7.0
- Band: WOLF
- Durata: 00:52:38
- Disponibile dal: 25/04/2011
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Sbarca sui nostri lettori il sesto studio album degli svedesi Wolf, sin dalle loro origini fautori di un heavy metal veloce e orecchiabile, ancorato alle sonorità in voga negli anni ’80 come una cozza al proprio scoglio. Come spesso accade per gli act appartenenti a questa particolare sottocorrente definibile come ‘retro metal’, ovvero quel genere suonato da band attuali che si rifanno volutamente alle gesta di Iron Maiden, Judas Priest e Vicious Rumors, il punto di forza dei Wolf risiede proprio nell’atteggiamento oltranzista e ‘no compromise’ che la band ha nei confronti di musica, suoni ed immagini. Classici che di più non si può sin a partire dalla copertina, opera dell’autore degli artwork dei Mercyful Fate, i Wolf fanno quello che ogni fan o ascoltatore nostalgico dei bei tempi andati si aspetta da loro: ovvero scaricano addosso all’utente una sessantina di minuti di puro e incontaminato acciaio, tanto tradizionale nei suoni e nelle liriche quanto comunque attuale nella moderna produzione, la quale rende soprattutto il suono delle chitarre affilato e incisivo al punto giusto. Dopo questa introduzione, che inquadra i Wolf all’interno di una scena ben precisa, ci aspettiamo dunque le vibranti critiche da parte dei sostenitori dell’originalità a tutti i costi, di cui anche il sottoscritto fa parte. Ebbene stavolta, anche se ci tocca ammettere senza nessuna esitazione che tutto quello che sentirete in questo “Legion Of Bastards” sarà già stato in qualche modo proposto dai nomi fatti sopra, dobbiamo ricrederci: il nuovo disco dei Wolf è terribilmente esaltante. Spedito nelle ritmiche, potente nella produzione, letale negli assoli, e coronato da una voce che riporta in auge il vecchio Halford di “Screaming For Vengeance”, quest’ultima uscita dei Wolf bissa il successo dei suoi predecessori e riesce dove molti altri dischi falliscono: risulta coinvolgente e attuale senza proporre assolutamente nulla di nuovo. A questo punto poco importa della mancanza di originalità, non possiamo rimanere indifferenti all’energia e alla spontaneità che trasuda da questi undici pezzi. L’album non risulta perfetto, alcuni passaggi a vuoto soprattutto sui momenti più cadenzati ci sono (la scialba “Nocturnal Rites” su tutte), ma la soddisfazione che segue l’ascolto delle rapide cavalcate in stile Judas Priest/Iron Maiden come l’opener “Vicious Companion”, la veloce “Road To Hell” e la trascinante “Absinthe” coprono ampiamente i pochi momenti di stanca. Un’attitudine sincera e decisa, una produzione eccellente e un ottimo impianto strumentale: ecco i punti forti dei Wolf! Un altro centro, senza dubbio.