7.5
- Band: WOLVHAMMER
- Durata: 00:41:09
- Disponibile dal: 04/05/2018
- Etichetta:
- Blood Music
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Tra i cosiddetti prime mover dell’ibrido sludge/black metal oggi diffusissimo negli Stati Uniti, i Wolvhammer si riaffacciano sul mercato con un’opera che non tarderà a far parlare di sé nei circuiti underground più ostili e contaminati. “The Monuments of Ash & Bone” stempera infatti i toni rispetto ai fortunati “Clawing into Black Sun” e “The Obsidian Plans”, compie un passo a lato anziché avanti in termini di ricerca sonora e decide di vestire i panni del lavoro ‘in sordina’; una sordina che però ha il sapore della piena maturità e consapevolezza. E’ tra questi solchi infatti che la musica della band nordamericana, cresciuta tanto con il mito di Eyehategod e Darkthrone quanto con una forte suggestione verso le correnti crust hardcore, dark wave e post punk, celebra il suo equilibrio definitivo, incanalandosi in un pugno di brani messi perfettamente a fuoco nel loro fluire apocalittico e nero come la pece. Chi insomma sperava che gli ultimi tour di spalla a Revenge, Taake e 1349 potessero rappresentare l’inizio di una svolta del tutto ‘no compromise’ resterà deluso: pur non lesinando in crudezza e negatività, i sette episodi della tracklist affondano le radici in un songwriting dall’indole controllata, in cui anche le parti più barbare esibiscono puntualmente sviluppi chiari e attenti giochi di stratificazione, smussando l’irruenza tipica del genere in favore di una spiccata profondità a livello di arrangiamenti. Quando poi i Nostri spalancano le porte all’atmosfera, come nel finale di “Call Me Death” o nella mesta “Solace Eclipsed”, la sensazione di essere alle prese con un gran disco diventa certezza, complici le sentitissime vocals pulite del frontman Adam Clemans, le sottili punteggiature di synth e l’eleganza ricoperta marciume espressa dal guitar work di Jeff Wilson, tra i più attenti custodi di questo suono sospeso tra fango e gelo, pesantezza e melodia, le cui sorti passano inevitabilmente anche da opere curate e magnetiche come “The Monuments…”. Un piccolo grande ritorno.