7.0
- Band: WITCHUNTER
- Durata: 00:42:46
- Disponibile dal: 18/11/2022
- Etichetta:
- Dying Victims Productions
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Sono passati ben sei anni da “Back On The Hunt”, il secondo album degli abruzzesi Witchunter, e, sebbene la band nel mentre abbia pubblicato anche uno split con i Blackevil, tocca a “Metal Dream” tagliare il traguardo del fatidico terzo full-length, quello che di solito è chiamato a sancire la definitiva crescita artistica di una band. I Witchunter non sono dei novellini e possono già vantare quindici anni di carriera, ma il loro amore per l’epoca d’oro dell’heavy metal è rimasto immutato: “Metal Dream” prosegue sulla strada imboccata dal suo predecessore, mettendo in scena un altro omaggio alla tradizione del metallo della prima metà degli anni Ottanta. Nella precedente recensione abbiamo fatto diversi nomi: Exciter, Raven, Angel Witch, Mercyful Fate, Thin Lizzy… In questa occasione ne aggiungiamo altri, che sono comunque perfettamente coerenti con il percorso dei Witchunter. E’ impossibile, ad esempio, non ascoltare la title-track senza che la mente vada subito ai primi due storici album degli Iron Maiden; allo stesso modo, brani come “Black Horror” o “Devil Preacher” ci riportano ad altri esponenti di spicco della N.W.O.B.H.M., dai Jaguar ai Tygers Of Pan Tang. Decisamente riuscito anche l’esperimento di “Space Ritual”, brano strumentale che si contraddistingue per un taglio hard/prog decisamente sfizioso: immaginate un classico strumentale dei Maiden a là “Transylvania”, ma suonato per l’occasione dagli Uriah Heep. Non possiamo chiudere, infine, senza citare l’ultima canzone, “Hold Back The Flame”, il cui incedere epico chiama in causa anche i primi Manowar. “Metal Dream”, insomma, consolida quanto abbiamo già detto per il secondo album della band: anche in questo caso abbiamo a che fare con una proposta nostalgica, che certamente non propone niente di innovativo, ma lo fa con evidente dedizione e passione. Al netto di qualche piccola ingenuità quando la sensazione di déjà-vu si fa troppo evidente, “Metal Dream” segna comunque un passo avanti nella crescita dei Witchunter, che non faticheranno a trovare il favore della frangia più conservatrice del pubblico.