7.5
- Band: ZOM
- Durata: 00:32:21
- Disponibile dal: 24/11/2014
- Etichetta:
- Invictus Productions
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Già seganalatisi col promettente EP “Multiversal Holocaust”, gli Zom azzeccano anche il full-length di debutto, confezionando un’opera che gli amanti del lavoro precedente non potranno non apprezzare. “Flesh Assimilation” è una sorta di compresso rito voodoo che sa di assurdo e di sotterraneo. Selvaggio, inquietante nella sezione ritmica e nelle scansioni sincopate dello screaming e degli ululati di Chthon e Sodomaniac (rispettivamente anche al basso e alla chitarra). La tracklist muove le sue pulsazioni elettriche e la sua psichedelia oscura in un liquido denso e ottenebrante: è claustrofobica e disturbata, visionaria e ridondante nel suo sballottarci fra uptempo caotici e midtempo viziosi, piena di eco metalliche. Proprio come era stato per l’EP precedente, il trio irlandese sostanzialmente altera e infanga all’ennesima potenza il thrash più estremo e il proto-death metal di venticinque anni fa; si potrebbe sì parlare di “scuola Nuclear War Now” o di underground death metal della peggior specie, ma, alla fine dei conti, ascoltando bene i riff di tracce come “Dead Worlds” o “The Depths” si ha più che altro l’impressione di trovarsi al cospetto di una versione più sporca, sguaiata e feroce dei primi Sodom e Slayer. In questo caso, è soprattutto la produzione a fare la differenza: essa è l’elemento che deciderà da quale particolare fascia di pubblico il disco potrà essere realmente accettato e gradito; essendo questa a dir poco sudicia e vorticosa, è assai probabile che solo i fan dell’underground più oltranzista avranno la pazienza e le orecchie adeguatamente allenate per capirci qualcosa, con buona pace dei thrasher più comuni. Teorie, queste, che chiaramente non preoccupano affatto gli Zom, i quali sembrano proprio un gruppo che vuole andare per la propria strada, fieri di poter alienare l’ascoltatore medio con una proposta che, se possibile, oggi concede ancora meno campo al “buon gusto” che in passato. Con otto brani per una durata complessiva di poco più di mezzora (minutaggio perfetto per queste sonorità), “Flesh Assimilation” è senz’altro uno degli album più bestiali ascoltati negli ultimi tempi; il secondo convincente capitolo di una carriera iniziata a tutti gli effetti nel migliore dei modi.