6.5
- Band: WIZARD
- Durata: 00:43:57
- Disponibile dal: 19/02/2021
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
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Che un mood ignorante in determinate situazioni sia un bene è un fatto pressoché innegabile, e la musica stessa in alcuni casi può trarre più di qualche giovamento da un approccio tanto basilare quanto esaltante, con risultati potenzialmente scarsi di pretese, ma ricchi di intrattenimento al pari di pochi altri. I teutonici Wizard corrispondono a questo concetto da oltre trent’anni, anche se il primo album “Son Of Darkness” risale al comunque lontani 1995, e pur non avendo mai raggiunto l’eccellenza è oggettivo che Sven D’Anna e compagni siano da annoverare tra gli operatori metallici più irriducibili di sempre. La loro carriera è infatti costellata di alti e bassi, ma se si decide di esplorare la corposa discografia ci si può rendere conto dell’assoluta abbondanza di acciaio puro e tagliente che ne caratterizza l’essenza: in breve, possiamo dire che, su dodici produzioni, almeno la metà potrebbero trovare serenamente posto all’interno della collezione di qualsiasi defender che si rispetti, o comunque si chiunque si ritenga un estimatore delle sonorità heavy/power.
A questo punto la domanda che sorge spontanea non può che riguardare la validità dell’ultima fatica “Metal In My Head”, che con un titolo del genere mette subito in chiaro l’intenzione dei Wizard: schivare per l’ennesima volta l’obbligo di risultare freschi, originali o musicalmente magistrali, per proporre piuttosto una colata rovente di metallo nella sua concezione più indiscutibile e autoreferenziale, a prescindere che si tratti dei testi o del comparto strumentale. L’iniziale “I Bring The Light Into The Dark” rispecchia a pieno quanto appena descritto, e lo fa gettandosi a capofitto nella mischia come un guerriero della luce circondato da seguaci dell’oscurità: un’introduzione scolastica ma funzionale, una sezione ritmica tiratissima e un comparto melodico orecchiabile permettono a questi primi cinque minuti di fare breccia nella testa dell’ascoltatore, che al contrario è facile possa rispondere con indifferenza alla successiva “Metal Feast” e al suo sapore tutto sommato insipido. Per fortuna la titletrack e la seguente “Victory” rialzano l’asticella più o meno al livello della opener, a differenza di “30 Years Of Metal” che offre ben poco, a parte un simpatico e fiero auto-omaggio.
La seconda metà dell’ascolto non differisce in particolar modo dalla precedente, a parte per la presenza della ballad “Whirlewolf”, anch’essa volta più ad omaggiare la musica a noi tanto cara, che a fornire una parentesi particolarmente toccante o stimolante. Andamento che non cambia fino alla fine, grazie a brani come “Years Of War”, accostabile ad una “Warriors Of The World” qualsiasi nel suo incedere cadenzato, e “Firesword”, che ad un indice di gradimento comunque presente non affianca nessuna sferzata meritevole di una menzione, in grado potenzialmente di conferire almeno al finale un retrogusto più piccante e degno di nota. La stessa “Destiny” che chiude le danze si potrebbe collocare tra le cartucce più deboli: un vero peccato considerando che comunque ci siamo divertiti, seppur a momenti alterni, nei circa quaranta minuti precedenti.
In generale questo “Metal In My Head” vuole essere un vero e proprio dipinto grezzo in cui si rende onore e gloria al sacro metallo, cosa invero alquanto campanilistica e a tratti molto derivativa, oltre al fatto che difficilmente i Wizard possono fare sfoggio della medesima classe dei Manowar o degli Stormwarrior, per citare una band meno iconica. Tuttavia, trattandosi di un prodotto di intrattenimento, in compagnia del quale spegnere il cervello in attesa del prossimo album complesso da analizzare, possiamo dire che almeno parzialmente l’obiettivo possa dirsi centrato.