
Necrodeath – Frantic Fest – 14 agosto 2025 – foto Benedetta Gaiani
Dopo decenni di attività e un ruolo imprescindibile nella storia del metal italiano, i Necrodeath si apprestano a chiudere definitivamente il cerchio con due ultimi concerti d’addio previsti per dicembre. Un’occasione carica di emozione e memoria, perfetta per ripercorrere insieme al loro instancabile batterista Peso le radici musicali che hanno plasmato il suo stile e la sua visione artistica. Ecco i cinque dischi che hanno segnato la sua formazione, guidandolo dai primi ascolti adolescenziali fino alla nascita dei Necrodeath e oltre.
KISS – “Unmasked” (1980)
“Unmasked” dei Kiss è stato il primo disco che ho comprato. Avevo dodici anni e non avevo ancora una cultura musicale, ma quei mostri mi attiravano anche perchè nel mio subconscio erano dei super-eroi e non delle persone reali. Appena ascoltai il primo pezzo capii subito che quella era roba per me, ma fu con l’arrivo della traccia numero 4, “Naked City” che rimasi ipnotizzato da quel riff e dal ritornello che tuttora mi risuona in testa. Da quel giorno capii che quella era la mia musica!
RAVEN – “Rock Until You Drop” (1981)
Anche in quel caso la copertina fu complice dell’acquisto. Quella sala prove con tutti gli strumenti sottosopra e loro sommersi dagli stessi fu uno scatto geniale, e ascoltando il disco iniziai a realizzare che si poteva schiacciare l’acceleratore e andare molto più veloce. Da lì iniziò la mia ricerca su cose sempre più estreme.
VENOM – “Black Metal” (1982)
Fu con questo album che si consolidò l’amore per la musica estrema e quando andai a vederli a Milano nel 1984, al mio ritorno decisi che anche io – che già strimpellavo la batteria – dovevo fare assolutamente tutto quel casino. Era bellissimo ascoltare, ma sarebbe stato fantastico comporre qualcosa del genere. Nacquero così i Ghostrider, che da lì a breve cambiarono nome in Necrodeath.
SLAYER – “Reign in Blood” (1986)
L’album che in assoluto rappresenta per me tutta l’essenza del metal, racchiuso in mezz’ora. Capolavoro assoluto e disco di livelli irraggiungibili per chiunque.
KREATOR – “Pleasure to Kill” (1986)
Album fondamentale per la mia ispirazione artistica all’interno dei Necrodeath. Quando uscimmo col demo-tape “The Shining Pentagram” eravamo molto orgogliosi del prodotto realizzato, ma quando uscì “Pleasure to Kill” fummo scaraventati per terra da quella violenza artistica, tanto che dopo una settimana di depressione ci rimboccammo le maniche per cercare di ricreare anche noi una cosa su quell’onda. L’anno dopo uscì “Into the Macabre”!





