A cura di Giacomo Slongo
L’esposizione mediatica di cui ormai godono i Behemoth fa puntualmente sì che, nonostante le pause fra un disco e l’altro non siano certo risicate (quattro anni, all’incirca), sembri passato sempre un giorno dalla precedente fatica in studio. Era stato così per “I Loved You At Your Darkest”, seguito dell’acclamatissimo “The Satanist”, e così è oggi per “Opvs Contra Natvram”, dodicesimo sigillo (escludendo ovviamente le varie pubblicazioni minori) di una carriera che, dalle tenebre del più profondo underground polacco, ha visto la creatura di Adam Darski conquistare inesorabilmente le luci della ribalta, quelle del main stage di Wacken e di tour ‘for the masses’ come quello a supporto degli Slipknot o l’imminente The European Siege in compagnia degli Arch Enemy. Inutile sottolineare, quindi, come l’album sia fra i più attesi del 2022, e che ancora una volta – come sempre accade quando a scendere in campo è un’entità di questo calibro – pubblico e critica finiranno per scindersi in maniera distinta e contrapposta: i discepoli del Verbo di Nergal, da un lato, avvicinatisi alla band magari proprio grazie alla svolta catchy del suddetto “The Satanist”; gli hater e/o gli irriducibili dei vecchi “Satanica” e “Demigod”, dall’altro, in uno scontro che siamo certi i Nostri sapranno cavalcare con il consueto mix di arguzia e senso degli affari. Ma come suona, in definitiva, “Opvs…”? In attesa della recensione vera e propria, in arrivo fra qualche settimana, Metalitalia.com vi porta tra le pieghe di un’opera assolutamente in linea con quanto prodotto dal 2014 in avanti, in cui però – va detto – mestiere e songwriting in modalità ‘pilota automatico’ iniziano a farsi sentire con più insistenza rispetto al recente passato, pur senza mostrare il fianco a vere e proprie sbandate. Buona lettura…
BEHEMOTH
Nergal – voce, chitarra
Inferno – batteria, percussioni
Orion – basso, backing vocals
Guest
Seth – chitarra
OPVS CONTRA NATVRAM
Data di uscita: 16/09/2022
Etichetta: Nuclear Blast
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01. Post-God Nirvana (03:10)
Un’introduzione dai toni dapprima mistici e orientali – che vedremmo bene anche su certi dischi del roster Invictus Productions – e poi epici e trionfali, con il growl riconoscibilissimo di Nergal a scandire una litania (satanica) utile soprattutto ad acclimatarsi nell’ascolto e a constatare l’enorme lavoro in sede di produzione, la quale, come ormai da prassi quando si parla dei Behemoth, rivela un’attenzione maniacale per il confezionamento e la resa complessiva dell’opera. Un quadro sonoro in cui, a prescindere dalla bontà della musica, nessun dettaglio è lasciato al caso, e che in questo caso vede coinvolti l’ormai fidato Daniel Bergstrand (“The Satanist”, “I Loved You At You Darkest”) e, per quanto concerne il mixing, il veterano Joe Barresi (Alice in Chains, Enslaved, Soundgarden).
02. Malaria Vvlgata (02:18)
Il primo brano ‘effettivo’ di “Opvs Contra Natvram” è quel che si dice una bella manata. In poco più di due minuti, “Malaria Vvlgata” trova il tempo di propagarsi e di fare tabula rasa attorno a sé grazie a penetranti scariche di blast-beat e ad un riffing brutale ma – ça va sans dire – rifinitissimo che non lascia spazio a dubbi sulle intenzioni della band con questo pezzo: dimostrare che, nel momento in cui vuole e lo decide, certi ritmi continuano ad essere assolutamente alla sua portata. L’impatto è quindi notevole, sebbene – con un minimo di conoscenza del vecchio repertorio – non si faticheranno a scorgere diverse similitudini con “Amen” o con altre rasoiate composte nell’ultima quindicina d’anni.
03. The Deathless Sun (04:43)
Per scelta, non ci soffermeremo troppo sul contenuto dei singoli già resi disponibili nelle scorse settimane e che troverete anche in calce ai rispettivi trafiletti. Ad ogni modo, “The Deathless Sun” rientra senza dubbio fra gli episodi più felici e ispirati di “Opvs…”: forte di un ritornello catchy, sornione, ma assolutamente funzionale (specie in ottica live), il brano è un compendio di tutte quelle soluzioni che, da “The Satanist” in poi, hanno consentito alla proposta dei Behemoth di svecchiarsi e di aumentare il proprio coefficiente di fruibilità, evitando al contempo di gettare la propria natura death-black e la propria credibilità artistica nel cesso.
04. Ov My Herculean Exile (04:43)
“Ov My Herculean Exile” non può certo essere definita una composizione brutta o scadente, ma è come se fosse la sorella meno succinta e provocante di “Havohej Pantocrator” (da “ILYAYD”). Un midtempo crepuscolare in cui la passione di Nergal per il filone dark/gothic rock ha modo di esprimersi attraverso arpeggi, punteggiature di strumenti a fiato e soluzioni ritmico-chitarristiche mai sopra le righe, qui però riproposti in maniera leggermente meno accattivante rispetto alle ultime prove in studio.
05. Neo-Spartacvs (04:18)
Il successo di una mega-hit come “Ora pro Nobis Lucifer” deve aver lasciato il segno nella testa e nel modo di comporre di Nergal, che in “Neo-Spartacvs” ne recupera – forse inconsciamente, forse no – le istanze ritmate e incalzanti soprattutto all’altezza delle varie strofe, il cui andamento si differenzia perlopiù grazie al ‘botta e risposta’ fra le growling vocals e una sorta di spoken word simile alla vocalità deviata di Attila Csihar dei Mayhem.
06. Disinheritance (04:22)
Dopo tre brani mediamente controllati, utili a spezzare l’andamento delle future setlist e a consentire al quarantacinquenne frontman di rifiatare fra una “Conquer All” e una “Slaves Shall Serve”, con “Disinheritance” i Behemoth tornano a pigiare con più insistenza il piede sull’acceleratore. La ‘botta’ c’è, su questo non ci piove, ma un ascoltatore esigente potrebbe anche sottolineare come il riffing, specie nella prima parte della canzone, sappia un po’ di generico, senza quella brillantezza utile a renderlo davvero memorabile. Il livello si alza decisamente nel finale, quando guitar-work e sezione ritmica producono finalmente un gioco di incastri degno della classe e dell’ingegno della band polacca.
07. Off to War! (04:47)
Anche dopo numerosi ascolti, “Off to War!” continua a sembrarci un uptempo insipido che morde senza mai ferire mortalmente l’ascoltatore. Se, da un lato, apprezziamo la volontà di mescolare un po’ le carte in tavola e di aggiungere nuovi elementi alla posta in palio, in questo caso accostabili al vibe punkeggiante di Carpathian Forest e Darkthrone, dall’altro non ci convince la vitalità di un riffing che – a tratti – dà l’impressione di procedere più per inerzia che per effettiva voglia di bruciare il mondo. In definitiva, un singolo che non ci ha impressionato granché.
08. Once upon a Pale Horse (04:16)
“Opvs…” entra definitivamente nella sua parentesi più debole e stanca con “Once upon a Pale Horse”, pezzo che, senza troppi problemi, ci sentiamo di ascrivere alla categoria dei filler. Stilisticamente accostabile a “Ov My Herculean Exile”, in virtù di un incedere cadenzato e non troppo aggressivo, il pezzo non decolla praticamente mai a livello di dinamiche e strutture, attestandosi su una sufficienza piena che – parlando dei Behemoth – non può non lasciare almeno un po’ l’amaro in bocca.
09. Thy Becoming Eternal (04:09)
Brano dalla duplice natura, “Thy Becoming Eternal” parte come la tipica invettiva blasfema del trio, con cori simil-bianchi a rafforzare la feroce prova al microfono di Nergal, salvo poi cambiare pelle e trasformarsi, verso il finale, in un climax dal fortissimo sapore epico e cinematografico. Qui, un uso come sempre sapiente e moderato delle orchestrazioni, unito al parlato espressivo del leader maximo, danno vita ad una delle parentesi più intense e suggestive dell’album, non troppo distante da quelle di una “Ben Sahar” o di una “O Father O Satan O Sun!”. Dal 17 agosto, potrete ascoltarla anche voi su tutte le piattaforme, dal momento che è stata scelta come quarta anticipazione del disco.
10. Versvs Christvs (06:29)
Come da tradizione, il sipario si chiude sulle note di una composizione molto solenne, che in questo caso arriva persino a strizzare l’occhio alle atmosfere gotiche e suadenti dei Cradle of Filth di metà anni Novanta. Una novità pressoché assoluta in casa Behemoth, che però – dopo qualche perplessità iniziale – ha finito per convincerci con il passare degli ascolti, risultando un esperimento quantomeno inaspettato e interessante. L’uso del piano e la voce ora sussurrata, ora strozzata di Nergal, d’altronde, non mentono su alcuni dei riferimenti stilistici del brano, e da lì l’ascolto di “Versvs Christvs” procede in un’alternanza di pieni e vuoti, digressioni blues mutuate dal progetto Me and That Man ed esplosioni magniloquenti di rabbia che pongono la parola ‘fine’ sull’ennesima opera destinata a dividere e ad appassionare la platea metal nei mesi a venire. L’appuntamento, ora, è per il prossimo 16 settembre, data di uscita ufficiale dell’album…