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- Band: YNGWIE MALMSTEEN
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
- Distributore: Audioglobe
Yngwie Malmsteen è un personaggio che per certi versi può essere accostato a gruppi cardine come Iron Maiden o Ac/Dc, non tanto per dati di vendita o paragoni di importanza storica, quanto perchè sin dagli esordi è stato sommerso di elogi da une parte e contemporaneamente di critiche per aver fatto da vent’anni a questa parte solo album “fotocopia” (si vede che molti non hanno ascoltato “Fire & Ice”…). E’ innegabile che il chitarrista svedese sia il precursore di un genere che negli anni ha prodotto cloni su cloni con la pecca di non evolversi adeguatamente ai tempi. D’altro canto c’è da dire che “Attack”, dopo una serie di dischi poco ispirati (“Alchemy” e “War To End All Wars” su tutti), mostra un Yngwie rinvigorito e autore di composizioni fresche e di gran classe! Se l’inizio ascolto non è dei più felici, causa una “Razor Eater” abbastanza fredda ed inconcludente, la musica cambia a a partire dalla successiva “Rise Up”, brano tirato e pregno dell’antica maestosità “malmsteeniana”. Oltre all’axe-man, una band di tutto rispetto è co-arteficie di questo ritorno: Derek Sherinian, pur non destreggiandosi in assoli, compie un discreto lavoro con le sue tastiere ed un Doogie White spettacolare dona un tocco di magia ai pezzi dell’album. Chi segue da tempo le avventure del singer, oggi troverà la sua ugola parzialmente limitata dalle composizioni del buon Yngwie ma, nonostante sia abituato a ben altre prodezze vocali, è comunque in grado di far scuola anche per quanto riguarda il metal neoclassico. Come non citare poi le maestose “Valley Of Kings” e “Valhalla”, pezzo questo pregno della possente epicità di act quali “The Seventh Sign”, o ancora “Touch The Sky”, mid tempo che riporta alla mente le composizioni di “Trilogy” e “Baroque’n Roll” l’immancabile strumentale neoclassico! “Attack” però non è tutto rose e fiori, insieme a questi veri capolavori troviamo canzoni prive di mordente come la già citata opener o l’orrenda “Freedom Isn’t Free”, cantata da Malmsteen stesso, ma soprattutto i problemi nascono ancora una volta dalla produzione. Se ai tempi del penultimo “War To End all Wars” si poteva parlare di produzione a livello di demo tape, oggi le cose sì migliorano, ma siamo ancora lontani dagli standard raggiunti in passato…il tutto perchè Yngwie vuol far tutto da sè e occuparsi in prima persona anche del lavoro al mixer. Il voto poco esaltante, sia chiaro, non deve essere visto in relazione alla qualità dell’album, ma da una band storica come i Rising Force è più che lecito aspettarsi una maggior cura in dettagli tutt’altro che marginali come appunto i suoni e la produzione in generale. Per il resto “Attack” è una delle migliori release dell’anno!