7.5
- Band: ZEBRAHEAD
- Durata: 00:37:25
- Disponibile dal: 16/10/2015
- Etichetta:
- Rude Records
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I’m not afraid to die for what i live for. Chi scrive, senza con questo voler prendere posizione verso l’una o l’altra corrente, è rimasto colpito da questo cartello esposto dagli Zebrahead durante il loro ultimo concerto a Parigi, tenutosi a pochi giorni di distanza daii tristemente noti fatti che hanno colpito la capitale francese. D’altronde, come noto, dietro l’immagine ‘cazzona’ si nasconde una band più che mai professionale, giunta con “Walk The Plank” al dodicesimo album in 17 anni di onorato servizio, attestandosi sempre su buoni livelli di ispirazione. Certo, il clamore mediatico ottenuto a cavallo del nuovo millennio – i lettori meno giovani ricorderanno il video con le conigliette in heavy-rotation su MTV – è ormai un lontano ricordo, ma nonostante il passare degli anni la miscela pop-punk-rap-metal del quintetto di Orange County non ha perso il suo smalto. Fedeli ad una formula ormai consolidata, e carichi della consueta dose d’ironia, Ali e soci alternano con precisione democristiana pezzi più ‘tirati’ (“Who Brings A Knife To A Gunfight?”, “Headrush”, “Running With Wolves”, “Save Your Breath”, “Wasted Generation”. “Kings of the Here And Now”) ad altri più ‘saltellanti’ (“Worse Than This”, “Keep It To Myself”, la title-track, “Battle Hymn”), tutti accomunati da una perenne atmosfera da party. Qua e là fa capolino l’autocitazionismo (“So What”), ma nel complesso, in bilico tra Peter Pan e Dorian Gray, i Nostri confermano di aver trovato l’elisir di eterna giovinezza, continuando a far ballare, ora come allora, legioni di vecchi e nuovi fan. Boccale in mano, coniglietta/o a portata di pacca e stereo a palla sulle note di “Walk The Plank”: come direbbe George Clooney, what else?