8.0
- Band: WITCHCRAFT
- Durata: 00:51:05
- Disponibile dal: 21/09/2012
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Sono passati ben cinque anni da “The Alchemist”, ultimo lavoro degli Witchcraft, combo svedese noto per la sua indovinata miscela di hard rock dalle tinte psichedeliche e dalle divagazioni doom. Tempo ben speso, diremmo, visto che il lavoro in questione è di quelli decisamente entusiasmanti, formato com’è da canzoni ispirate sempre al classico mood settantiano di cui i Nostri sono amanti. Fin dalle prime note di “Deconstruction”, canzone d’apertura, apprezzerete subito la produzione, al solito molto retrò e dai toni leggermente ruvidi, per consentire all’elettricità degli svedesi di suonare allo stesso tempo moderna ma anche decisamente vecchio stile. Miscelando parti più calme ad altre più marcatamente rock, con le chitarre a decidere quando è il caso di suscitare emozione e quando invece movimentare la scena, gli Witchcraft hanno la loro marcia in più nell’estensione vocale del leader Magnus Pelander, giovane rocker innamorato dei Led Zeppelin. E quindi ecco la radice delle cavalcate rock, piene di atmosfere in barba agli schemi più abusati. Il rock dei cinque infatti non è mai di quelli invasivi e abrasivi. Le canzoni di “Legend” sono amabili scorribande in sentieri calmi e tranquilli, con la giusta dose di elettricità e un amore per la melodia – specie negli arrangiamenti – che rende la loro proposta mai escludente ma sempre coinvolgente. Alcuni esempi di questo tipo di brani, su una scaletta ottima in qualità dall’inizio alla fine, sono ad esempio “Flag Of Hate”, dove i ritmi scendono, mentre nella seguente “It’s Not Because Of You” siamo di fronte alla hit, al brano biglietto da visita, quello che accenderà la platea visto il bel riffage e il trascinante coro, con il solito Pelander protagonista. Menzione poi per la lenta e doomish “White Light Suicide”, dove nella seconda parte i riff si fanno più pesanti e avvolgenti, rallentando le ritmiche e permettendo a Pelander di allungare le sue tonalità; una traccia e dalla quale si passa senza avvertire alcuna sensazione di stravolgimento alla raffinata “An Alternative To Freedom”, a tratti una poesia narrata e musicata. Ci sono poi brani più diretti come “Democracy”, quando l’elettricità a tratti si fa puro vigore. Nel finale, quindi, due composizioni dal minutaggio lungo, dove gli Witchcraft provano a dipanare il loro amore per la narrazione musicata: prima nei quasi sette minuti della magnifica “Dystopia” e poi nella conclusiva “Dead End”, summa delle loro abilità e varietà stilistiche. “Legend” ci ha convinti più del già ottimo “The Alchemist”, restituendoci dopo cinque anni un gruppo in ottima forma. Un’attesa lunga ma ampiamente ripagata.