9.0
- Band: WITCHFINDER GENERAL
- Durata: 00:36:17
- Disponibile dal: 01/03/1983
- Etichetta:
- Heavy Metal Records
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Il sottobosco britannico dei primi anni ‘80 ha prodotto alcuni dischi riconosciuti come fondamentali da molti artisti che hanno iniziato ad affacciarsi sulla scena metal appena qualche anno dopo: la prima volta che abbiamo letto il nome Witchfinder General è stato infatti tra i ringraziamenti inseriti dai Cathedral di Lee Dorrian sul demo – poi ristampato come mini-album – “In Memorium”, solo uno tra gli onori tributati alla semi-sconosciuta band di Stourbridge.
Tra i diversi artisti ‘di culto’ dell’underground inglese, la formazione capitanata da Zeeb Parkes e Phil Cope è sicuramente la più importante – insieme agli Angel Witch – almeno nell’ambito di quella porzione di NWOBHM più vicina al doom; infatti – pur ricordando due gemme oscure quali “Give ‘Em Hell” dei Wytchfinde (1980) e l’omonimo debutto dei Cloven Hoof (1984) – il contributo dei quattro cacciatori di streghe è da ritenersi più incisivo, sia in fatto di musica che a livello di immaginario estetico.
E partiamo proprio da quest’ultimo: il nome scelto è un omaggio all’omonimo film di Micheal Reeves, con per protagonista il mito del cinema horror Vincent Price nei panni di un inquisitore senza scrupoli che porta il terrore nelle campagne inglesi di metà 1600.
Sebbene non si tratti certo di un capolavoro, la pellicola è diventata presto un cult del cinema di genere, e stampata sulle t-shirt – sotto il logo della band – troviamo proprio la silhouette di Price nelle vesti dello spietato Matthew Hopkins (usata poi anche come copertina per la ristampa congiunta del debutto “Death Penalty” e del nostro “Friends Of Hell”).
Per l’artwork originale di entrambi i full-length i ragazzi recuperano l’aura della pellicola del 1968 (che si inserisce in una lunga tradizione che affonda le proprie radici nel romanzo gotico) apparendo in costume seicentesco tra chiese e cimiteri, spostando però l’attenzione sull’aspetto sexy del rapporto di potere che l’inquisitore esercita sulle giovani malcapitate accusate di stregoneria… qui prontamente immortalate seminude e in pose ammiccanti tra le tombe.
In ogni caso i Witchfinder General non sono certamente fini intellettuali, e i loro testi spaziano tra l’horror dalle tinte gotiche di cui sopra, la classica triade ‘sesso, droga e rock’n’roll’, violenza e tematiche più personali ed introspettive; proprio un certo grado di maturazione è quello che può differenziare “Friends Of Hell” dal debutto uscito l’anno precedente, laddove musicalmente i due dischi sono simili e qualitativamente ottimi entrambi.
Le coordinate stilistiche sono inequivocabilmente quelle dei Black Sabbath degli anni ‘70, e anche le prime uscite di Ozzy Osbourne da solista sembrano aver avuto un certo peso sul songwriting, ma nonostante l’influenza dei giganti di Birmingham il quartetto dimostra grinta, personalità, freschezza e un piglio trascinante che non fanno prigionieri.
La doppietta iniziale mette subito in chiaro le cose: questi ragazzi suonano un heavy metal roccioso con riffoni e assoli che odorano di anni ‘70, e se l’opener “Love On Smack” è probabilmente tra i pezzi più sabbathiani del disco, la successiva ”Last Chance” parte in modo sulfureo per lasciare presto spazio ad un incedere duro ed implacabile.
La coppia Zeeb Parker (voce) e Phil Cope (chitarra) lavora benissimo in fase di songwriting e il risultato sono canzoni veloci, taglienti ma con una linea melodica efficacissima.
“Music” è un brano più semplice ed orecchiabile che mette in evidenza la sezione ritmica, e – nonostante un testo al limite del banale e il ritornello ripetuto quasi allo sfinimento – funziona comunque bene. Si tratta in ogni caso del brano più debole, soprattutto se confrontato con quel capolavoro assoluto che è la title-track, il cuore pulsante del disco: il crescendo semi-acustico iniziale, messo in evidenza dalle linee vocali acide di Parker sfocia prima in un assolo e poi in una cavalcata heavy metal che non ha nulla da invidiare ai classici di band coeve ben più blasonate.
É il pezzo più complesso ed iconico, che mette in evidenza tutte le caratteristiche migliori della band: fraseggi gotici, rallentamenti oscuri, velocità e la capacità di catturare l’ascoltatore nella frenesia del sabba. I Witchfinder General picchiano duro (per l’epoca) e nonostante la produzione decisamente scarna riescono ad edificare un bel muro di suono, che si fa ancora più aggressivo nella seguente “Requiem For Youth”, pesante e veloce: Parker – come il Madman – non è un virtuoso del canto (sebbene sia dotato di una buona estensione) ma il suo stile è crudo ed incisivo e le sue linee melodiche tanto semplici quanto irresistibili.
I ritmi rallentano con “Shadowed Images”, heavy rock che sa tanto di blues, ma è la seguente “I Lost You” sulla quale vogliamo soffermarci un attimo in quanto ‘outsider’: breve ballata acustica, è una canzone malinconica e disperata, che ci mostra un lato più intimo della formazione.
Questione di una manciata di minuti, poi l’heavy-doom torna prepotente, se possibile anche più duro di prima: “Quietus Reprise” è un’altra lunga perla indiscussa di riff oscuri, che dimostra – una volta di più – creatività di soluzioni e l’abilità di costruire senza sforzo brani che lasciano il segno.
“Friends Of Hell” è un gioiello dell’underground inglese, che a ben quarant’anni dalla sua uscita non ha perso smalto né potenza, di quelli che ti fanno fare headbanging e cantare a squarciagola.
Purtroppo dopo questa release i Witchfinder General finiranno per perdersi, e l’esperimento-reunion di qualche anno fa, con una line-up rimaneggiata e che esclude lo storico cantante, ha avuto vita brevissima.
Ci restano due dischi grandiosi (più una manciata di uscite, tra EP, singoli e una registrazione dal vivo) che vi invitiamo a riscoprire, perché il mix di heavy metal vulcanico e doom sulfureo che contengono ha un grado di bilanciamento talmente perfetto da aver trovato ben pochi eredi.