6.5
- Band: WITCHUNTER
- Durata: 00:43:25
- Disponibile dal: 17/09/2010
- Etichetta:
- My Graveyard Productions
- Distributore: Masterpiece
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Sono in quattro, abruzzesi di Martinsicuro (TE), e a colazione mangiano cereali di puro acciaio. Già questo basterebbe per trasmettervi tutte le informazioni necessarie all’ascolto di “Crystal Demons”, nuovo LP (si diceva così una volta, vero?) dei Witchunter che segue lo split coi Witchcurse pubblicato all’inizio di quest’anno per Heavy Force Records. L’atmosfera che si respira è quella della NWOBHM, senza se e senza ma, a volte tendente un po’ di più allo speed, altre volte più al power primevo, ma senza mai diventare happy metal e senza perdere l’aura delle prime storiche band della terra d’Albione. Nove pezzi più intro, ma una volta tanto non inutile ma evocativa e dal bell’arpeggio di chitarra “Shadow Of The Night”, che rispolverano praticamente in toto le melodie, i ritmi, gli umori e tutta l’energia dell’heavy metal originario, non aggiungendo quasi nulla di nuovo o in qualche modo originale, ma con una carica e una sfrontata ingenuità metallica che si fa apprezzare e ravviva anche gli spunti più stereotipati dell’album. Non è sicuramente tempo di gridare al miracolo, e qualche critica è legittima e dovuta, soprattutto al rendimento del singer Steve Di Leo sulle parti più acute e sull’eccessiva premimenza delle vocals sul resto degli strumenti, ma voi che vi cingete con pelle borchiata e jeans dalle mille toppe, non resterete di sicuro delusi dalla grinta, passione e competenza che i Witchunter dispiegano in questi quarantatre minuti. Per dovere di cronaca segnaliamo il retrogusto Motörhead della parte centrale di “Ready Tonight” e il puzzo sulfureo che esala da “The Breath Of Satan”, per chi scrive momento topico del disco grazie ad un pizzico di personalità, a melodie orientaleggianti e piccole discontinuità compositive rispetto al resto del materiale proposto. Si chiude con “Hellbound”, dal repertorio Tygers Of Pan Tang, tributo ben suonato che interesserà forse più chi la suona piuttosto che gli ascoltatori, e per giunta non resa in modo ottimale dalla voce. Non il finale migliore per un disco che comunque non vi annoierà. Prendiamolo come primo passo di una band che si piazza bene ai punti, ma che se vuole realmente distinguersi dalla massa deve lavorare ancora. Forza e coraggio, che siamo sulla buona strada.