6.5
- Band: WITHIN TEMPTATION
- Durata: 00:47:45
- Disponibile dal: 01/02/2019
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
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“Siamo i Within Temptation, oltre le basi c’è di piuuuuù…”. Parafrasando la celebre canzone di Jo Squillo e Sabrina Salerno, potremmo così introdurre il settimo sigillo della più famosa band olandese da esportazione, capostipite della scena symphonic metal a cavallo del nuovo millennio salvo poi venire accusata di aver ceduto al lato oscuro dell’elettronica e del ‘doping da studio’. Certamente il nuovo corso, inaugurato con “The Unforgiving” e proseguito “Hydra”, ha segnato un punto di non ritorno rispetto alle sonorità dei primi tre album, ma questo nuovo “Resist”, complice la crisi d’ispirazione che ha colpito Sharon den Adel nel mentre, ha spinto ancora più in là il distacco, puntando sempre più verso un sound boombastico e farcito di elettro-steroidi. Se l’impatto con l’opener e primo singolo “The Reckoning”, una marcia fantascientifica impreziosita dalla partecipazione di Jacoby Shaddix dei Papa Roach, è più che buono, il feature con Anders Fridén sa un po’ di occasione sprecata: in entrambi i casi comunque sembra di trovarsi di fronte a una versione elegante degli Amaranthe più che ad una tamarra dei Within Temptation. Anche quando giocano da soli, i sei tulipani sanno come irretire l’ascoltatore grazie all’unione tra le linee vocali sempre ammalianti di Sharon (tra le migliori del genere, qualunque esso sia) e synth danzerecci, come avviene in “Supernova”, “Mad World” o “Mercy Mirror”. Di contro, la struttura molto simile dei pezzi (con le opposte eccezioni dell’acustica “Firelight”, che però sembra uscita dal progetto solista My Indigo, e della conclusiva “Trophy Hunter”, più metal ma non per questo migliore) e l’apporto poco signifcativo dei tre (!) chitarristi pongono qualche dubbio circa l’effettiva longevità del platter, al di là degli ingombranti e insensati accostamenti con “Mother Earth” o “The Heart Of Everything”. Con le dovute proporzioni, la metamorfosi dei Within Temptation ricorda un po’ quella dei Bring Me The Horizon, se pur con modalità meno appariscenti e risultati meno eclatanti; detto questo, chi ha apprezzato il corso recente della band e le sonorità moderne in stile Amaranthe (il cui virus sembra avere contagiato anche i cugini Delain), troverà comunque miele per le proprie orecchie nei tre quarti d’ora di “Resist”.