5.5
- Band: WOLFCHANT
- Durata: 00:39:11
- Disponibile dal: 09/04/2011
- Etichetta:
- Reaper Entertainment
- Distributore: Audioglobe
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Per i tedeschi Wolfchant sembrano sempre più lontani i fasti di “A Pagan Storm”, lavoro che nel 2007 li posizionò come una delle band più interessanti nell’ambito del pagan metal a tinte folk. Da alcuni album a questa parte, infatti, la band sembra aver perso una precisa identità, e questo “Omega: Bestia” lo conferma. Ci troviamo davanti a un disco che non riesce a trovare la giusta quadra, in costante disequilibrio tra un power a tinte heavy sporcato da elementi che sembrano provenire a volte dal passato folk, a volte da certo metal sinfonico, a volte dal melodeath più recente. La band, in via promozionale, si colloca in un segmento definito ‘epic pagan death metal’ – portando immediatamente ad accostamenti con i conterranei Suidakra o con realtà discendenti dagli Amon Amarth. Ma in realtà non è del tutto così. Il risultato, infatti, è un lavoro caotico, punteggiato da momenti piacevoli, con trovate compositive molto interessanti, ma mai in grado di coinvolgere davvero. Il motivo è evidentemente nell’eccessiva ricerca di un sound variegato, composito, sempre cangiante: questo, però, genera in “Omega: Bestia” una sorta di effetto-pasticcio, dove è presente troppa carne al fuoco, suscitando un effetto disorientante. È assente un impianto compositivo organico e coerente: per tutta la durata del full-length ci si ritrova tra una sovrabbondanza di riff e atmosfere che durano pochi attimi per poi lasciare il posto ad altro, in un’ammucchiata di scelte melodiche che non riescono a permanere mai nella memoria di chi ascolta.
Spiazzante è senza dubbio il fatto che, presi singolarmente, molti frangenti del disco sono del tutto validi, soprattutto grazie all’esecuzione strumentale impeccabile. Questo lascia un senso di amarezza, perché significa che i Wolfchant avrebbero tutte le carte in regola per produrre del materiale davvero valido, ma è tangibile una sorta di foga compositiva: ogni canzone sembra nascere da idee luminose, per poi essere assoggettata a una forzatura, con arrangiamenti disordinati (che nulla hanno a che fare con eventuali tendenze prog, sia chiaro). Insomma: ‘troppo’ è la parola che più di tutte può sintetizzare questo nuovo tentativo dei Wolfchant.
Nonostante la succitata perizia tecnica, nonostante l’ottima produzione, nonostante le tante idee (‘troppe’, appunto), nulla di questo “Omega: Bestia” può essere definito realisticamente degno di nota. Bisogna segnalare, inoltre, che a intoppare ulteriormente il flusso musicale è anche la prestazione del cantante Nortwin, a cui vengono affidate le clean vocals: il timbro e lo stile del vocalist, senz’altro perfetto in contesti come il viking o il folk metal, non si sposa assolutamente con questo genere (o meglio: questi generi), risultando fuori luogo e indebolendo i momenti melodici potenzialmente più validi.
Dunque un disco che, in linea di massima, non può essere derubricato certamente a mera paccottiglia, ma che comunque soffre troppo dell’assenza totale di un focus estetico ben preciso. Non è certo necessario restringere in catalogazioni di genere tutta la musica – anzi, spesso questo è un meccanismo che finisce per ridurre le espressioni artistiche di molte band – ma se la libertà compositiva finisce per creare un album così frastagliato e disorganico significa che qualcosa è andato storto.