Doro – voce
Luca Princiotta – chitarra
Bas Maas – chitarra
Nick Douglas – basso
Johnny Dee – batteria
CD1 – FOREVER WARRIORS
01. ALL FOR METAL (04:02)
“All For Metal” apre il nuovo album di Doro nella maniera più classica possibile. Un grande anthem, che vuole essere dichiaratamente la nuova “All We Are”: cori efficaci ed immediati, da cantare dopo il primo ascolto; un riff essenziale e lineare e una batteria deflagrante. Fedele alla natura di Doro, il brano si configura come un grande tributo al grande popolo heavy metal: da una parte i fan, da sempre nel cuore della bionda cantante, e dall’altra i musicisti stessi, che infondono giorno dopo giorno nuova linfa alla musica. Non è un caso, dunque, se in questo brano troviamo una marea di ospiti, uniti per il metal: Mille Petrozza dei Kreator, Johan Hegg degli Amon Amarth, Chuck Billy dei Testament, il compianto Warrel Dane, Jeff Waters degli Annihilator, i Sabaton al completo, Ross The Boss, Rock ’n’ Rolf dei Running Wild, l’ex Sodom Andy Brings e Tommy Bolan, che fu il chitarrista degli Warlock ai tempi di “Triumph And Agony”. Ad accompagnare il brano anche un videoclip, registrato principalmente a Wacken, in cui alle immagini live del festival si accompagnano i cameo dei vari ospiti che si avvicendano nel duettare, anche per pochi secondi, con la cantante.
02. BASTARDOS (03:49)
Il secondo brano si apre con Doro che canta con foga “Bastardoooos!”. Con un titolo del genere, impossibile non ripensare ai vecchi discorsi di Joey DeMaio nei concerti italiani, dove il bassista, in un miscuglio tra italiano e spagnolo, si scagliava contro i ‘bastardos’ nemici del vero metallo. Facezie a parte, la canzone è un pezzo tirato e veloce, con la doppia cassa a travolgere tutto e una chitarra tagliente e metallica come una motosega. Ci aggiriamo su territori più vicini a quelli dei primi Warlock, per un brano che potremmo accostare, come stile, al classico “Burning The Witches”.
03. IF I CAN’T HAVE YOU – NO ONE WILL (feat. Johan Hegg) (05:09)
Il terzo episodio dell’album è certamente uno dei più interessanti e sorprendenti. L’apertura del brano si dipana sulle coordinate della ballad ed anche il titolo sembra riferirsi ad una relazione sentimentale. Tuttavia il messaggio appare minaccioso (“Se non posso averti, non ti avrà nessun altro”) ed il nome di Johan Hegg sembra confermare il fatto che non si tratti esattamente di una canzone d’amore. Il tutto viene confermato dall’ingresso del cantante degli Amon Amarth, che però entra quasi di soppiatto nel brano. La musica non esplode immediatamente, ma cresce lentamente, versando colate di metallo un poco per volta. L’effetto è particolare, per una sorta di anti-ballad, che, pur non avendo sotto mano i testi esatti, racconta in maniera evidente di un amore possessivo e sinistro.
04. SOLDIER OF METAL (04:35)
Rispetto all’episodio precedente, questa volta è il turno della prima vera ballad dell’album, introdotta dal pianoforte e da un bell’arrangiamento di archi. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare dal titolo dell’album, dal quale ci si aspetterebbe un brano dal piglio guerresco e dall’alto tasso metallico, “Soldier Of Metal” rivela invece un’anima malinconica, impreziosita da una musica maestosa. Ottimo l’assolo finale di chitarra, suonato con gusto e perfettamente incastonato nella struttura del brano.
05. TURN IT UP (03:23)
Quinto brano e si cambia nuovamente, confermando il dinamismo e la varietà di questo lungo capitolo discografico. Una voce maschile dice “Ready?”, “Yep!” risponde Doro, prima di dar fuoco alle polveri. Si tratta di un brano più giocoso, frizzante e veloce. Come spesso accade nelle composizioni di Doro, ci troviamo di fronte ad un anthem adatto alla dimensione live. Se dovessimo scegliere un brano già edito a cui accostarlo, probabilmente sarebbe “Burn It Up” (da “Calling The Wild”) e non solo per l’assonanza nel titolo.
06. BLOOD, SWEAT AND ROCK ’N’ ROLL (04:22)
L’ascolto prosegue e con “Blood, Sweat And Rock ’n’ Roll” è il momento di ritornare in territori cari agli Warlock di “Triumph And Agony”. In questo caso il sound ci ha riportato alla mente un grande classico della Metal Queen come “East Meets West”: ancora grandi cori, che permettono di fissare subito il brano nella mente, ma ciò che emerge è soprattutto la prova vocale di Doro, in questo episodio particolarmente squillante ed efficace. Sul finale, una scorribanda di chitarra solista chiude il cerchio, tenendo alto il tasso di adrenalina.
07. DON’T BREAK MY HEART AGAIN (04:41)
Con “Don’t Break My Heart Again” arriva la prima cover in scaletta. Il pezzo originale è degli Whitesnake, tratto da “Come An’ Get It” (1981). La rilettura di Doro e la sua band predilige ovviamente l’aspetto metallico, enfatizzando l’incedere ritmico conciso che la rende quasi marziale. Si perde invece l’atmosfera calda dell’originale così come l’organo hammond di Jon Lord, fondamentale in questo pezzo. Arrangiamento molto semplice e lineare che, ad un primo ascolto, non valorizza a pieno la rilettura del brano. Efficace come sempre, invece, la prova vocale, che contrappone il timbro potente della cantante a quello sabbiato di David Coverdale.
08. LOVE’S GONE TO HELL (04:16)
L’ottavo brano di “Forever Warriors” ci regala un’altra sfumatura della musica di Doro: questa volta il sound si fa più cupo e oscuro, con un tocco più moderno. Non siamo nei territori industrial di “Machine II Machine”, ma indubbiamente il brano si allontana un po’ dagli standard della cantante. Le chitarre si ispessiscono, accompagnate da un pianoforte malinconico. Un brano che, almeno rispetto allo stile più tipicamente old-fashioned di Doro, viene caratterizzato da chiaroscuri inusuali. Con il procedere dell’ascolto appare sempre più evidente come la cantante abbia fatto del suo meglio per non creare un’opera ripetitiva e monolitica.
09. FREUNDE FÜRS LEBEN (04:25)
Come da tradizione, non può mancare un brano in tedesco. La canzone inizia con una citazione della celebre “Für Immer”, ma ben presto imbocca un sentiero diverso rispetto a all’intenso brano di “Triumph And Agony”. Questa volta abbiamo a che fare con un midtempo roccioso, che si appoggia ad una melodia lineare ed essenziale, puntando sulla ritmica. In quest’ottica appare particolarmente azzeccato l’uso del tedesco, la cui metrica cadenzata e dura si sposa perfettamente con l’incedere scandito della musica. Grintosa la performance della cantante, che ha la capacità di alternare momenti luminosi ed angelici ad altri graffianti ed infuocati.
10. BACKSTAGE TO HEAVEN (feat. Helge Schneider) (03:51)
Abbiamo ascoltato brani che ci riportano alla mente gli Warlock, altri che proseguono la linea intrapresa dalla cantante negli ultimi anni, ma mancava qualcosa che rievocasse i primi anni della sua carriera solista, quelli passati sotto l’egida di Gene Simmons. Ci pensa Jack Ponti, co-autore di “Backstage To Heaven” a colmare questo vuoto, grazie ad un brano dal piglio americano, caratterizzato da chitarre grasse e una buona linea melodica. Un tocco particolare, infine, viene dato dall’ospite, Helge Schneider, attore, comico e polistrumentista jazz, che infila un bel solo di sassofono, chiudendo uno dei pezzi più interessanti del lotto.
CD2 – FOREVER UNITED
01. RÉSISTANCE (03:14)
Il disco si apre con un altro pezzo diretto, dalla durata contenuta e caratterizzato da quell’essenzialità che contraddistingue queste composizioni. Non abbiamo a che fare con una bordata metallica veloce, quanto piuttosto con un classico mid-tempo che scalda gli animi. Se dovessimo scegliere un brano da accostare alla copertina dell’album, sarebbe proprio questo, con Doro a guidare una schiera di metalhead borchiati pronti a combattere il sistema a suon di heavy metal.
02. LIFT ME UP (04:50)
Il secondo episodio di “Forever United” è affidato ad una ballad. Nulla di particolarmente sconvolgente nella costruzione musicale, ma ciò che fa la differenza è la voce di Doro. Come dicevamo in un’altra occasione, la cantante tedesca riesce ad essere efficace sia quando si tratta di essere graffianti e potenti, sia nei passaggi più delicati e romantici. In questa occasione emerge il lato più candido e luminoso della voce di Doro, per un brano che vuole dare conforto e speranza nei momenti più bui. Fino a questo momento, i pezzi lenti hanno colpito tutti nel segno.
03. HEARTBROKEN (feat. Doug Aldrich) (04:40)
Dopo “Lift Me Up”, si torna a picchiare duro, perché, contrariamente a quanto potrebbe far pensare il titolo, qui non abbiamo a che fare con un lento strappalacrime, bensì con un robusto pezzo a cavallo tra hard rock ed heavy metal. I tempi non sono velocissimi, si punta piuttosto al groove delle chitarre. Anche in questo caso abbiamo un ospite ad impreziosire il lavoro: si tratta di Doug Aldrich, attualmente in forza nei The Dead Daisies, ma che ricordiamo anche per la sua carriera al fianco di Ronnie James Dio e negli Whitesnake di David Coverdale. Aldrich regala a Doro un assolo muscolare che imperversa su finale, dando un tocco personale alla canzone, pur senza esserne l’autore.
04. IT CUTS SO DEEP (05:17)
Prosegue l’alternanza tra momenti più energici ed altri più delicati. La canzone parte leggiadra con un pianoforte a cui poi si aggiungono progressivamente chitarra, basso e batteria, prima di esplodere nella più classica power ballad anni Ottanta. Nessuna innovazione, una struttura da manuale, forse una punta di intensità in meno rispetto agli episodi già ascoltati, ma sul finale le emozioni tornano a farsi sentire e la canzone prende finalmente il volo.
05. LOVE IS A SIN (04:08)
Vorremmo cercare una definizione più professionale ed istituzionale di “Love Is A Sin”, ma abbiamo a che fare con un vero e proprio pezzo ‘tamarro’. Sarà forse l’assonanza nel titolo, ma durante l’ascolto ci è venuta in mente la rilettura fatta dai Gamma Ray di “It’s A Sin” dei Pet Shop Boys. Chitarre incalzanti, un intervento di una voce narrante profonda, e un finale con le tastiere in evidenza a fare da tappeto alla voce di Doro, che ripete fino a sfumare il titolo del brano. Divertente e piacevole, anche se al limite del kitsch.
06. LIVING LIFE TO THE FULLEST (04:39)
Come già annunciato, arriva il momento di ascoltare la canzone scritta da Doro per il mai troppo compianto Lemmy. L’amicizia e l’affetto sono palpabili: “sono grata di averti conosciuto”, canta Doro, “non sai quanto ci manchi”. Musicalmente ci troviamo davanti ad un brano heavy, che però non cerca di essere ‘motorheadiano’. Un omaggio all’integrità di un grande personaggio che non è mai sceso a compromessi. Negli ultimi secondi, possiamo ascoltare proprio la sua voce, che dice qualche parola e ridacchia sornione. Non sai quanto ci manchi, Lemmy.
07. 1000 YEARS (04:44)
Un altro lento? Ebbene sì. Questa volta si apre con una chitarra acustica e un violoncello, a cui poi si aggiunge un arrangiamento di archi che sale fino ad includere la componente elettrica, con doveroso assolo di chitarra e una conclusione circolare nuovamente scandita dalla chitarra acustica. Più interessante la prima parte, diversa da quanto ascoltato finora, mentre più standard la chiusura elettrica. Indubbiamente chi ama le ballad troverà parecchio materiale in questo disco. Forse addirittura troppo.
08. FIGHT THROUGH THE FIRE (03:47)
A ripristinare il giusto tasso di metallo fumante, ci pensa “Fight Through The Fire”, brano graffiante e veloce, che ci riporta immediatamente ai fasti degli Warlock, ma rivisti e modernizzati nell’ottica del 2018, anche grazie all’ottima produzione. Molto efficace la linea melodica, che si sposa alla perfezione con il piglio aggressivo del brano. Non sappiamo quali brani di “Forever Warriors, Forever United” troveranno spazio nella scaletta di Doro, ma certamente questa canzone sembra avere tutte le carte in regola per infiammare il pubblico assieme ai classici della Metal Queen.
09. LOST IN THE OZONE (03:26)
Secondo omaggio a Lemmy, che questa volta viene ricordato con la sua “Lost In The Ozone” (da “Bastards”, 1993). Un’interpretazione sentita e sincera: non cercheremo di fare paragoni o confronti con la versione originale, ci gustiamo semplicemente una grande canzone, riproposta con trasporto da un’amica. Un giusto modo per concludere un disco dalle molteplici sfaccettature.
BONUS TRACK
CARUSO
Se diciannove canzoni non fossero sufficienti, “Forever Warriors, Forever United” offre ben sei bonus track aggiuntive. Durante l’anteprima, queste canzoni sono state escluse dalla listening session, tuttavia Doro ha fatto un’eccezione per noi italiani, dandoci la possibilità di ascoltare “Caruso”, rilettura del celeberrimo brano di Lucio Dalla. La canzone viene riproposta con un arrangiamento piuttosto fedele: vengono enfatizzati gli archi ad accompagnare il pianoforte, mentre sul finale fanno capolino anche le chitarre elettriche. Saggiamente queste non vengono poste in primo piano, ma rimangono sullo sfondo, evitando di scadere nella pacchianata. La performance di Doro con la nostra lingua madre è buona, nonostante il forte accento tedesco e qualche difficoltà nella pronuncia della erre. Certo, la scelta di “Caruso” non è originalissima: è probabilmente uno dei brani italiani più famosi all’estero assieme a “Nel Blu Dipinto Di Blu” e “O Sole Mio”, tuttavia è sempre bello vedere un’artista omaggiare l’Italia e la sua musica.