8.5
- Band: WITHERFALL
- Durata: 00:47:00
- Disponibile dal: 10/02/2017
Spotify:
Apple Music:
Le storie più belle sono quelle che iniziano con una birra, specialmente quando si parla di musica. Ed è così che un giorno Jake Dreyer (chitarra) e Joseph Michael (voce), entrambi ex White Wizzard, si ritrovano insieme a Adam Sagan (batteria) dei Circle II Circle per una serata tra amici. Nasce un’idea di una band che permetta a ognuno di esprimere qualcosa e approfondire più generalmente i rispettivi generi preferiti. Tempo un anno e i neonati Witherfall, reclutato al basso Anthony Crawford, cominciano a registrare materiale. Sagan, purtroppo, malato di tumore, lascia questo mondo a fine 2016, senza vedere pubblicato il suo canto del cigno: “Nocturnes and Requiems”. Questo disco è nato così, con tre amici che semplicemente esprimevano la loro passione per heavy, power e progressive metal, e forse è proprio per questo che si dimostra essere un album bellissimo sotto tutti gli aspetti, dal songwriting complicato e mai banale alle trovate vocali di Michael, dai riff all’indiavolata sezione ritmica. Era da parecchio che mancavano canzoni lunghe e complesse in questo ambiente: l’album si apre sulle note di “Portrait” e non si ferma per 47 minuti, sciorinando riff a pioggia e assoli neoclassici contrapposti a parti durissime al limite del thrash metal, fino a dei bellissimi stacchi acustici che impreziosiscono ogni pezzo. Jake Dreyer mostra il lato che con i White Wizzard non ha mai potuto esprimere: quello di chitarrista eclettico e virtuoso, ma senza esagerare nei neoclassicismi alla Malmsteen e mantenendo sempre un mood oscuro e malinconico; così come la prova vocale superlativa di Michael che, tra screaming, acuti, cleaning e parti narrate, raggiunge livelli di cupezza e tecnica che non si sentivano da parecchio. Prendete soltanto “Sacrifice” e “End of Time” per farvi un’idea: due canzoni lunghe, complesse, quasi ostili verso l’ascoltatore; probabilmente così composte perché espressione di un semplice desiderio personale. In particolare, la seconda è il pezzo migliore di questo disco, con un ritornello che ci si stampa in testa e una alternanza di velocità e tocchi di piatti che lasceranno soddisfatto qualunque fan di heavy, power e prog. Pure Crawford, che non è udibile spessissimo, ci mette del suo nel suonare ritmiche di basso complesse e mai banali, riuscendo così a non perdersi di fronte a tre musicisti al massimo della loro creatività come i sopracitati. In “Nocturnes and Requiems” tutto funziona: dagli stacchi acustici di “What We Are Dying Fo”‘ fino alla conclusiva “Nobody Sleeps Here…”; tutti pezzi che alternano saggiamente distorsioni, chitarre acustiche, voce in falsetto e pulita, acuti e torni più bassi, in un modo che sicuramente può ricordare gli Iced Earth con Tim Owens alla voce o, senza esagerare, i primissimi Nevermore e le loro sperimentazioni in ambito progressive metal, per abbracciare persino i Savatage dell’epoca Zack Stevens. Dispiace davvero che Adam Sagan non sia qui e non possa leggere le recensioni positive che stanno piovendo da ovunque su questo disco: “Nocturnes and Requiems” è un album impressionante, dove power e progressive metal si fondono come non succedeva da anni. È un disco che suona malinconico e oscuro nel mood in cui è stato concepito, è un esercizio di stile ma tecnicamente fresco e innovativo. I Witherfall firmano il testamento di un grande batterista e speriamo un nuovo inizio per un genere che per troppo tempo ha perso la bussola dell’oscurità in favore di trovate più allegre e scanzonate.