7.0
- Band: WYTHERSAKE
- Durata: 00:52:50
- Disponibile dal: 21/03/2025
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Maneggiare un promo la cui intestazione riporta in bella vista la dicitura ‘symphonic black/death metal’ (o relativi succedanei) può rivelarsi, a seconda dei casi, un compito estremamente arduo, oppure un assoluto piacere. Chi scrive, infatti, non ha mai apprezzato particolarmente -per non dire ‘per niente’- la via intrapresa dal genere negli anni successivi al cambio di millennio, contrassegnata da tante (troppe!) tentazioni orchestrali e da chitarre relegate sempre di più a mero strumento di accompagnamento per gli svolazzi di ensemble di archi, legni e ottoni sempre più invadenti nonché, il più delle volte, inconcludenti.
Le note promozionali di questo “At War With Their Divinity”, secondo full-length degli statunitensi Wythersake, non avevano fatto altro che rafforzare le preoccupazioni, visto che fra i numi tutelari della band di Washington D.C. vengono citati Dimmu Borgir, Rotting Christ e Septicflesh, tre act che si sono distinti, negli anni, per le succitate caratteristiche. Vedere, però, il nome degli Hypocrisy spuntare fra le influenze dei Nostri ha rinvigorito notevolmente le aspettative, generando non solo una certa curiosità, ma facendo anche sbocciare malcelate, quasi inaspettate, speranze, le quali, per fortuna, si sono rivelate ben riposte.
Se è infatti vero che, in questo lavoro, gli arrangiamenti orchestrali sono a dir poco onnipresenti, è anche altrettanto vero che ad essi è demandato, più che altro, il compito di dare spessore e atmosfera alle composizioni, mentre il peso delle strutture e del carattere delle stesse grava quasi in toto sulle chitarre, costantemente impegnate nella tessitura di intrecci capaci di dare un notevole senso di compiutezza al tutto.
Basta ascoltare l’accoppiata iniziale “Purity Through Non Existence”/“Bloodlet The Lepers Created” per rendersi conto dell’importanza che il lavoro delle sei corde riveste nell’economia del sound dei Wythersake, fra riff che, oltre ai numi tutelari precedentemente elencati, evocano anche lo spettro dei Morbid Angel più brutali e asfissianti, e fraseggi solisti di gran tecnica e gusto, oltre che melodicamente molto incisivi e appaganti.
L’abbondante ma oculato uso delle orchestrazioni dona al quadro d’insieme un tono drammatico dai connotati, talvolta, quasi spirituali, avvicinando l’atmosfera complessiva di questo “At War With Their Divinity” più alla scena ellenica che a quella scandinava, sebbene i rimandi all’estremo nord dell’Europa restino comunque evidenti ed abbondanti nel corso del disco.
Il maggior limite di questo album, nonostante gli aspetti positivi poc’anzi espressi, resta, purtroppo, un’incontrovertibile derivatività di fondo che gli impedisce di vivere di sola luce propria, ma è comunque innegabile che brani come “Agents Of Holy Death” (dove i Nostri dimostrano di cavarsela bene anche sui tempi medi), la splendida strumentale “Gotterdammerung” e la title-track meritino di essere ascoltati con attenzione dagli amanti del genere, i quali potranno trovare molto di che godere fra i solchi di questo “At War With Their Divinity”.