7.5
- Band: WITCHCRAFT
- Durata: 01:09:46
- Disponibile dal: 15/01/2016
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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A poco più di tre anni di distanza dalla pubblicazione dell’ottimo “Legend”, l’affascinante creatura ideata da Magnus Pelander colpisce il quinto bersaglio consecutivo per merito di un’opera ispirata, complessa e ricca di sfaccettature. Il protagonista principale di questa avventura si è ritrovato ad affrontare una sfida al limite dell’impossibile, che per molti suoi colleghi ha rappresentato un inevitabile epitaffio artistico: ripartire completamente da capo con una formazione nuova di zecca. Il bassista Ola Henriksson ed il batterista Fredrik Jansson non fanno più parte della squadra, rispettivamente sostituiti dai competenti Tobias Anger e Rage Widerberg; ma l’assenza più pesante nel progetto è sicuramente legata alla dipartita del chitarrista, nonché suo partner storico dagli esordi, John Hoyles. Pelander si assume dunque il gravoso onere di occuparsi di tutte le parti di chitarra, svolgendo un lavoro in gran parte certosino ed ispirato anche se, a tratti, lievemente scalfito da un’eccessiva verbosità strumentale. Tale logorrea dialogica emerge in tutta la sua autorevole imponenza dalle lunghe, avvolgenti e tormentate suite che corrispondono al nome di “Nucleus” e “Breakdown”: se limate di qualche minuto, entrambe avrebbero beneficiato di una fluidità narrativa più efficace, virtù che avrebbe donato loro una maggior consistenza e fruibilità. Ma dalla copertina di “Nucleus” è facile intuire che, il Líder Máximo si sia ritrovato solo dinnanzi ad un ampio foglio bianco sul quale sfumare pazientemente un quantitativo illimitato di chiaroscuri. Questa complessa tecnica pittorica viene traslata efficacemente in musica, quando il protagonista riesce nell’intento di ottimizzare le proprie idee all’interno di un minutaggio ragionevole. Il caleidoscopico hard rock pervaso da una surreale atmosfera freak rende “The Outcast” un gioiellino, che non avrebbe sfigurato affatto nel celebre “IV” dei Led Zeppelin. Colpisce nel segno anche la breve e singhiozzante sincope dettata dal groove ‘sabbathiano’ di “Theory Of Consequence”, così come rasenta l’eccellenza il mastodontico groove scandito dall’elefantiaca “Malstroem”. La multiforme “An Exorcism Of Doubts” scolpisce con cura certosina un ottovolante emozionale di rara bellezza, meritevole di catapultarci in una drammatica e visionaria dimensione artistica cesellata ad hoc dai rinnovati Witchcraft.