WOE UNTO ME – Along the Meandering Ordeals, Reshape The Pivot Of Harmony

Pubblicato il 25/03/2023 da
voto
7.0
  • Band: WOE UNTO ME
  • Durata: 01:03:30
  • Disponibile dal: 24/03/2023
  • Etichetta:
  • M-Theory

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Una bella realtà del death-doom esteuropeo, affermatasi nel giro di due album (“A Step Into The Waters Of Forgetfulness” e “Among The Lightened Skies The Voidness Flashed”) e alcune ottime apparizioni in importanti festival di settore (noi ne ricordiamo la piacevole scoperta al Brutal Assault 2019), i bielorussi Woe Unto Me avevano manifestato con l’EP del 2021 “Spiral-Shaped Hopewreck” la volontà di affacciarsi al di fuori del genere di partenza. Se con le prime pubblicazioni era abbastanza facile accostarli a una forma più riflessiva e dilatata del gothic-doom inglese, con i My Dying Bride a fungere da principale modello d’ispirazione, l’EP di due anni fa aveva permesso di cogliere altre sfumature. Il suono era andato a levigarsi e comprimere, facendo pensare a una rivisitazione in chiave di doom di alcune correnti del progressive moderno. Se la title-track, ripresa anche per quest’album, andava a staccarsi nettamente dal materiale di “Among The Lightned Skies…” – sia il primo disco più estremo che il secondo elettroacustico – ci pensava la cover di “Sad And Slow” dei Klone a confermare le prime impressioni, tanta era la vicinanza interpretativa dei Woe Unto Me all’originale della formazione francese.
Così, non siamo rimasti nient’affatto spiazzati dagli scenari descritti dal nuovo “Along the Meandering Ordeals, Reshape The Pivot Of Harmony”, che ferma il grosso dei paragoni coi predecessori all’ingombrante titolo, confermando il gusto di questi ragazzi per denominazione teatrali e d’impatto per i loro dischi. L’aggancio col passato non termina qua, altrimenti staremmo proprio parlando di un altro gruppo, e non è questo il caso. Infatti, il tipo di tristezza emanato ha ancora legami abbastanza concreti con quanto prodotto in precedenza, anche se vengono a mancare alcuni ingredienti, mentre altri se ne aggiungono. È scomparsa quasi interamente la ruvidezza, che era frutto di scelte di suoni più grezzi, formalmente, e nella sostanza si esplicava nel piacevole contrasto tra fragilità e aderenza alle formule del death-doom tradizionale. Fino a “Among The Lightened…”, ad ammansire la rudezza ci pensavano gli inserti elettroacustici, un elemento portato anche in “Along The Meandering Ordeals…”, pur con sembianze più aggraziate e levigate. Lo svolazzare elegante e spesso dolce degli arrangiamenti fa pensare che, dal punto di vista geografico, i riferimenti della band si siano spostati dalla brumosa Inghilterra all’altrettanto plumbea, eppure più eterea, Finlandia, chiamando un paragone con l’operato degli Swallow The Sun e il loro death-doom ad elevato tasso di melodia compiacente. I bielorussi rimangono un poco più complessi e, quando diluiscono le tonalità, le tessiture melodiche si portano alle riflessività malinconiche del progressive metal attuale; anche per il ricorso a tastiere cristalline e vocalità pacate, è come se fossimo al cospetto di una incarnazione dei Riverside in buia versione gotica.
All’interno delle lunghe composizioni, gli Woe Unto Me si permettono di sperimentare un approccio molto libero nelle strutture e nelle scelte di riff e melodie, passando con discreta disinvoltura da trame particolarmente orecchiabili, ad altre più enfatiche e pulsanti vitalità, oppure elegantemente cimiteriali. C’è molta carne al fuoco, voglia di fare e scrivere un disco che non sappia di serialità e aderenza a uno stile consolidato. In questo, possiamo affermare che il terzo album dei doomster esteuropei coglie nel segno, perché i richiami ad altre correnti vi sono, ma sono rielaborati con coraggio e padronanza dei propri mezzi.
Su un piano più emotivo e di vero appagamento nell’ascolto – e in questo forse è anche una questione di prendersi tempi di ascolto ampi e concentrati – “Along The Meandering Ordeals…” appare un po’ freddo, fin troppo meditato e studiato, privo di buona parte dell’impeto che ci aveva conquistato con “Among The Lightened Skies…”. Nonostante la qualità delle cinque tracce, l’insieme funzioni e le prestazioni dei singoli, soprattutto il duttile cantante Igor Kovalev, siano degne di nota, tutta questa compostezza ci fa desiderare con un senso di nostalgia alcune asprezze del passato. Anche la cupa complessità di “Spiral-Shaped Hopewreck” non la si ritrova in abbondanza nel resto dell’album – qualche scampolo durante “Blood-Black Nothingness Stops Spinning” e poco altro. Forse avevamo aspettative fin troppo elevate per questi ragazzi, o forse non abbiamo trovato la chiave di lettura giusta per questa loro nuova uscita discografica; fatto sta che a questo giro i Woe Unto Me li promuoviamo, perché la qualità della musica non è andata a dissiparsi, ma non riusciamo ad amare incondizionatamente questo manufatto di velata malinconia che porta la loro firma.

TRACKLIST

  1. Mired Down in the Innermost Thicket
  2. Spiral-Shaped Hopewreck
  3. Deep Beneath the Burden
  4. Blood-Black Nothingness Stops Spinning
  5. The Great Waste of Withered Pipedreams
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