HELLOWEEN – il nuovo “Helloween” traccia per traccia!

Pubblicato il 16/04/2021

A cura di Carlo Paleari

Come abbiamo svelato all’interno di una puntata del nostro podcast dedicata alle Zucche di Amburgo, abbiamo avuto la possibilità di ascoltare in anteprima “Helloween”, l’attesissimo ritorno discografico della band tedesca dopo il trionfo del “Pumpkins United World Tour”. L’ascolto del nuovo album degli Helloween è avvenuto in concomitanza con una conferenza stampa in cui erano presenti Kai Hansen, Michael Kiske ed il batterista Dani Loeble, tutti e tre soddisfatti di poter finalmente iniziare a raccogliere i primi feedback su un album dalle aspettative altissime. I musicisti hanno raccontato il processo creativo del nuovo album, di come ciascuno abbia portato le proprie idee e canzoni al gruppo, valutando di volta in volta se queste potessero adattarsi ad un progetto mastodontico come “Helloween”. Un aspetto su cui la band ha puntato molto, infatti, è stato quello di presentare un lavoro che fosse al tempo stesso coerente con il passato e una continuità con la storia (anche recente) della band. Da questo punto di vista l’obiettivo è stato centrato in pieno: durante l’ascolto abbiamo carpito sensazioni ed emozioni provenienti da ogni fase della carriera degli Helloween, complice anche un affiatamento ritrovato grazie al lungo tour della reunion. Naturalmente, potendo contare su un unico ascolto, tutto di fila, senza possibilità di soffermarsi sulle singole canzoni, sarebbe impossibile lanciarci oggi in giudizi affrettati: avremo modo e tempo di approfondire in sede di recensione dopo aver dedicato il giusto tempo a questo passo importantissimo nella carriera degli Helloween. Quello che possiamo fare, invece, è condividere con voi le prime impressioni, quelle a caldo, raccolte e fissate sulla carta quando ancora le dodici tracce dell’album stavano martellando i nostri avidi padiglioni auricolari. Buona lettura!

Michael Kiske – voce
Andi Deris – voce
Kai Hansen – chitarra, voce
Michael Weikath – chitarra
Sascha Gerstner – chitarra
Markus Grosskopf – basso
Dani Loeble – batteria

HELLOWEEN
Data di uscita: 18 Giugno 2021
Etichetta: Nuclear Blast
Sito Ufficiale
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01. OUT FOR THE GLORY
Se la bellissima copertina del nuovo “Helloween” vuole riportarci subito alle atmosfere dei due “Keeper Of The Seven Keys”, “Out For The Glory” sembra intenzionata a confermare questa prima impressione. Il brano, firmato da Weikath, è un concentrato di melodia in pieno stile Helloween. Un’opener veloce, melodica, sulla falsa riga di una “I’m Alive” o “Eagle Fly Free”, con Kiske immediatamente sugli scudi, quasi a voler ribadire con forza la volontà di riallacciarsi al passato e un Kai Hansen a fargli da sparring partner con la sua vocalità acuta e tagliente. Manca un po’ dell’energia e la freschezza dei tempi d’oro, ma una canzone così rappresenta esattamente quello che ci si potrebbe aspettare da una reunion degli Helloween storici.

02. FEAR OF THE FALLEN
A scongiurare il rischio di un tentativo di emulazione pura e semplice del passato, ci pensa “Fear Of The Fallen”, un brano composto da Andi Deris, che si riallaccia senza fatica ai suoi Helloween. Si inizia con delicatezza, come se fosse già arrivato il momento di una di quelle ballad emozionanti a là “Middle Of A Heartbeat”. Ben presto, però, la canzone cambia pelle, spingendo sul pedale dell’acceleratore: non più un lento, ma piuttosto un brano che ci rimanda a canzoni come “Steel Tormentor”, veloci ed energiche. Quando la linea vocale viene passata a Kiske, ci troviamo ad assistere ad un efficace punto di unione tra il passato della band e quello (relativamente) più recente iniziato con “Master Of The Rings”.

03. BEST TIME
Il terzo brano è l’unico scritto a quattro mani dell’intero album e chiude idealmente l’arco temporale iniziato con i “Keeper”, continuato con la prima fase dell’era Deris e che ci porta ora agli Helloween più recenti. La firma è quella di Sascha Gerstner, in coppia con Deris, e la canzone si discosta da quanto ascoltato finora per un taglio meno classico. Non pensiate però ad una composizione astrusa o particolarmente ingarbugliata. Al contrario, “Best Time” viaggia dritta, guidata dalla premiata ditta Loeble/Grosskopf, con i chitarristi a rimpolpare la ritmica con potenti scariche elettriche. Una canzone dal piglio solare, positivo, piacevole, ma in tutta franchezza non la metteremmo tra gli episodi più esaltanti dell’album.

04. MASS POLLUTION
Ed è ancora Andi Deris a mettere il suo sigillo sul quarto brano della tracklist. Se “Best Time” ci era sembrata un po’ debole, “Mass Pollution” rimette l’album in carreggiata, rappresentando una delle cose migliori ascoltate fino a questo momento. Le chitarre abbandonano le coordinate power metal, per spostarsi in un contesto hard/heavy: riff rocciosi, graffianti, incazzati, che fanno il paio con la prova convincente dello stesso Deris, che ha tutta l’intenzione di continuare a ricoprire il suo ruolo senza cedere nemmeno di un passo nei confronti del figliol prodigo tornato a casa dopo tanto tempo. “Mass Pollution”, per sonorità e attitudine, ci ha ricordato un album in particolare, ” The Dark Ride”, da molti considerato l’episodio più oscuro della carriera degli Helloween (per quanto, durante la conferenza stampa, Kai Hansen abbia sottolineato come a lui quell’album non fosse sembrato affatto oscuro, pur apprezzandone la produzione ad opera di Roy Z).

05. ANGELS
Non ce ne voglia Sascha Gerstner, ma anche nel caso del suo secondo brano, ci troviamo di fronte ad una delle canzoni che ci ha dato meno spunti durante questa listening session. Chiaramente si tratta di impressioni a caldo, date da un solo ascolto senza pause, ma la sensazione è che anche in questo caso il più giovane tra i tre chitarristi abbia scritto un brano lineare, con una buona alternanza di parti veloci e momenti più lenti, ma poco incisiva rispetto ad altre canzoni proposte in questo attesissimo ritorno. Quello che abbiamo apprezzato, invece, è l’alternanza delle due voci, con un Kiske particolarmente fluido e a suo agio, capace di dare un taglio epico all’intera composizione, soprattutto sul finale.

06. RISE WITHOUT CHAINS
Siamo arrivati al sesto brano ed è giunto il momento di tornare alle atmosfere di “Keeper Of The Seven Keys” e la cosa è particolarmente gustosa avendo a che fare con un’altra canzone scritta interamente da Andi Deris. In realtà parlare semplicemente del celebre doppio album è improprio, in questo caso, perchè ancora una volta gli Helloween riescono a dare il giusto valore a tutte le diverse ere della loro lunga storia. Ascoltando “Rise Without Chains” ripensiamo al Custode delle Chiavi, certo, ma anche ad altri classici, come ad esempio “Power” o “I Can”, complice anche l’alternanza delle voci dei due cantanti che donano la loro impronta inconfondibile a strofe e ritornelli. Oltretutto i due, avendo un timbro molto diverso l’uno dall’altro, riescono a completarsi a vicenda, senza mai confondersi e dando colori e sfumature diverse alle singole performance.

07. INDESTRUCTIBLE
Un altro brano potenzialmente adatto ad essere scelto come singolo sarebbe proprio “Undestructible”, che si caratterizza per una melodia accattivante: la canzone non è ancora terminata e già viene da canticchiarla, con un potenziale che potrebbe esprimersi ulteriormente in un contesto live. Un riff portante dal taglio hard rock ci porta in un territorio a metà strada tra gli Unisonic e i primi album con Andi Deris, con un piglio moderno che si discorsa parzialmente dalle atmosfere classiche espresse fino a questo momento.

08. ROBOT KING
Tra tutti i compositori è proprio Weikath quello ad apparire maggiormente legato al classico sound degli Helloween: d’altra parte come potrebbe essere altrimenti per un uomo che è rimasto al comando della nave pur attraversando tempeste e mari burrascosi? “Robot King” è un altro brano veloce, melodico e coinvolgente, che ancora una volta ci cattura in quella formula che ha fatto scuola, diventando un vero e proprio modello di ispirazione per migliaia di formazioni. Linee pulite, assoli, interpretazione vocale e naturalmente quella vena epica e maestosa che resta presente anche in questo contesto fantascientifico.

09. CYANIDE
È curioso come oggi il compositore più prolifico e, almeno a nostro parere, più efficace negli Helloween sia proprio Andi Deris. Anche con “Cyanide” il cantante si rende protagonista di un brano energico e cattivo al punto giusto, sempre in linea con le atmosfere tipiche degli Helloween, ma con quella punta di carta vetrata in più. Al termine della listening session, tutti gli artisti presenti hanno ribadito più volte come “Helloween” sia nato con l’intenzione di raccogliere l’esperienza di quarant’anni di carriera senza tagliare fuori niente, ma provando a fondere il tutto in qualcosa di nuovo e familiare allo stesso tempo. Sotto questo punto di vista, anche “Cyanide” si muove in questa direzione, confermando la bravura di Andi non solo come cantante ma come autore a tutto tondo.

10. DOWN IN THE DUMPS
Iniziamo ad avviarci verso la parte finale dell’album con l’ultima canzone di Michael Weikath. “Down In The Dumps” picchia giù duro, un po’ come ai tempi di “Push”, con il chitarrista che scommette tutto sulla melodia e sui cori. Come abbiamo già detto Weikath in quest’album sembra voler giocare sul sicuro, quasi a voler custodire l’essenza degli Helloween, quindi non ci ripeteremo oltre. Intanto, come successo a noi per primi, siamo sicuri che vi stiate chiedendo… Ma Kai Hansen?

11. ORBIT
Ed eccolo arrivare sul finale, il buon Kai. Non tanto con “Orbit”, che rappresenta giusto una breve introduzione dal sapore fantascientifico, quando piuttosto con il vero cardine dell’intero album, “Skyfall”.

12. SKYFALL
Scelta a rivestire il ruolo di primo singolo, con i suoi dodici minuti di durata, “Skyfall” ci consegna finalmente un Kai Hansen in stato di grazia, come non lo sentivamo da tantissimo tempo. Il chitarrista ha raccontato di aver presentato più canzoni alla band, ma in altre occasioni l’ombra dei Gamma Ray era ancora troppo presente. “Skyfall”, invece, è un’opera sontuosa, potente ed epica, ma al tempo stesso mutevole e cangiante. Forse non riuscirà ad eguagliare le vette inarrivabili di “Halloween” o “Keeper Of The Seven Keys, ma quella stanchezza che da tempo intorpidiva le uscite dei Gamma Ray sembra essere scomparsa in “Skyfall”. Essendo al momento l’unico brano già reso pubblico dalla band (per quanto in una versione accorciata) non ci dilungheremo troppo nella descrizione: quello che possiamo dire è che la versione editata non riesce a rendere giustizia ad una canzone che ha molte più sfumature di quanto si possa intuire dal singolo. Ascoltato nella sua interezza riusciamo ad apprezzare meglio la progressione del brano, che risulta dinamico e fluido senza le costrizioni date dalla necessità di ridurne il minutaggio. Con “Skyfall” Hansen si trova nel suo elemento naturale, lassù, ‘da qualche parte nello spazio’, e siamo sicuri che questa composizione troverà non pochi sostenitori quando verrà svelata al mondo intero nella sua interezza.

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