6.5
- Band: XANDRIA
- Durata: 01:14:20
- Disponibile dal: 03/02/2023
- Etichetta:
- Napalm Records
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Dopo una pausa prolungatasi per diversi anni e inaspettatamente giunta quando probabilmente la band aveva agguantato il punto più alto della propria fama, i tedeschi Xandria si rifanno vivi a sei anni da quell’ultimo “Theater Of Dimensions”, datato 2017. I problemi di line-up hanno certamente giocato un ruolo fondamentale rendendo difficoltosa la prosecuzione dell’attività, con il risultato che ora attorno al mastermind Marco Heubaum – unico rimasto dalla formazione del precedente disco – troviamo una band totalmente rinnovata con ben quattro nuovi componenti. Ovviamente l’attenzione maggiore è rivolta, tra tutti, verso la cantante Ambre Vourvahis, di origini metà greche e metà francesi ma residente in Germania, che oltre ad una bella presenza riesce a confezionare una più che buona prestazione vocale, con un minor utilizzo di voci liriche – e forse questo è un elemento positivo – ma un cantato più diretto, che funziona decisamente bene durante tutto il lungo percorso sul quale si sviluppa questo nuovo “The Wonders Still Awaiting”.
Inutile dire che, per gli amanti delle sonorità maggiormente sinfoniche ed orchestrali e delle voci femminili, questo ritorno discografico sia da tenere d’occhio. Il trademark della band viene rispettato al cento per cento, continuando la strada attraverso il sound bombastico ed epico che spuntava fuori già dal precedente lavoro.
Orchestrazioni imponenti accompagnano l’ascolto e si fanno sempre più possenti fin dalla partenza con “Two Worlds”, brano ben confezionato dove arrangiamenti cinematografici – in grado di riportare alla mente le colonne sonore di Danny Elfman, per intenderci – accompagnano linee vocali ben congeniate. Melodie che si fanno ancora più incisive nella successiva “Reborn”, pezzo che parte dolcemente prima di esplodere in un coro che funziona assai bene (pur con qualche rimando agli Epica che echeggia qua e là); un bell’inno che conquista fin dai primi passaggi sullo stereo, grazie a melodie avvolgenti e accelerazioni improvvise. Una partenza davvero notevole che però non sempre trova conferma attraverso la lunga tracklist, composta da ben tredici brani per oltre settantaquattro minuti complessivi.
La presenza come special guest al microfono di Ralf Scheepers (Primal Fear) non incide affatto in “You Will Never Be Our God”, occasione davvero sprecata viste le soluzioni che una voce come quella dello squillante frontman tedesco poteva dare. E la successiva “The Wonders Still Awaiting”, scelta anche come singolo, si dimostra fin troppo prevedibile per qualsiasi ascoltatore abituato a queste sonorità già da diversi anni. Decisamente più incisiva “Ghosts”, la quale grazie ad un riff graffiante e ad una verve marcata ed ispirata è in grado di creare fin da subito interesse. Canonica ma avvolgente, la sinfonica ballata “Your Stories I’ll Remember” crea atmosfere intense grazie alla buona interpretazione di Ambre, che con la seguente “My Curse Is My Redemption” mostra il lato più sinfonico e melodico della band, presentando un pezzo canticchiabile e facilmente assimilabile.
La voce growl – sempre opera della versatile frontgirl – appare qua e là e viene dosata con sapienza, alternandosi a quella limpida e celestiale sui ritmi sostenuti di “Illusion Is Their Name” e nell’oscura “Mirror Of Time”. E se l’accoppiata formata da “Scars” e “The Maiden And The Child” aggiunge ben poco valore all’ascolto, la lunga “Astèria” chiude le danze con cambi di atmosfere che per nove minuti ed oltre riescono a trovare un discreto equilibrio, dando risalto alle doti compositive e tecniche di Marco Heubaum e soci, dandoperfino spazio in qualche passaggio al cantato in lingua greca, scritto ovviamente da Ambre.
Un disco che si dilunga fin troppo, mostrando al tempo stesso alcuni momenti esaltanti, valorizzati da un lavoro di orchestra di notevole portata: un coro di quaranta elementi, strumenti a corda come violino e violoncello ed il contributo, per quanto riguarda le partiture degli stessi, del compositore hollywoodiano Lukas Knöbl. La sensazione che permane però è che, vista la ripartenza dopo la lunga pausa e l’ingresso dei nuovi membri, l’occasione potesse essere ghiotta per lavorare su un sound maggiormente personale; il risultato è invece un lavoro per certi versi ineccepibile, ma che raramente riesce ad esaltare e sorprendere, rifugiandosi spesso sulla strada sicura costruita sull’ovvio impatto di cori possenti ed orchestrazioni pompose.