7.0
- Band: WOLFMOTHER
- Durata: 00:57:46
- Disponibile dal: 04/03/2016
- Etichetta:
- Universal Music Enterprises
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Oggi più che mai i Wolfmother, più che una vera band, si possono considerare il progetto solista di Andrew Stockdale, succube del carisma del cantante e factotum e pure dei suoi capricci. Ricordate tutti come, all’apice del successo, Stockdale decise di sciogliere la band per proporsi come solista per, visti gli scarsi risultati commerciali, riesumare i lupi dopo nemmeno un paio d’anni pubblicando un disco inizialmente disponibile solamente tramite Bandcamp… e oggi la formazione australiana torna con il suo quarto disco in studio , “Victorious”. Ancora una volta il buon Andrew si conferma mastermind sotto ogni punto di vista, perché in studio sue sono tutte le parti vocali, le chitarre e i bassi. Alla batteria si sono invece alternati Josh Freese e Joey Varonker, mentre le parti di tastiera sono state affidate a Ian Peres. Ebbene, il nuovo disco, pur confermando tutti i punti di forza che hanno reso famosa la band, se paragonato ai precedenti episodi (in particolare i primi due) manca di quel tocco magico e cerebrale con cui tanto avevano affascinato. Qui si punta sulla botta e su brani hard rock anni Settanta pieni di richiami ai Led Zeppelin. L’opener “The Love That You Give” incalza grazie a tempi veloci ed un mood molto diretto. La title track possiede ottime linee melodiche vocali sorrette da ritmiche costruite su cavalcate di basso e chitarre di derivazione Black Sabbath, il ritornello radiofonico permette al brano di entrare sin da subito in testa, difficile resistere dal canticchiarlo ad alta voce. Più quadrata e sensuale, “Baroness” conquista con il suo refrain epico ed avvolgente. Molto melodica e dolce, “Pretty Peggy” è a metà strada tra una ballad sognante e un brano rock dal gusto squisitamente seventies. Hard rock con un tocco psichedelico trova spazio su “City Lights”, un pezzo assolutamente coinvolgente dove Stockdale offre una buona performance vocale. Ancora un momento furbescamente ruffiano con “Best Of A Bad Situation”, uno dei momenti più radiofonici dell’intero lavoro, perfetto per conquistare anche il pubblico mainstream meno esigente. Verso la fine c’è tempo per un altro assaggio di musica zeppeliniana (“Gypsy Caravan”) e psichedelica (“Happy Face”), due pezzi molto riusciti e pieni di groove. Il congedo arriva con “Eye Of The Beholder”, l’episodio in assoluto più epico del disco, dove i Wolfmother danno davvero il massimo. “Victorious” a conti fatti si conferma un buon disco, non a livello dei precedenti, ma comunque degno di tenere alto il nome dei Wolfmother. Ed ora non ci resta che aspettare il ritorno degli australiani in tour.