7.5
- Band: WOJTEK
- Durata: 00:54:01
- Disponibile dal: 19/09/2023
- Etichetta:
- Dio Drone
- Fresh Outbreak Records
- Shove Records
- Teschio Dischi
- Violence In The Veins
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Giunti al quarto lavoro in studio, i padovani Wojtek marcano dei segni profondi nelle forme della propria proposta e del proprio sound, presentando “Petricore”. Frutto di una co-produzione di etichette – tra cui Dio Drone e Shove Records – il nuovo album del quintetto veneto esce al termine di un’estate contrassegnata dal caldo torrido, talvolta spaccato da disastrose tempeste e che ci lascia solamente una sensazione di malinconia, mentre l’autunno avanza.
Questo sentore permea sovrano “Petricore”, dove il filo conduttore nasce proprio da questo termine, ossia una sensazione olfattiva, percepibile al battere della pioggia sopra al suolo, arido da tempo.
L’odore della pioggia che interrompe la siccità, unito a martellate che oscillano tra post-hardcore e doom metal, ci annegano in atmosfere spiazzanti per quaranta minuti buoni, quasi come se una rabbia irrefrenabile fosse stata contenuta a forza per diverso tempo e successivamente liberata gradualmente.
Rispetto alle pubblicazioni precedenti, il sound è decisamente più caldo e desertico, a tratti abrasivo e si stratifica man mano che l’orologio scorre, mantenendo sempre un carattere cristallino e leggibile alla base e senza mai infangarsi tra montagne sonore di riverbero; inoltre, questo lavoro potrebbe essere accostato ai capisaldi dello stoner e del doom come impronta, ma i Wojtek restano ancorati alla propria identità tra riff spettrali, melodie ricorrenti e cicliche che ruotano ossessivamente, come in “Now That You Are Gone” e “Giorni Persi”.
L’accostamento delle dinamiche ritmiche in chiave post-hardcore con rallentamenti verticali più tendenti al doom funziona per davvero, scaricando mattonate all’ascoltatore: “Petricore”, nel suo svolgimento, non è mai statico e disegna un percorso sonoro interno che va vissuto nella propria interezza per essere compreso al meglio e per notare le sfaccettature dei singoli brani, enfatizzate dal contrasto tra melodia e impatto sonoro.
Una nota a parte è necessaria per “Hail The Machine”, l’ambizioso brano conclusivo, una progressiva sequenza martellante che avanza, in cui si intervallano brevi momenti di quiete apparente. Esistono due versioni di questa traccia: quella ascoltabile su disco e in digitale, che si aggira attorno agli otto minuti; e una versione estesa, disponibile esclusivamente in formato tape per mano di Teschio Dischi. Quest’ultima, permette di allungare la durata dell’album verso l’ora completa, lasciandoci trasportare da sensazioni maligne. La sua resa migliore, in ogni caso, non può non essere dimostrata dal vivo, con muri di amplificatori a spazzare via tutto, trattandosi di una canzone ciclica che enfatizza tutto ciò che viene presentato fino a questo punto, aggiungendo dei break in chiave noise, colorati da fischi analogici in delay e urla di angoscia per poi, tornare a lanciarci contro altre martellate e chiudere il cerchio.
Con “Petricore” i Wojtek impostano una nuova via nel mix dei generi estremi e dimostrano di essere una band validissima: uscita dal prolifico Veneto, ci auguriamo che riesca a calpestare presto i palchi al di fuori dei nostri confini.