8.0
- Band: WOLVES IN THE THRONE ROOM
- Durata: 00:46:21
- Disponibile dal: /09/2007
- Etichetta:
- Southern Lord
Quando si dice il posto e la compagnia giusta. “Two Hunters”, col suo trascinarsi umido e zoppicante, non poteva che essere stato registrato in una capanna isolata nei boschi, lontano dalla città, dai suoi palazzi e dai suoi silenzi saturi di ronzii. Quanto di ascrivibile ai primi Ulver ci sia nel mood nero e messianico delle lunghe processioni che compongono il secondo full-length ufficiale dei black metallers Wolves In The Throne Room, poi, possiamo solo sospettarlo, ma siamo praticamente certi che questo gruppo americano abbia passato un bel po’ di tempo ad ascoltare le prime opere dei maestri norvegesi. Così è nato l’album: tre amici a servizio della scrittura epica e paludosa di alcune vecchie glorie del black metal scandinavo e di certo ambient/folk, più dei luoghi isolati per mettere tutto su disco. Nell’album si respirano echi di un sound lontano nel tempo, si direbbe arcaico, che rispetta e rinnova le sue radici – vedi le voci femminili e la maestosità delle atmosfere folk di “Cleansing” – per poi perdersi nei tetri meandri del black metal di “Vastness And Sorrow” e nei sibili di “I Will Lay Down My Bones Among The Rocks And Roots”, oscuri inni alla natura come non si sentivano dai tempi di “Bergtatt”. “Two Hunters” s’impone come un monolitico poema sui lati più poetici e, al tempo stesso, tenebrosi della natura più incontaminata. Raffinato, contemplativo, sempre misurato: l’avantgarde black metal degli statunitensi mantiene costantemente elevato il tasso emozionale, risultando toccante, intimo, ma anche furioso e disperato. Quasi come un “Brave Murder Day” dei Katatonia, ma in chiave più estrema e mistica.