WITHIN TEMPTATION – Enter

Pubblicato il 11/03/2014 da
voto
8.5
  • Band: WITHIN TEMPTATION
  • Durata: 00:45:55
  • Disponibile dal: 06/04/1997
  • Etichetta:
  • DSFA Records

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È il 1997 ed è un periodo di transizione per il gothic metal europeo: debitore a livello di sound ai primi Paradise Lost, My Dying Bride ed Anathema e basato sul classico dualismo ‘beauty and the beast’ tra una coppia di cantanti maschio-femmina dietro al microfono, esso ha già visto i propri capolavori uscire anni prima, seguiti da una miriade di uscite secondarie che hanno praticamente saturato il mercato. I The 3rd And The Mortal, dopo l’ingresso in formazione di Ann-Mari Edvardsen, si preparano a stravolgere il proprio stile a favore di una sperimentazione sonora a dir poco eccessiva, che spiazzerà i propri fan con l’uscita di “In This Room”; lo stesso stanno facendo i Theatre Of Tragedy, usciti l’anno prima con il capolavoro “Velvet Darkness They Fear”, che da “Aegis” in poi, che uscirà nel 1998, introdurranno l’industrial nel proprio sound; i The Gathering, ovvero quelli che con “Mandylion” hanno aperto la strada a tutti gli altri, la coppia di cantanti l’hanno abbandonata da tempo, ed ora, dopo l’etereo “Nighttime Birds”, si apprestano a lasciare per sempre il gothic a favore della ricerca psichedelica e progressiva che porterà l’anno dopo a “How To Measure A Planet?”. I Within Temptation arrivano sulla scena in clamoroso ritardo: la band ufficialmente si forma nel 1996, attorno ai fratelli Westerholt, Robert e Martin, chitarrista il primo, tastierista il secondo (che in futuro sarà fondatore dei Delain dopo la sua uscita dai Within Temptation). Nella band viene invitata come cantante la fidanzata di Robert, Sharon Den Adel, all’epoca molto timida, acqua e sapone e fisicamente in carne, completamente differente dalla diva suprema che possiamo ammirare oggi; la formazione è completata da Michiel Papenhove alla chitarra solista, Jeroen Van Veen al basso e Ivar De Graaf alla batteria. Dopo l’immediata release di due demo, la band firma un contratto con la DSFA Records, che manda i Within Temptation a registrare il proprio disco di debutto in tempi molto ristretti. Con le canzoni non ancora definite completamente e solamente due settimane per registrare e tre giorni per il mixaggio, i Within Temptation escono dallo studio con un piccolo miracolo: “Enter”, contro tutte le aspettative dettate dalla fretta e dall’urgenza, è un grandissimo album. La produzione è eccellente ed il songwriting, terminato in corsa mentre i brani venivano incisi, è nettamente superiore alle previsioni. La parte da protagonista è affidata alla voce eterea, stilisticamente ancora acerba ma potente e cristallina, di Sharon Den Adel, che sfodera vocalizzi eccezionali mai più riproposti nell’arco della carriera, in netto contrasto con il growl gradevole e poco carico di Robert; musicalmente lo schema gotico alla Paradise Lost è dominante, con il mid tempo come unica soluzione e tutti gli strumenti, ad eccezione delle tastiere di Martin Westerholt, a costante servizio della ritmica. Otto i brani, per poco più di quarantacinque minuti di durata, tra i quali spiccano l’opener “Restless”, tristissima ballad affidata alla sola cantante femminile, nella quale Sharon ha modo di mostrare immediatamente di cosa sia capace di fare con le corde vocali; la title track, struggente e varia, che nel bridge quasi a cappella prima dell’ipotetico ritornello affascina e seduce; la delicata “Pearls Of Light” e “Deep Within”, affidata alla sola voce maschile, per l’occasione affiancata dall’ospite speciale George Oosthoek degli Orphanage; ma la qualità generale è davvero eccellente per tutti quanti i brani. “Enter” non viene premiato dal pubblico alla sua uscita e servono ben quattro anni prima che i fan se ne accorgano, dopo il grande successo del singolo “Ice Queen”, dal secondo album “Mother Earth”. “Enter” mostra i Within Temptation come non sono mai più stati (ad eccezione dell’EP “The Dance”, del 1998, abbastanza discutibile), perchè lo stile ed il sound dal secondo album subiranno un cambio drastico, con l’abolizione del cantato maschile e la trasformazione del gothic originario in un sound molto più vario, accessibile e concretamente meno duro; persino i testi cambieranno registro, spostandosi da morte, oscurità e fantasmi a fantasy, sentimenti e natura. “Enter” è un album grandioso, rimasto un pezzo unico nella carriera della band.

TRACKLIST

  1. Restless
  2. Enter
  3. Pearls Of Light
  4. Deep Within
  5. Gatekeeper
  6. Grace
  7. Blooded
  8. Candles
2 commenti
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