7.0
- Band: WOODS OF YPRES
- Durata: 01:02:00
- Disponibile dal: 27/02/2012
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
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Riposa in pace David Gold, con la consapevolezza che la carne è deperibile ma che la tua musica sta ancora lì, potenzialmente eterna. Se n’è andato a trentun’anni in un inicidente stradale in una gelida giornata di Dicembre, David Gold, unico e solo leader da sempre dei gothic doomsters canadesi Woods Of Ypres. Questo “Woods 5: Grey Skies & Electric Light”, appena licenziato dalla Earache, è dunque il loro canto del cigno, l’ultimo saluto fattoci da un uomo e artista semplice e sincero, che amava profondamente quello che faceva, e che ha sempre seguito la sua strada senza timori o evidenti desideri di conformarsi ad alcunchè. Strano come l’ultimo album dei Canadesi sia il più pacato, melodico e malinconico che abbiano mai fatto, come se fosse un pianto inarrestabile e disperato in vista di un lutto annunciato. Peccato che il disco sia il capolinea, perchè questo ultimo lavoro mostra un songwriting interessantissimo che da una parte coccola e dall’altro fa sorridere, tanto è delicato ed avvolgente. Abbandonate completamente le predominanti escursioni nel black metal delle origini (anche se delle spruzzate di blast-beat e voci gracchiate fanno capolino spesso e volentieri un pò ovunque), i Woods Of Ypres, di “Woods 5: Grey Skies & Electric Light” ci si mostrano oggi come una band gothic rock melodica e ricercata a tutti gli effetti, persi a metà strada, non si sa dove, tra la bucolica e primordiale formula degli Agalloch di “The Mantle”, la malinconia senza speranza dei Paradise Lost di metà carriera e i momenti più riflessivi e oscuri degli Him. La parte del leone in questo lavoro la fa senz’altro la voce baritona, maliziosa e malinconica di Gold, che disegna quasi sempre delle melodie azzeccatissime, seppure non senza far sorridere per via di uno stile “operatico” e molto pomposo propinato dal nostro musicista sempre pronto a scandire ogni singola parola con una chiarezza quasi poetica, e con un piglio molto pop. I Woods Of Ypres, in definitiva, con questo quinto capitolo sembravano essere giunti ad un bivio e mostrano tutto il potenziale necessario per diventare una band addirittura in grado di scrivere (forse, non lo sapremo mai) delle hit per un pubblico più ampio e distratto, grazie ad una sensibilità pop e “alternative” davvero notevole, zuccherosa e colorita senz’altro, ma per niente pacchiana o esagerata, mantenuta sempre a fuoco grazie comunque a dei mood sempre e irrimediabilmente malinconici e pessimisti, come d’altronde il verbo gothic-doom impone. Sembravano lanciati in una nuova e interessantissima direzione, i Woods Of Ypres, pronti magari a seguire i passi di gente come i Katatonia o gli stessi Paradise Lost, diversi dalle loro origini, certo, ma senza sacrificare un grammo di buon songwriting e integrità. Ora, certo, quello che poteva essere non lo sapremo mai. Non resta che salutare per sempre un musicista e uomo che ci ha lasciato una discografia interessantissima, che qui viene chiusa per sempre con un ultimo tassello che fa onore perfettamente a quanto fatto sinora. R.I.P. David Gold.