YEAR OF NO LIGHT – Tocsin

Pubblicato il 10/12/2013 da
voto
7.5
  • Band: YEAR OF NO LIGHT
  • Durata: 00:57:18
  • Disponibile dal: 20/11/2013
  • Etichetta:
  • Debemur Morti

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E’ una storia strana quella dei francesi Year Of No Light. Partiti come quintetto crust-sludge “standard”, dunque con vocalist e tutto quanto altro rende una band strutturalmente convenzionale, la band non ha saputo – o non ha voluto – rimpiazzare il vocalist che ha mollato (o è stato cacciato?) dopo l’uscita del grandissimo debut album “Nord” del 2006. A quel punto la band ha cambiato del tutto rotta diventando una sorta di band post-doom interamente strumentale e mischiando le carte in tavola ancor di più aggiungendo alla lineup un terzo chitarrista, un secondo batterista e un tastierista. Che dire? Potenza di fuoco non indifferente, senza dubbio, ma come ha affrontato la band la mancanza di un elemento così personalizzante e a tratti indispensabile come le voci? Con risultati, se non proprio alterni, certamente ambivalenti. Il primo album licenziato dalla band nelle sue nuove vesti di belva progressive sludge-doom strumentale, “Ausserwelt” – del 2010 – ci ha presentato una band del tutto privata di quel pathos e quella rabbia che solo delle voci urlate e tormentate di chiara derivazione crust e hardcore possono apportare (vedasi l’esempio, splendido, degli Amenra), e intenta invece a sviluppare un discorso strumentale sontuoso e raffinatissimo, anni luce dall’urgenza e dall’incombenza viscerale degli ambiti crust e hardcore dai quali erano partiti. Se ai tempi di “Nord” la band era assimilabile a band come His Hero Is Gone, primi Neurosis, primi Isis, Tragedy, nonché a realtà di spicco del neocrust europeo come Madame Germaine, Planks e Fall of Efrafa, all’improvviso con “Ausserwelt” la band si è ritrovata a condividere la propria scena di appartenenza con band come Russian Circles, Pelican e affini. Insomma, una nuova esistenza che deve essere stata traumatica per i Nostri ma che la band alla fine ha ottimamente tradotto in un lavoro focalizzato, sincero, e assolutamente valido. Passati tre anni – presumibilmente ancora incentrati su questa loro ulteriore riscoperta di stessi – gli Year Of No Light tornano con un album che insiste prepotentemente nella riproposizione della loro scelta derivata dalla rottura iniziale e di voler essere a tutti i costi una band che si è lasciata il crust e lo sludge alle spalle e che ha invece definitivamente abbracciato il mondo del post-metal strumentale. La bella notizia è che non solo la band ha completato questa sua mutazione in modo splendido, ma è anche divenuta sorprendentemente la band vertice della scena post-metal strumentale, scalzando tutti rivali e licenziando un disco che nel 2013 nessun’altra band appartenente al genere è riuscita ad eguagliare. “Tocsin” è infatti un lavoro colossale e monolitico che nella maggior parte dei casi rifiuta la raffinatezza e la bellezza dei suoi parenti affini per concentrarsi invece nella apertura di abissi doom giganteschi. Pur non essendo riusciti a scrollarsi di dosso i vari stereotipi sonici e stilistici che attanagliano il genere (vedasi i vari saliscendi nell’umore molto prevedibili nel genere, come anche i buildup monumentali in pieno stile Godspeed You! Black Emperor, e i vari momenti di contrasto pesantezza-minimalismo), i Nostri sono comunque riusciti a creare un lavoro la cui potenza impattante spazza via praticamente tutto, anche l’insofferenza che può derivare dalle sacche di prevedibilità e banalità che il genere immancabilmente riserva, rimpiazzando il tutto con un colossale impianto avant-doom che va a scavare dritto nel midollo dell’extreme metal, estrapolando sapientemente da esso elementi che derivano direttamente dal funeral doom dei Mornful Congregation (“Stella Rectrix”), come dallo sludge-doom di scuola Corrupted (“Désolation” e la title track), come dal doom cosmico e titanico di band come Ufomammut, Yob e Seidr (“Alamüt” e “Géhenne”), il tutto ovviamente splendidamente inserito entro il rassicurante e seducente abbraccio del post-rock strumentale (in tutto il disco sono costanti i riferimenti a Red Sparowes, GY!BE, eccetera) incredibilmente familiare e, perché no, anche “ammiccante” che tutti conosciamo in abbondanza. Il risultato è un lavoro oscuro ma seducente, soffocante ma delicato, monolitico e claustrofobico ma accomodante e coinvolgente. Un lavoro insomma che, sebbene non possa essere chiamato mai rivoluzionario o innovativo, non potremmo che definire comunque inattaccabile sia nel songwriting, sia nei suoni, sia nelle capacità mostrate. Permane l’immensa nostalgia dell’incombenza hardcore e visceralità crust di “Nord”, ma gli Year Of No Light hanno comunque mostrato di sapersi reinventare con estrema serietà e credibilità pur in un genere inflazionato e modaiolo come il post-rock strumentale.

TRACKLIST

  1. Tocsin
  2. Géhenne
  3. Désolation
  4. Stella Rectrix
  5. Alamüt
1 commento
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