6.5
- Band: YEAR OF NO LIGHT
- Durata: 01:10:51
- Disponibile dal: 07/05/2013
- Etichetta:
- Conspiracy Records
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“Vampyr” non è il nuovo album dei Year Of No Light, benché il format sia a tutti gli effetti quello di un full-length. In realtà “Vampyr” è uno score assemblato dalla compagine post-doom francese nell’ormai lontano 2009 (intorno allo stesso periodo un cui la band partorì “Ausserwelt”) e realizzato su commissione di Guillaume Gwardeath come colonna sonora al leggendario horror omonimo dell’era del muto firmato da C.T. Dreyer nel 1932. Una volta ultimato, il risultato finale ha poi colpito gli Year Of No Light in maniera così netta e profonda che la band ha voluto portare l’opera in tour e presentarla a varie audience, esperienza poi culminata con la proposizione dello stesso al Roadburn del 2012 e infine al Krakatoa Festival di Bordeaux nello stesso anno, occasione in cui la colonna sonora è stata per la prima volta registrata nella sua versione definitiva – e poi missata e masterizzata professionalmente – e che rappresenta l’LP di cui vi stiamo per parlare. Fatta eccezione per la title-track (unico scorcio di momenti doom-sludge veri e propri), del mostruoso oblio doom per il quale i francesi sono famosi qui non vi è traccia. “Vampyr” è infatti formato da un agglomerato di tracce ambient e noise dal feel altamente astratto e sperimentale che nulla hanno a che vedere con opere titaniche e terremotanti quali “Nord” e “Ausserwelt”. Vero è che i brani qui contenuti sono stati realizzati per accompagnare le immagini di un horror di altri tempi, e che sono dunque tracce dal feel estremamente decadente, deforme, lugubre e malsano, ma è anche vero che proprio per questo anche il loro carico emotivo sembra avere il freno a mano tirato per non snaturare un flusso di immagini nate ottant’anni fa con una delivery troppo moderna e futuristica che spesso accompagna lo stile di band post-metal come gli Year Of No Light. “Vampyr” insomma sembra essere un progetto estremamente autoreferenziale ed ermetico in cui l’ascoltatore casuale troverà davvero poco con cui esaltarsi, visto e considerato che senza la contemporanea visualizzazione del film il carico espressivo dell’opera è probabilmente fallato e molto levigato e, sempre se preso in sé, anche disordinato, caotico e anche un tantino raffazzonato. In futuro cercheremo di fruire il lavoro come è stato però inteso dalla band, ovvero in accompagnamento alle immagini del film, ma in questa sede, preso così per quello che è, “Vampyr” risulta essere un lavoro troppo astratto, volatile ed estemporaneo per marchiare a fondo la nostra percezione ed esaltarci in qualche modo.