
7.5
- Band: WITHIN DESTRUCTION
- Durata: 00:41:11
- Disponibile dal: 11/04/2025
- Etichetta:
- Sumerian Records
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Se fino a ieri la peculiarità principale dei Within Destruction era la provenienza geografica – la band si è formata nel 2010 a Jesenice, una città della Slovenia vicino al confine con l’Austria e l’Italia – la direzione intrapresa dal terzetto punta dritto fuori dal deathcore degli esordi, mescolando svariate influenze musicali in nome dell’eclettismo e calcando l’influenza della cultura manga ed anime nella caratterizzazione del progetto.
E’ ovvio come “Animetal” voglia spingere ed esagerare, costruendo sulle reliquie deathcore delle proprie origini – basso roboante, chitarre groove e ribassate sono presenti in più occasioni – e divertendosi nell’inserire elettronica, influenze nu metal e ritornelli pop, incasellati nella fissazione per l’animazione giapponese che plasma il concept e l’estetica della band.
Niente di totalmente originale, avendo assistito agli ottimi risultati di Rise Of The Northstar, Brand Of Sacrifice e, in senso lato, Babymetal, ma quando i risultati ci sono e l’entusiasmo è palpabile non possiamo che accogliere con gioia la modernissima e ficcante title-track, l’aggressiva “Kanashibari” col suo rap distorto e il ritornello memorabile, o la futuristica “Automation”, che invoca i Darko e la loro formula aliena.
In qualche brano il trio sperimenta anche allontanandosi dai territori più familiari e tentando di rompere gli schemi: “Bitter Embrace” e “Cybergirl” giocano con la versatilità e flirtano con l’elettronica, mentre “Stay 4Ever” offre un lato più malinconico e atmosferico, avvicinandosi alla formula degli onnipresenti Bring Me The Horizon, dove synth, glitch e influenze pop-punk si intrecciano con il metalcore.
Impossibile non citare anche la generale influenza nu metal, dei Korn in primis, che si rintraccia un po’ ovunque,nei riff pesanti e groovy, nei ritmi sincopati e in un approccio più accessibile rispetto al metal tradizionale.
Anche solo leggendo queste righe vi accorgerete come i riferimenti siano molteplici e in quasi tutti i casi inarrivabili, sia per quanto riguarda trendsetter come BMTH che avanguardisti come Darko o pazzi da manicomio come Paledusk, ma al netto di qualche ritornello stucchevole possiamo definire “Animetal” come una svolta maturata in svariati album di preparazione e decisamente ben riuscita, con una produzione eccellente e un animo frizzante.
Severamente vietato ai tradizionalisti, siamo sicuri che invece questo album girerà parecchio nelle cuffie di chi apprezza il metal più moderno.