutamente azzeccato: questo disco sembra il promo per “Time II”. Non ve l’avevamo detto? Otto anni per scrivere solo la prima parte di un progetto che verrà completato con un secondo CD che, allo stato attuale, è ancora in fase di lavorazione. Un’enorme, splendida, epica intro di 41 minuti, spruzzata di folk ed extreme power metal.