
5.5
- Band: WYVERN
- Durata: 01:04:02
- Disponibile dal: 28/12/2010
- Etichetta:
- Jolly Roger Records
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Come si osserva oramai da anni, il genere del power metal (sinfonico o melodico che sia) sta subendo una sorta di inflazione. Sono infatti sempre di più i gruppi che, seguendo le orme tracciate a loro tempo dai soliti nomi seminali (Stratovarius, Sonata Artica, Rhapsody su tutti), ripropongono idee simili, rielaborate in maniera più o meno personale, con risultati altalenanti e spessi segnati da quella fastidiosa sensazione di già sentito. Per coloro che i dischi li recensiscono settimanalmente, questo trend è oramai ben noto e quindi, vedendo copertine con guerrieri che affrontano mostri, paesaggi invernali e monicker altisonanti con nomi presi da mitologie varie, si teme sempre che si tratti del solito disco ben fatto, ben suonato, ben registrato, ma purtroppo privo di idee. Questo non è certo il caso dei qui presenti Wyvern che hanno invece il difetto contrario: “Lord of Winter” è infatti, al di là del monicker mitologico, della copertina fantasy e del titolo ancora più scontato, un disco di power metal sinfonico per nulla lineare o ricalcato, con idee che vanno dall’interessante al più che buono; ma purtroppo affossato senza possibilità di salvezza da una serie di ingenuità sia dal punto di vista vocale, che strumentale e della produzione. Il problema opposto, dunque, ai dischi dove tutto suona bene ma senza idee; qui le idee ci sono, e anche buone, ma i nostri non riescono ad esprimerle come dovrebbero, finendo per nasconderle sotto un suono ovattato di chitarra che, nei frangenti più veloci, si mischia a quello di tastiera, e infliggendogli una produzione della batteria davvero fastidiosa, soprattutto sui piatti. Se ci aggiungiamo che la voce del cantante Fabio Bonaccorsi è interessante solo nei momenti in cui gli viene lasciato più campo (“Winter Tale” e alcuni momenti della bella “Reflection”), mentre nel resto dell’album non risulta mai all’altezza del genere proposto, comincia a rimanerci un certo amaro in bocca nel sentire questo ”Lord Of Winter”. Ed è un peccato perché, come già segnalato, le idee (soprattutto in fase strumentale) ci sono, e potrebbero portare il disco quasi a cavallo del genere progressive; ma purtroppo quanto di buono esce dalla testa del compositore Simone Ferrari (ora non più presente nell’organico) viene poi rovinato dai difetti sopra citati. E così, con le eccezioni della bellissima “Reflection”, uno dei momenti con maggiori stacchi progressivi, e della quasi conclusiva “Eternal Symphony” in cui compare addirittura un arrangiamento della messa da Requiem eseguita dal coro del Teatro Regio di Parma, ci troviamo davanti ad un album che potrebbe essere buono ma che non riesce mai a spiccare dove dovrebbe, cadendo continuamente negli stessi errori. Un passo a vuoto, quindi, questo “Lord Of Winter”, che dalle note in nostro possesso risulta essere la riedizione di idee registrate tra il 1998 e il 2002 e mai prodotte in un full-length. Un album che se solo fosse stato registrato in maniera diversa e con alcune scelte differenti avrebbe potuto aspirare a ben altro punteggio. Peccato.