A cura di Giacomo Slongo
Sfruttando la vetrina offerta dal sempre più rinomato Netherlands Deathfest (prossimamente il report su queste pagine), la Season of Mist ha pensato bene di invitare alcuni membri della stampa internazionale all’ascolto di uno dei titoli più attesi di questa prima metà di 2017, “Dance and Laugh Amongst the Rotten” dei symphonic black metaller Carach Angren, la cui uscita è prevista per il prossimo 16 giugno. L’incontro è avvenuto il secondo giorno di festival, in uno dei tanti pub/ristoranti adiacenti allo 013 e in presenza di due membri della band, il cantante/chitarrista Seregor e il batterista Namtar, i quali non hanno mancato di esprimere tutta la loro soddisfazione nei confronti della nuova opera. Come avrete modo di intuire leggendo il track-by-track che segue, “Dance and Laugh…” ci consegna una band visibilmente maturata sotto il profilo del songwriting, determinata a catturare il pubblico con strutture catchy, emotive e rifinite, lontane dagli eccessi del passato e da quel generale senso di boriosità che si respira all’interno del sotto-genere. Spiace solo non aver avuto sotto mano i testi, da sempre componente fondamentale nella proposta dei Nostri, anche se grazie alle parole di Seregor possiamo anticiparvi che il concept verterà su storie di stregoneria, esorcismi e possessioni demoniache, con un grosso colpo di scena finale…
CARACH ANGREN
Namtar – batteria, percussioni
Seregor – chitarre, voci
Ardek – tastiere, piano, orchestrazioni
DANCE AND LAUGH AMONGST THE ROTTEN
Data di uscita: 16 giugno 2017
Etichetta: Season of Mist
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01. Opening (02:17)
Le porte della casa stregata si aprono sulle note di un’intro strumentale che parrebbe uscita dalla soundtrack di “House on Haunted Hill”. Tastiere subito in evidenza e sottili orchestrazioni di sottofondo ci conducono per mano ad un lugubre crescendo, perfetto per calarsi nel mood orrorifico dell’opera…
02. Charlie (04:10)
Brano estremamente vario e ricco di spunti, “Charlie” rappresenta al meglio i Carach Angren 2017. La struttura è molto più vicina alla forma canzone rispetto al passato, con strofe e ritornelli a spiccare immediatamente durante l’ascolto, mentre cori e voci pulite si affiancano allo screaming sfiorando vette di pathos altissime. Quattro minuti all’insegna di un groove ficcante e di una spiccata fluidità che aprono in pompa magna le danze (macabre) del disco.
03. Bloodqueen (04:55)
Senso del groove che è possibile riscontrare anche nella successiva “Bloodqueen”, ‘singolo’ per eccellenza di questo “Dance and Laugh Amongst the Rotten”. Il brano è inaugurato da una serie di riff impattanti e dal vago retrogusto thrash, a fronte dei quali sorge spontaneo ondeggiare il capo, ma non passa molto tempo prima che le orchestrazioni di Ardek (mai così ben amalgamate alla strumentazione tradizionale) salgano in cattedra e spianino la strada ad un chorus orecchiabilissimo, sorretto da lead di chitarra altrettanto melodici. Segue poi la prima, spaventosa parentesi recitata del disco, con un Seregor da brividi nei panni di voce narrante, stemperata da un finale roccioso e cadenzato che palesa tutta la volontà dei Nostri di comporre un lavoro maggiormente catchy.
04. Charles Francis Coghlan (06:07)
Minutaggio consistente per quello che, senza ombra di dubbi, è l’episodio più melodico del lotto. Violino, orchestrazioni e chitarre lavorano all’unisono per traghettarci verso un altro ritornello incisivo e memorizzabile, riproposto di volta in volta in maniera sempre più enfatica e sontuosa. Nonostante la forte atmosfera barocca, “Charles Francis Coghlan” non sfocia mai nella ridondanza, segno di un songwriting che ormai – dopo cinque album e quattordici anni di esperienza – sa bene come limare tutto il limabile, riducendo al minimo gli eccessi. Gran finale composto da un interludio fantasmagorico e da un crescendo strumentale di forte impatto.
05. Song for the Dead (04:16)
Il primo estratto di “Dance and Laugh Amongst the Rotten” è paradossalmente l’episodio meno rappresentativo e coinvolgente del disco. Una parentesi dal sapore interlocutorio che sembra scandire la fine del primo e l’inizio del secondo tempo, coerente con l’approccio cinematografico del terzetto, in cui a prevalere sono ancora una volta registri groovy e ritmati. Da segnalare comunque la sentitissima prova al microfono da parte di Seregor, espressivo e magnetico come suo solito.
06. In de naam van de duivel (06:29)
Uno dei brani più complessi e ritmicamente vari dell’opera. “In de naam van de duivel” si apre in maniera serrata e incalzante, con un uptempo thrashy da cui fanno capolino orchestrazioni lugubri e spettrali. Non facciamo però in tempo ad acclimatarci che il tutto assume una piega completamente diversa, tra lead di chitarra struggenti, melodie ariose e un pianoforte in primissimo che definiremmo quasi leggiadro, preso di peso dalla scena gothic/power di metà anni ’90. Come per “Charles…”, i Carach Angren dimostrano di avere a cuore prima di tutto l’impatto, imbastendo una composizione sì articolata e ricca di stratificazioni, ma non per questo pretenziosa o pacchiana.
07. Pitch Black Box (03:17)
Dopo un’intro nervosa a base di tastiere, “Pitch Black Box” si mostra per quello che è realmente: un midtempone pensato appositamente per la dimensione live, il cui ritornello, insistito e martellante, verrà quasi sicuramente scandito dalle urla dei fan. Parliamo dell’episodio più spoglio e guitar-oriented della tracklist, utile a rifiatare dopo la sbornia di soluzioni di “In de naam…”, etichettabile come ‘standard’ se raffrontato al resto della tracklist.
08. The Possession Process (04:27)
Fin dal titolo, “The Possession Process” si configura come il brano più violento e macabro di “Dance and Laugh Amongst the Rotten”. Riffing e tastiere non cedono mai a tentazioni melodiche, mentre la batteria si preoccupa di scandire il tutto con fare secco e tagliente, sfociando in un finale che, guarda caso, ricorda i movimenti innaturali della cara vecchia Regan MacNeil. Si sprecano i riferimenti all’immaginario horror (basti sentire le keyboard di Ardek), per un episodio che potrebbe tranquillamente essere uscito dai vecchi “Death Came Through a Phantom Ship” e “Where the Corpses Sink Forever”.
09. Three Times Thunder Strikes (05:19)
Per il capitolo conclusivo di “Dance and Laugh Amongst the Rotten” i Carach Angren giocano nuovamente la carta varietà, costruendo un altro episodio ricco di soluzioni e di cambi di umore. “Three Times Thunder Strikes” si evolve in maniera aggressiva, arrivando a spiazzare completamente l’ascoltatore con un riff che non esitiamo a definire swedish death metal, denotando nel frattempo la solita attenzione per lo sviluppo ritmico (estremamente fluido) e per l’orecchiabilità del tutto. Immancabili, nel finale, subentrano il pathos e la grandeur sinfonica, contrastando così l’incedere arcigno dei primi minuti e ponendo trionfalmente la parola fine sull’opera.