7.5
- Band: ZEAL & ARDOR
- Durata: 00:42:29
- Disponibile dal: 23/08/2024
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Manuel Gagneux procede imperterrito per la sua strada. Una strada non propriamente lineare e monocorde: se volessimo rifarci al concept originale di Zeal & Ardor, è facile immaginare polverosi e sperduti sentieri nel profondo Sud degli Stati Uniti, di quelli che si aprono all’improvviso in crocicchi dove è possibile vendere l’anima al diavolo e da lì trovarsi in nuove, ignote direzioni.
Sono due le grandi differenze che “Greif” mette subito in campo: innanzitutto, la presenza ‘formale’ nella band dei musicisti che, a vario titolo e presenza, hanno accompagnato in questi anni Manuel nelle esibizioni dal vivo, quasi a voler confermare che non si tratta più di un puro progetto solista. Poi, in un calderone che fa sempre della sperimentazione libera il suo forte, sono proprio le due componenti fondative, ossia il gospel e il black metal, ad andare in secondo piano. Intensificando la direzione già scelta, in diversi brani, sul precedente disco. Largo spazio quindi a un approccio rock/cantautoriale oscuro, elettrico e sperimentale insieme, che spazia nei suoi richiami da Nick Cave a Greg Dulli, ma soprattutto occhieggia alle sonorità dei recenti QOTSA: è il caso di “Disease”, “Thrill” o “Sugarcoat”, tracce che permettono di mettere in luce anche l’ottima versatilità vocale di Gagneux. Su questo fronte, “Fend You Off” è uno dei brani più intensi e toccanti del disco, e uno di quelli in cui la vecchia anima più aggressiva viene declinata in nuove forme, così come nelle movenze etniche di “Are You The Only One Now?”. C’è tanta elettronica, spesso inserita con grazia nelle canzoni più minimali o più legate al filone black music (“Kilonova”, “Una Ville Vide”); tornano poi i richiami pattoniani in certi momenti più folli e violenti (“Clawing Out”, un’ottima sferzata psicotica e oscura). Sul trittico finale di brani, i ritmi rallentano e, pur non sparendo del tutto certi innesti elettrici, emerge un godibile intimismo che non trovava piena espressione dai tempi dell’esordio.
Diciamo che “Greif” è la naturale evoluzione del percorso di un artista libero e sicuramente sincero. Un disco che può coinvolgere maggiormente chi trovava troppo costruita la proposta originale, ma anche mettere a disagio, al primo ascolto, chi invece cercava certezze e conforto. Per chi apprezza la sperimentazione e la ricerca, infine, un album decisamente riuscito.