8.5
- Band: WITHERFALL
- Durata: 00:54:54
- Disponibile dal: 31/05/2024
- Etichetta:
- DeathWave Records
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Esistono realtà musicali in grado di risultare quasi incapaci di immettere sul mercato produzioni di livello inferiore all’eccellenza, e questo per via di un connubio ottimale tra capacità esecutiva ed estro compositivo, con in più una sorta di innato talento nel valicare i confini del genere proposto, senza però snaturarlo in alcun modo. Diciamo questo perché, se si parla dei californiani Witherfall, è innegabile che si tratti forse della formazione che, più di tutte, è riuscita a rimanere coerente con la propria natura classic metal, trascendendo però il genere stesso e portandolo con sé su un piano tanto elevato di raffinatezza e ricchezza musicale.
Ricordiamo che ad ogni loro album corrisponde un colore rappresentativo delle emozioni evocate, e per il quarto full-length ufficiale è stato scelto il viola, mettendo da subito in chiaro le atmosfere oscure che permeano ogni singola composizione, anche se il dettaglio che ci colpisce maggiormente è un altro: per la prima volta, la band chiude i rapporti con Century Media Records, per mettersi in proprio con un’etichetta fondata da loro stessi, di modo da non dover sottostare ad alcuna pressione esterna a loro stessi.
Per quanto riguarda il comparto musicale, la base di partenza è pur sempre a cavallo tra l’heavy, il power e il doom, con un fortissimo carattere progressive, ma notiamo che in questa sede, ancora più che in passato, ogni potenziale arricchimento è stato incluso nella formula: non si lesina su inserti di ispirazione anni ’70, rimandi al metal estremo e al thrash, derive al limite del gotico e fraseggi chitarristici dal retrogusto neoclassico e fortemente basato sull’utilizzo delle scale modali, eseguite con suono pulito e distorto. Il tutto proposto ed enfatizzato con cura e tecnica maniacale da un combo preparato e poliedrico, anche e soprattutto per quel che riguarda la voce multicolore e le figure di batteria.
Davvero difficile infatti dare una definizione esatta alla proposta dei Witherfall, ma a ben pensarci anche questo è uno degli indiscutibili punti di forza del chitarrista e fondatore Jake Dreyer, nonché del suo socio e cantante Joseph Michael, i quali incarnano alla perfezione la definizione del duo in perfetta simbiosi, la cui volontà è l’unica cosa che conta al momento di comporre un nuovo album, e il risultato è qui da analizzare: sette pezzi completi e tre intermezzi dove a spiccare è proprio la moltitudine di elementi musicali ed emozionali, che trovano realizzazione inizialmente in maniera violenta e collerica, grazie alla opener “They Will Let You Down”, per poi deviare su una sorta di tetra malinconia con “Where Do I Begin?”, che nei minuti finali comunque non manca di mostrare i denti.
La fase più sanguinaria giunge tuttavia con il singolo “Insidious”, che coi suoi inserti al limite del black/death metal trasporta tutto in una dimensione brutale ed ossessiva, in grado di rallentare al momento opportuno per poi esplodere nuovamente, come una stanza infestata che diviene buia prima di irradiare ancora una volta di malignità e ansia; il tutto impreziosito da un assolo di chitarra che ci riporta alla mente i fasti di gente come Yngwie Malmsteen.
Viceversa, “Ceremony Of Fire” rimette in evidenza l’estro più power metal della band, spaziando da frasi degne degli Angra a rintocchi tipici dei Blind Guardian e dei migliori Iced Earth, per la gioia di tutti gli headbanger all’ascolto, pur senza mancare di mantenere intatta quella componente cupa, divenuta ormai un marchio di fabbrica.
“Sounds Of The Forgotten” rallenta il tiro e getta un velo di chiara ispirazione doom metal, da cui poi avrà modo di germogliare come un fiore nero la ballad “When It All Falls Away”, davvero struggente e toccante nelle sue soluzioni, pronte però a divampare ancora una volta come fiamme ardenti nella seconda metà, in concomitanza di un assolo di chitarra scintillante in abbinamento ad un ottimo lavoro di basso.
Questa dualità si mantiene protagonista anche nel lungo intermezzo strumentale “Opulent”, che di fatto precede la suite conclusiva “What Have You Done?”, nuovamente incentrata sul lato più doom dei Witherfall, vogliosi di chiudere le danze letteralmente al chiaro di luna mentre la pioggia scroscia.
Un quarto centro impeccabile da parte della formazione californiana, che con “Sounds Of The Forgotten” fornisce il proprio arcobaleno musicale di un degno nuovo capitolo, impartendo nel contempo una lezione importantissima al panorama: se si decide davvero di seguire la propria ispirazione, senza farsi mettere le mani al pentagramma da nessuno, si può davvero trovare la chiave per una carriera maiuscola e libera da ogni genere di paletto limitante. In poche parole: una band che fa quello che vuole, e nel farlo riesce ogni volta a stregarci.
Qui gli unici limiti sono le emozioni e la volontà di chi le vuole evocare, mettendole in musica, e considerando gli standard elevatissimi settati da ogni loro uscita, ci auguriamo che questo andamento possa essere sostenibile anche in futuro.