HELLOWEEN – “My God-Given Right” traccia per traccia!

Pubblicato il 11/05/2015

A cura di Alessandro Corno

Due anni dopo l’ottimo “Straight Out Of Hell”, con una formazione rodatissima in quanto stabile da ben dieci anni e con un sodalizio ormai quindicennale con il produttore Charlie Bauerfeind, gli Helloween sono pronti per tornare sul mercato con il nuovo album “My God-Given Right”. Il disco, che segna il ritorno alla Nuclear Blast Records, è stato annunciato dalla band come un classico album power in vecchio stile e dunque più vicino a quelli che sono i canoni a cui ci ha abituato la band nei suoi anni d’oro. Noi abbiamo avuto modo di sentirlo in anteprima e vi presentiamo le nostre prime impressioni traccia per traccia. Il giudizio e l’analisi finale, come al solito, seguiranno in sede di recensione.

helloween - My God-Given Right” - 2015

HELLOWEEN – “My God-Given Right”
Etichetta: Nuclear Blast Records
Data di pubblicazione italiana: 01 giugno 2015

01 – Heroes (03:51)
Si parte con un riffone deciso, quasi di matrice primi Primal Fear, che lascia presto spazio a un up tempo abbastanza orecchiabile come linee vocali, piuttosto scarno e blando come riffing e contornato da qualche arrangiamento orchestrale di tastiera a riempire il sound. Il ritornello purtroppo non incide come dovrebbe, apparendo un po’ troppo scontato, e finisce per rendere questo pezzo tutto sommato innocuo, lontano dal livello di “Nabataea”, esplosiva opener del disco precedente. Suoni al passo coi tempi e in linea con le ultime produzioni del gruppo.

02 – Battle’s Won (04:53)
Ecco il primo singolo, sul quale non stiamo a spendere parole, visto che è disponibile da settimane. Diciamo solo che, a conti fatti, pur non essendo nulla di fenomenale, risulta essere comunque tra le tracce più riuscite del lavoro, nonchè tra le più “allegrotte”.

03 – My God-Given Right (03:30)
La titletrack del disco si basa sulla immediatissima melodia del riff iniziale, utilizzata non a caso nei mille promo video diffusi dal gruppo a scopo pubblicitario prima della pubblicazione. Il resto del brano è lineare, puro e semplice power metal che si sviluppa su velocità medie e culmina con un bel ritornello in pieno stile Helloween era Deris, con tanto di stacco centrale con piano in sottofondo.

04 – Stay Crazy (04:05)
Un ariosissimo mid tempo in pieno trademark power meta,l ma dal retrogusto hardrockeggiante, aperto da un discreto giro di basso e sostenuto da un riffing semplice e lineare. Il chorus è molto immediato e con una buona prova di Deris. La semplicità del pezzo, palese anche nell’accelerazione centrale, lo rende molto orecchiabile ma non certo longevo. Il rischio è quello di skippare la traccia già dopo pochi ascolti. Discreta.

05 – Lost in America (03:35)
Altro brano già edito come B-side di “Battle’s Won” e altro pezzo non eccezionale ma tutto sommato piacevole. Eccolo.

06 – Russian Roulé (03:53)
Il mood si incupisce, ecco gli Helloween un po’ più oscuri che da “The Dark Ride” ritroviamo di tanto in tanto in brani sparsi qua e là per le tracklist dei dischi usciti dal 2000 in poi. Certo, parliamo sempre degli Helloween, quindi non aspettatevi atmosfere funeree, ma semmai un riffone più pesante del solito che accompagna buona parte del brano e che risulta esserne il punto di forza assieme alle vocals di strofa e bridge. Il ritornello invece non brilla di ispirazione e a fine ascolto si ha l’impressione che al brano manchi qualcosa per convincere fino in fondo. Buona la parte centrale con discreto bridge e un bello scambio di soli.

07 – The Swing of a Fallen World (04:53)
Altro brano tra i meno ariosi del disco e, al contrario, tra i più cupi come atmosfere. Le linee vocali di Deris, in alcuni frangenti piuttosto intense e aggressive, si muovono su un mid tempo dai toni drammatici sostenuto da un riffing duro e dal sound “grasso” e oscuro. Pesante, cadenzato, quasi doomy e a tratti oppressivo il ritornello. Forse il pezzo più insolito e particolare del lavoro, per questo difficile da inquadrare e apprezzare ai primi ascolti.

08 – Like Everybody Else (04:04)
Eccoci al lento. Apertura affidata a un rintocco di campane, sul quale si inseriscono il cantato di Deris e successivamente il brano prende corpo con l’ingresso di tutta la componente strumentale. Non parliamo dunque di un lento acustico o di un pezzo granchè leggero o catchy. Buona la linea vocale e convincente il ritornello, anche se non siamo certo ai livelli dei migliori lenti prodotti dal gruppo anche solo negli ultimi 10 anni.

09 – Creatures in Heaven (06:36)
Il pezzo più classicamente power del disco, la tipica traccia veloce con tanto di giro melodico di chitarra iniziale facilmente memorizzabile. Dopo una mezza partenza atta a caricare la tensione, il brano parte con un deciso up tempo dotato di uno dei migliori riff sentiti dagli Helloween negli ultimi anni. Trascinante, con un ottimo tiro, il pezzo culmina con un ritornellone melodico sostenuto da doppia cassa che ovviamente troverà il favore soprattutto degli amanti del power melodico più canonico. Classico e standard, ma ad ogni modo efficace, lo scambio di soli a centro brano. Forse il pezzo che a un primo ascolto colpisce di più.

10 – If God Loves Rock ‘n’ Roll (03:21)
Si torna su tempi medi per un brano un po’ più easy che ricorda soprattutto nel ritornello “Final Fortune” da “Gambling With The Devil”. Il taglio un po’ più rockeggiante della strofa distanzia i due brani ma il senso di deja vu che si ha sul chorus non passerà inosservato ai fan più fedeli degli Helloween. Qualitativamente ci troviamo davanti a un altro pezzo piacevole ma non in grado di far saltare sulla sedia; giudizio questo comune ormai a diverse tracce del lavoro.

11 – Living on the Edge (05:19)
Un altro mid tempo, ma questa volta rafforzato da un bridge in salita che lancia un ritornello ricco di cori immediatissimi e molto aperto, scritto con tutti i crismi di un classico pezzo power. Il drumming è, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare dopo una descrizione come quella appena fatta, vario e non standardizzato su una semplice e linea diretta, a conferma delle ottime qualità del batterista Dani Löble.

12 – Claws (05:52)
Pezzo più “picchiato” e aggressivo dei precedenti, sostenuto da un bel riff e, nuovamente, da un drumming versatile che aggiunge varietà alla composizione. Quello che manca è un ritornello veramente vincente, visto che quello presente qui si discosta ben poco dalla strofa. Brano non del tutto convincente, dunque, ma non certo negativo.

13 – You, Still of War (07:21)
Il pezzo più lungo del lavoro si apre con un lento assolo melodico che lascia spazio a un arpeggio su cui si stagliano vocals filtrate. Presto il mood sinistro viene rafforzato dall’ingresso di un pesante riff che conduce una strofa abbastanza cupa. Quando si pensa di aver tra le mani un altro brano dal taglio un po’ più grigio e drammatico, ecco l’accelerazione e la comparsa di un bel bridge con linee vocali più melodiche e ariose che lascia spazio poi a un ritornello invece più statico. Il risultato è una continua ed efficace alternanza tra atmosfere positive e negative, che si ripete anche nella parte strumentale a centro brano: cupa quella che precede i soli e invece molto melodici e tipicamente Helloween questi ultimi. Bel pezzo, tra i migliori del disco.

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