6.5
- Band: WITHIN DESTRUCTION
- Durata: 00:34:48
- Disponibile dal: 02/12/2016
- Etichetta:
- Rising Nemesis Records
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Certo è che, nel mondo digitalizzato ed iper-connesso nel quale viviamo, se ne possono vedere e soprattutto sentire di cotte e di crude: gruppi depressive black metal cinesi, realtà death metal dallo Sri Lanka e perché no, del grasso e corpulento deathcore di matrice americana direttamente dalle coste..della Slovenia! Il piccolo paese balcanico infatti, dà i natali a questa agguerritissima formazione a quattro membri, rimasti probabilmente folgorati dagli ultimi dieci anni di modern metal d’Oltreoceano ed intenzionati a seguirne le gesta nella maniera più credibile e professionale possibile. A saltare subito all’orecchio infatti, non è certo (purtroppo) una spiccata vena di originalità o qualche insolita trovata che renda particolarmente riconoscibile la loro proposta, quanto soprattutto la pregevole qualità della registrazione, dei suoni, dell’impianto grafico e tutto quanto ruoti intorno all’immagine che i Within Destruction danno di sé e della loro musica. La violenza massiccia di “Void”, gli assalti al limite del brutal di “Plague Of Immortality” o le atmosfere malate con cui si apre “Desecration Of The Elapsed” stringono legami indissolubili con quanto messo in mostra dai vari Thy Art Is Murder, Carnifex e Whitchapel nel corso degli ultimi anni, ricalcandone fedelmente i trascorsi ma ponendosi allo stesso tempo sullo stesso piano qualitativo di questi ultimi, senza lasciare troppo spazio a pecche e mancamenti dovuti alla sicuramente meno elevata esperienza del combo sloveno rispetto ai nomi appena citati. In questo, grandi passi in avanti sono stati compiuti negli ultimi quattro anni, periodo trascorso tra l’ancora acerbo “From The Depths” e questo “Void”, andando ad elevare vistosamente il profilo di questi quattro ragazzi sloveni. Musicalmente potremmo affermare che è sempre distinguibile una certa predisposizione per il versante più pesante e meno melodico del deathcore, come ribadiscono i frequenti passaggi in blastbeat, la belluina voce di Rok Rupnik ed un malcelato avvicinamento allo slam che rende di un’ignoranza becera ma simpatica le canzoni di questo album. Il merito più grande dei Within Destruction quindi, risulta essere per adesso la loro capacità di porsi in maniera professionale ed affermata rispetto al music business che li circonda; da questo punto di vista, poco può essere loro rimproverato, mentre si auspica una ricerca sicuramente più accurata e personale per quel che riguarda l’impianto musicale creato in queste canzoni. Visto la loro naturale predisposizione all’estremo, non vedremmo certo in cattiva luce un loro ipotetico passaggio al versante più groovy del death metal, una strada possibilmente feconda per i WD, anche se queste rimangono per adesso solamente fantasticherie. Per il momento accettiamo “Void” quale definitiva forma di assestamento, in attesa di qualcosa che oltre che ‘bello’ nella forma, possa dimostrarsi anche ‘buono’ a livello di contenuti.