7.5
- Band: WOLFBRIGADE
- Durata: 00:30:00
- Disponibile dal: 13/09/2024
- Etichetta:
- Metal Blade Records
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In tempi tragici come quelli che stiamo vivendo, la mancanza di un disco dei Wolfbrigade si sentiva fortemente. Scontato quindi sottolineare come questo ritorno dopo cinque anni di silenzio discografico sia di conseguenza più che mai il benvenuto.
“Life Knife Death” segna inoltre un momento importante nella carriera della storica band svedese, non solo perché rappresenta una attesa sortita dopo un silenzio particolarmente lungo (interrotto solo dal breve mini “Anti-Tank Dogs”), ma anche perché è il primo lavoro del quintetto a venire pubblicato sotto l’egida della leggendaria Metal Blade Records.
Dopo l’ottimo “The Enemy: Reality” del 2019, che aveva già messo in mostra una ulteriore evoluzione nella loro proposta musicale, i Wolfbrigade continuano ad affinare il proprio sound, rimanendo fedeli alle proprie radici crust punk, ma con una crescente propensione verso soluzioni più variegate e metalliche.
Fin dalle prime note, il disco mette tuttavia in chiaro che il gruppo non ha intenzione di rallentare il passo o di concedersi a sonorità più soft e ammiccanti una volta entrato a far parte della scuderia di una label famosissima: l’opener “Ways to Die” spazza via ogni dubbio, con un concentrato di death metal e punk che trasuda irruenza e passione. Quanto seminato a partire dal fortunato “Damned” trova comunque riscontro anche questa volta e con maggiore frequenza: rispetto ai più minimali esordi (compresi naturalmente quelli a nome Wolfpack), emerge pure qui una consistente cura nei dettagli, una ‘sofisticazione’ nel songwriting che arricchisce il tipico d-beat della band con nuove sfumature. Se da un lato la ferocia di molte ritmiche e l’aggressività vocale di Mikael Dahl rimangono intatte, dall’altro si nota nuovamente una più marcata influenza metal, che si inserisce perfettamente nel tessuto sonoro della formazione senza snaturarne l’essenza.
Come quindi già avvenuto nelle ultime opere, la presenza di riff dal sapore Judas Priest, così come un ispessimento delle chitarre che richiama i classici Entombed, aggiungono nuove dimensioni e potenzialità alla musica dei Wolfbrigade. Questi elementi, sempre sapientemente dosati, non solo arricchiscono l’impatto complessivo, ma conferiscono anche una maggiore profondità e un rinnovato carattere alle composizioni. Se un tempo il gruppo attaccava a testa bassa, investendoci come un treno in corsa a suon di scariche d-beat certo dirompenti ma alla lunga facilmente decifrabili, ora Jocke Rydbjer, Erik Norberg e compagni sembrano essersi messi in testa di confezionare raccolte di ‘singoli’, ovvero una dozzina di brani dotati della propria identità e di sviluppi che di rado vengono completamente replicati nella traccia seguente.
Pezzi come il succitato “Ways to Die”, “Disarm or be Destroyed”, “Skinchanger” o “Mayhem Mongrel” sono esempi lampanti di questa attitudine: qui la sfrontatezza del crust punk si fonde con riff più rotondi e con melodie che si avvicinano all’heavy metal più tradizionale o al death metal di Entombed o primi At The Gates, creando una combinazione irresistibile, nel quale il DNA crust viene esaltato dall’accostamento con trame più ragionate che ne amplificano la verve.
L’accostamento ai Motörhead, per l’universalità del loro appeal, appare oggi più che mai calzante: i Wolfbrigade sono ora una band capace di conquistare sia punk che metallari con la loro proposta che è spesso un ponte tra due mondi. Difficile dire se “Life Knife Death” si candidi ad essere un punto di riferimento per una nuova frangia di ascoltatori, ma di certo è un album a cui va dato il merito di parlare del buio e delle tipiche inquietudini della band con un linguaggio più che mai vivace, proprio come era successo con “The Enemy: Reality”, di cui è il naturale successore.
Un grande ritorno per una realtà che per tanti appassionati di correnti musicali a cavallo tra metal e punk rappresenta un pezzo di cuore.