Imago Mortis: intervista a Welt

Pubblicato il 28/09/2021

A cura di Edoardo De Nardi

Quando si parla di musica heavy ed affini, è praticamente impossibile non citare la quantità di influenze e vere e proprie intrusioni da altri settori artistici che si sono rivelati fondamentali nel forgiare l’immaginario collettivo ad essa collegata: film, pittura, poesia e teatro hanno fornito al mondo del metal alcuni dei suoi più dogmatici canoni lirici ed estetici, creando da subito un legame fortissimo tra la musica più dura e tutta la produzione artistica più oscura e crepuscolare del passato e del presente. Accertato quindi il grande debito che il metal ha versato e continua a versare nei confronti delle sue prime ispirazioni, è altresì innegabile il grande interesse che esso è andato progressivamente a scatenare in figure artistiche non direttamente ascrivibili al mondo musicale, ma che trovano in esso delle vie espressive similari o comunque avvicinabili al proprio modo di fare Arte. Che si tratti quindi di una più diretta ed esplicita vena ispiratrice, o di una corrente elaborata inconsciamente da questi personaggi, sembra che il processo si sia in parte rovesciato, ed anche il metal sia diventato una vivida fonte di ispirazione per creatori appartenenti ai più disparati settori della cultura. L’artista romano Welt appartiene con orgoglio a questa crescente schiera di artisti metallari che sono riusciti a coniugare la loro passione musicale con una produzione artistica rigogliosa, radicata appunto in quello stesso immaginario che ha dato i natali all’heavy metal prima ed al metal estremo poi, condividendone gli spunti ed andando ad ampliarne i confini grazie alle eccellenti opere visionarie che realizza ormai da molto tempo. Tatuatore, musicista e pittore, Welt incarna senza dubbio la quintessenza dell’artista completo e trasversale, amante della musica dal cuore duro ed appassionato sincero di tutto ciò di misterioso, oscuro e magico che il metal abbia da offrire alla sua sterminata fantasia e potenza creatrice. Nonostante abbia già lasciato il segno sulle nostre pagine in una bruciante doppia intervista dell’anno scorso, oggi l’attenzione si sposta più ampiamente sul suo rapporto con il multiforme mondo dell’Arte, intesa essa come profonda ispirazione o come tumultuosa fiamma creatrice, fornendoci una visione completa sul suo lungo percorso personale e professionale. Lasciamo quindi la parola a lui, cercando in questa sede di astrarci dal solo mondo del tatuaggio e raggiungere insieme a lui il disegno generale che avvicina le sue produzioni al clangore assordante della musica metal. Ci è piaciuto infine concludere questo lungo viaggio, dove abbiamo scoperto aspetti molto personali circa la concezione e la realizzazione artistica di Welt in rapporto al mondo della musica, con un ritorno alle origini: per quanto possa essere stata difficile una scelta così perentoria, abbiamo selezionato insieme all’artista romano le cinque cover art di dischi rock e metal che più ha ritenuto importanti come artista, fan e musicista, lasciando quindi spazio ad un commento personale dove poter descrivere l’impatto che questi lavori hanno esercitato e continuano ad esercitare sulla sua fantasiosa creatività…

BENVENUTO NUOVAMENTE SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM WELT! IL PASSAGGIO DA UNA FORMA ARTISTICA ASTRATTA ED ETEREA PER DEFINIZIONE COME QUELLA MUSICALE, AD UNA FISICA – VISIVA, IN QUESTO CASO – COME QUELLA PITTORICA E FIGURATIVA RAPPRESENTA SICURAMENTE UN’ESPERIENZA PECULIARE NEL PROCESSO CREATIVO DI UN ARTISTA: COME TI RAPPORTI IN MERITO A QUESTA ‘MAGIA METAFISICA’, QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE TI PERMETTONO DI CATALIZZARE AL MEGLIO QUESTO DELICATO PROCESSO VERSO UNA TUA PERSONALE RIELABORAZIONE DI SENSAZIONI PROVATE GRAZIE ALLA MUSICA?
– La musica mi ha sempre ispirato con le sue emozioni, che siano dure o atmosferiche. Però come ho sempre sostenuto, tra gli anni Ottanta e Novanta le fonti di ispirazioni erano molte e spesso legate tra loro. Credo che questa esplosione di emozioni, visioni e sensibilità sia stato il vero pane quotidiano per far crescere il mio linguaggio artistico, attitudinale e professionale. L’arte ha molto a che fare con il metafisico: fortunatamente sin da bambino mi sono sentito predisposto nell’ ascoltare il flusso segreto in noi, unire quel mondo interno della fantasia con la reale praticità del disegnare. Ho lavorato molto nel maturare questo ponte tra l’immaginario e il concreto.
Ultimamente ho fatto vari streaming mentre disegnavo e dipingevo durante una live performance con musicisti di Exciter, Pungent Stench, Goblin, Triumph of Death, Venom…sono state delle art fusion incredibili! Ti cito queste esperienze realizzate attraverso lo streaming perché in quei momenti, improvvisando un action drawing o painting durante della musica in diretta, ho molto avuto a che fare con quell’apertura tra raziocinio ed irrazionale di cui parlavamo, altrimenti sarei costretto a pianificare tutto sin dall’inizio, togliendo però molta magia all’operato e al vissuto dell’esperienza.

COL PASSARE DEL TEMPO, LA MUSICA HA SVILUPPATO MODI CODIFICATI E FACILMENTE RICONOSCIBILI PER PROVOCARE EMOZIONI DISAGIANTI E SENSAZIONI OSCURE, PUR RIUSCENDO POI AD ESPRIMERSI SECONDO MOLTEPLICI SFACCETTATURE: CREDI IN QUESTO SENSO CHE CI SIANO DELLE TECNICHE PARTICOLARI, DEI PROCEDIMENTI AUTOMATICI SEGRETI PIÙ O MENO INCONSCI CHE UTILIZZI PER METTERE SU CARTA LE ORIGINARIE VISIONI CHE PRENDONO FORMA NELLA TUA MENTE? IN CHE MODO SI CONNETTE LA TUA FRUIZIONE DI ARTE ‘NEGATIVA’ CON QUELLA CHE VAI POI A RAPPRESENTARE CON LE TUE STESSE MANI?
– Guarda, in realtà un certo genere di arte ‘più oscura’ non deve necessariamente avere una connotazione negativa; forse proprio perché ho vissuto in modo goliardico il tutto con uno spirito più rock’n’roll tipico degli anni Ottanta. Certamente poi l’Arte (musica, disegno, etc.) ha anche la sua funzione catartica ed esorcizzante rispetto alle inquietudini della vita. In più a livello di filosofia spirituale credo che tutto sia combinato, senza delle nette separazioni, quindi questo da un valore positivo e negativo abbastanza relativo; dipende di cosa si parla, ovviamente. Prendiamo anche il simbolismo dei mostri; quando si è piccoli ci fanno paura (ma hanno anche un fascino magnetico). Facendoci – diciamo – ‘amicizia’, si arriva ad allontanare il lato più negativo legato a loro (spesso da tabù sociali) rendendoci più stabili. Siamo pieni di archetipi simili dentro di noi, evitarli, o all’opposto diventarne ossessionati, a mio parere non ci aiuta ad evolvere.

QUALI ASPETTI DELLA MUSICA METAL TROVI PIÙ COSTRUTTIVI E STIMOLANTI NEL TUO PROCESSO CREATIVO?
– Dipende dal mood! Con i generi feroci tendo a ed essere più veloce, nel tatuaggio mi trovo bene con il metal in termini pratici. Spesso però mi trovo meglio a disegnare/dipingere con stili più atmosferici, comprese le horror movie soundtrack, piuttosto che un certo black/doom o anche del vecchio hard rock anni Settanta. Sai, nel mio caso il processo creativo nel disegno in generale è molto influenzato dalla musica. A volte mi capita che a seconda del tipo di soggetto che voglio creare, stia lì a pensare alla band o allo stile musicale da ascoltare per calarmi dentro quelle giuste sensazioni, visioni ed atmosfere che il suono può generare in me. Con temi stilistici più fanta-horror viaggio benissimo con un black/doom cosmico, o con un doom metal più acido… alzando poi la velocità verso fine composizione con un metal più sparato. Mi capita, se disegno qualcosa di più sperimentale (anche a livello tecnico e soprattutto nella pittura), di partire spesso con generi più psych/ambient, come Brian Eno, Tangerine Dream, High Tide e colonne sonore di vario tipo.
Nel tatuaggio invece i processi sono diversi, durante il disegno a mano libera ho un feeling sonoro simile a quello descritto sopra, ma quando parte la macchinetta accelero la velocità a suon di death, thrash ed heavy metal! Anche perché nei tatuaggi subentra il fattore tempo di realizzazione e fortunatamente, pur prendendomi i miei tempi per far un bel lavoro, sono comunque veloce nell’esecuzione, una qualità acquisita con l’esperienza ed un pizzico di predisposizione. Ho conosciuto artisti di vario genere che invece non ascoltano musica durante le loro creazioni… Non so proprio come facciano visto che con la musica ci convivo ogni giorno e ne ho completa dipendenza! L’unico momento creativo dove non riesco ad ascoltare musica è quando scrivo, in quel caso il silenzio o i suoni della natura sono perfetti.

IL TUO RAPPORTO CON IL MONDO MUSICALE NON SI LIMITA PERÒ A QUELLO DI SOLO COLLEZIONISTA ED ASCOLTATORE, VISTO CHE CON I SANGUE RICOPRI IN PRIMA PERSONA IL RUOLO DI CHITARRISTA E MUSICISTA: QUALE MESSAGGIO TRASMETTI ATTRAVERSO LA MUSICA DELLA TUA BAND? QUALI SONO LE DIFFERENZE MAGGIORI NELL’ESPRIMERSI ATTRAVERSO LA MUSICA PIUTTOSTO CHE CON IL POTERE VISIVO DI UN’IMMAGINE?
– Sangue è stato un progetto interessante, seppur fermo ormai. Era la prima volta che mi impegnavo così intensamente verso l’aspetto musicale e quello che ho scoperto è che mi viene spontaneo far predominare un connotazione oscura nelle composizioni. Devo dire che la musica riesce ad essere una forte valvola di sfogo. Comunque durante la produzione di quel suono predominava sempre molto divertimento in sala. A risultato concluso sono rimasto sorpreso della pesantezza dei brani e delle loro atmosfere! Tranne nelle parti degli interludi, che sono atmosferiche ed oscure e dove si mischia dark ambient e musica antica (che studiai venti anni fa) con un’ispirazione a brani più eterei di Dead Can Dance, This Mortal Coil, Immortal ed Urfaust… Con il disegno, i tatuaggi e la pittura è tutto un po’ diverso, spesso più ragionato, probabilmente perché sono arti che svolgo da oltre vent’anni. Direi che un buon mix di istinto, visioni e lucidità nell’approccio materiale contraddistinguono la mia esperienza musicale.

UN ALTRO CAMPO CHE SICURAMENTE ATTIRA LE TUE ATTENZIONI È QUELLO DEL CINEMA, NELLO SPECIFICO QUELLO DEDICATO AI GENERI DELL’HORROR E DEL FANTASY, ESPANDONO I TUOI INTERESSI ARTISTICI AD UNA GAMMA ANCORA PIÙ AMPIA: COME SI È EVOLUTO IL TUO RAPPORTO CON IL MONDO DELLA SETTIMA ARTE NEL CORSO DEL TEMPO, E COME LO CONSIDERI IN RAPPORTO INVECE A QUELLI CHE SONO STATI I TUOI PROGRESSIVI SVILUPPI NELLO STUDIO DEL DISEGNO?
– Come la musica metal, ho amato il cinema (specie horror, sci-fi e a fantasy) sin dall’infanzia. Verso la metà degli anni Novanta volevo persino intraprendere la carriera legata agli effetti speciali, frequentando per un periodo lo studio di Sergio Stivaletti. Quindi che dire, se già a nove anni amavo e disegnavo dinosauri, poco dopo con le altre influenze che ho assimilato ho iniziato a creare alieni, mostri e creature varie. E questa passione l’ho sviluppata fino ad oggi. Ogni volta che mi rivedo un classico come “La Cosa” o “Alien” mi si accendono inconsciamente delle lampadine nel cervello che mi inducono a generare nuovi ibridi. Altro cibo per la fantasia, poi, è sicuramente la letteratura di genere!

LE TUE COLLABORAZIONI (SIA CON IL MONDO DELLA MUSICA CHE DEL CINEMA) SONO IN EFFETTI MOLTEPLICI E VANTANO NOMI DI CARATURA INTERNAZIONALE: QUALI SONO I FEATURING DI CUI VAI PIÙ FIERO, E QUALI SONO GLI ARTISTI CON CUI HAI INSTAURATO UN PIÙ FORTE E DURATURO LEGAME GRAZIE AI TUOI LAVORI?
– Lavorare duro per arrivare a confrontarsi con altri artisti (che ti hanno ispirato, tra l’altro) è sempre un ottimo stimolo ed un onore! Compreso tatuarli, o fare design legato al loro merch. Ho tatuato veramente molti personaggi di band come Pestilence, At The Gates, Venom, Udo, Pagan Altar, Electric Wizard, Gehenna etc. e ho avuto anche veramente tantissime collaborazioni grafiche con band tipo Slayer, Autopsy, Saint Vitus, Claudio Simonetti’s Goblin, Mortuary Drape, Sabbatonero ed altre ancora. Con tanti di loro ho ormai un ottimo rapporto di amicizia, oltre che lavorativo.

IL TUO LAVORO, SIA COME TATUATORE CHE COME ILLUSTRATORE E PITTORE, PRESENTA DELLE RICORRENZE, DEI RICHIAMI COSTANTI AD UNA RAPPRESENTAZIONE VISIVA DELL’ORRORE E DEL FANTASTICO CHE FA DEL MISTERO E DELL’INCONOSCIBILE IL SUO TRATTO DISTINTIVO: SAREBBE SBAGLIATO INTERPRETARE LE VARIE OPERE CHE CREI COME APPARTENENTI AD UN SOLO NUCLEO CONCETTUALE, SVILUPPATO POI SECONDO LE FORME E I SOGGETTI PIÙ DISPARATI, OPPURE CONSIDERI OGNI NUOVA CREAZIONE COME UN QUALCOSA DI INDIPENDENTE E A SÉ STANTE, SENZA TROPPE CONNESSIONI CON LE ALTRE?
– La maggior parte delle mie creazioni ha un linguaggio stilistico e simbolico in comune. È proprio come si sono fuse naturalmente molte influenze connesse tra loro nel tempo a renderle così peculiari e riconoscibili. Dalla pittura all’archeologia, dal tatuaggio al design, dalla natura alla musica, dal cinema alla letteratura. A volte però tendo a sperimentare, sia in prima persona che lavorando su commissione, ad attingere da altri riferimenti, tutto sommato mai troppo distanti da quello che mi viene meglio inventare. Avere avuto complimenti da grandi maestri come Dario Argento, Brian Yuzna, John Carpenter, Steve Harris o Kerry King, mi ha incentivato a crescere di più nella mia via, oltre che riempirmi di piacere ed orgoglio, naturalmente!

QUALI SONO LE DIFFERENZE CHE INCONTRI QUANDO TI APPROCCI AD UNA TELA, AD UN FOGLIO DA DISEGNO PIUTTOSTO CHE A DELLA PELLE DA TATUARE, E QUALI INVECE LE SIMILITUDINI CHE TRASCENDONO IL MATERIALE E AVVOLGONO INTRINSECAMENTE IL TUO OPERATO?
– Tra tatuaggio, illustrazioni e pittura ci sono di base delle differenze tecniche. Una cosa in comune è il disegno o il progetto dell’opera. In quel momento tutti i supporti sono uguali ma con delle regole tecniche diverse da applicare sin dall’inizio, in base a quel che si deve realizzare. Questo accade più o meno in tutte le arti che ho sperimentato.  Ci sono comunque tantissime similitudini, considerando in primis la visione dell’opera, poi la bozza del progetto e saper vedere la creazione in modo bidimensionale nel disegno e pittura o tridimensionale come nei gioielli, nelle sculture, nei mobili etc.
Nella pittura, che approcciai verso metà anni ‘90, quel che mi caratterizza è sempre un tratto che viene dall’illustrazione, anche se uso vari colori. A quei tempi facevo una sorta di fumettoni giganti su tela o legno, con tematiche miste, da quelle sociali a quelle fantastiche. Ho studiato molto arte, gli stili pittorici che prima mi influenzavano pesantemente, o che sentivo comunque parte di me erano l’espressionismo, il simbolismo, affreschi medievali, dadaismo e surrealismo. Oggi sto sviluppando istintivamente una fusione tra parti più astratte/cosmiche con altre zone marchiate da una linea illustrativa. Questo mix di elementi, quando lavoro con gli acrilici su tela specialmente, mi viene del tutto spontaneo e spero di avere occasioni per maturarlo sempre più in futuro.

QUALI ALTRI ARTISTI, APPARTENENTI AI PIÙ VARI SETTORI DELL’ARTE, CONSIDERI IN QUALCHE MODO AFFINI AL TUO PERCORSO E ALLE TUE ISPIRAZIONI PROFESSIONALI?
– Come ispirazioni veramente troppi! I basilari, per citarne alcuni, sono certamente H.P. Lovecraft, R.E. Howard, G. Moreau, Buscema, Frazetta, P.Druillet, Serpieri, Stano, Segrelles, Kubin, Moebius, Carpenter, Argento, Rick Baker, Romero, H.R. Giger, Alfredo Alcala, P.K. Dick, Stephen King, Clive Barker, Rambaldi, Repka, e troppi ancora! Tutto è collegato in un unica visione che poi esprimo con le mie tecniche artistiche: letteratura, musica, fumetto, rock art, tattoo art, illustrazione, scultura, design, pittura…
Sul come mi hanno influenzato? Prendiamo Druillet per esempio: segni nervosi, a volte secchi e spigolosi che fanno sentire la loro nevrosi distopica di un futuro completamente apocalittico. Kubin, con cui possiamo tuffarci in qualche tipo di oscuro disturbo mentale, Fussli con i suoi incubi, che da una parte attraggono e dall’ altra inquietano, con un non-controllo di quel poco che la scienza non riesce tutt’oggi a spiegare. Francis Bacon con le sue gabbie e carni. Giger e il suo armageddon di perversioni, razze ultraterrene ed extraterrestri.
Le mie impressioni possono essere molte sui tanti artisti che mi ispirano e con cui trovo degli innati linguaggi in comune. Linguaggi che vanno oltre l’opera d’arte stessa, perché vi si possono scorgere miriadi di illuminazioni accese come fari nella parte più oscura della nostra mente e delle nostre viscere, che sono fatte di vita, esperienze, libri scritti, racconti tramandati, paure inconsce, ricerca dell’equilibrio, etica, scienza e filosofia, composizioni musicali da secoli lontani e un simbolismo archetipo immortale. Per non dimenticare un ipotetico collegamento metafisico tra esseri viventi e la vita stessa intesa come un entità universale collegata in vari modi e forme, conosciute e sconosciute. Prendiamo il surrealismo come corrente artistica, ci apre nuovi portali dove scorgere l’inaspettato, il fuori le regole e dai tabù. Tutto si fonde e diventa un’onirica invasione della nostra mente, lasciandoci fluire verso il mondo della fantasia nei suoi innumerevoli colori, sfumature e forme. Niente più convenzionale, un orgia cosmica di idee e figure continua da cui emergono nuove visioni.

COSA SIGNIFICA PER WELT IL TERMINE ‘DARK ART’ E QUALI SONO LE CARATTERISTICHE CHE RISCONTRA DI ESSO NELL’ARTE PITTORICA E NELLA MUSICA METAL?
– La parte oscura nell’arte mi ha sempre colpito di più di quella bianca e tradizionale (pur apprezzando qualcosa anche dell’arte considerata ‘classica’). Sarà il fascino per il mistero, sarà che la trovo più di impatto e non convenzionale, quindi anche provocatoria nel sociale per alcuni aspetti. E la trovo più pura e collegata al nostro Io più profondo, meno inquinata da processi mentali razionali e moralisti. Quindi più libera e decisamente più divertente da realizzare!
Come diceva Francisco Goya: “Il sonno della ragione genera mostri”. Cito spesso questa frase perché trovo che rispecchi perfettamente proprio quello che penso!

IMPOSSIBILE NON CONSTATARE COME L’ULTIMO ANNO SI SIA RIVELATO A CAUSA DELLA SITUAZIONE PANDEMICA, UNO SPARTIACQUE IMPORTANTE ANCHE E SOPRATTUTTO PER TUTTI I PROFESSIONISTI APPARTENENTI AL SETTORE MUSICALE, TEATRALE E ARTISTICO IN GENERALE: UNA NUOVA REALTÀ SI È IMPROVVISAMENTE IMPOSTA NELLA VITA E NELLE ABITUDINI DI MOLTE FIGURE APPARTENENTI A QUESTO MONDO, SCONVOLGENDONE DI FATTO ANCHE LE CONSUETE MODALITÀ NEL CREARE E POI RIPROPORRE LA PROPRIA ARTE: CON QUALE PROSPETTIVA HAI AFFRONTATO QUESTO CAMBIAMENTO? SEI RIUSCITO A TROVARE DEGLI ASPETTI POSITIVI O COMUNQUE PROPOSITIVI IN UNA SITUAZIONE GENERALE COSÌ COMPLESSA?
– In questa nuova alba da film di Romero, non bisogna perdere di vista quello che ci ha stimolato sempre, sia su un lato umano che lavorativo/artistico. Specialmente per chi è di animo creativo. E mai smettere di supportarsi reciprocamente. Nel mio caso, seppur con alti e bassi, ho subito reagito con una vasta produzione di dipinti ed illustrazioni, promozioni inerenti al tatuaggio nel mio studio fisico Yama Tattoo ed attivandomi anche con il mio web shop; quest’ultimo in particolare è nato dalle richieste che sono cresciute per la mia arte originale, commissioni di artwork per copertine/merch e quadri da collezionare. Sembra che le molteplici quarantene forzate abbiano portato la gente ad apprezzare di più i propri spazi ( casa o negozio che siano), portandoli quindi ad acquistare più pezzi originali da godersi nel privato o per valorizzare i propri ambienti. Questo mi ha spinto ad ufficializzare il tutto con un negozio online ricco delle mie produzioni artistiche e di design vario. Mai smettere di combattere!

QUALI SONO LE CINQUE COPERTINE CHE PEFERISCI, A LIVELLO ARTISTICO E PERSONALE?

MASSACRE – “Inhuman Condition”, 1992.

– Album a mio parere incredibile, ibrido con i primi embrioni death metal e non solo, morboso, schizoide e con una verve tipica di un film fantasy/horror di quegli anni (d’altronde con” From Beyond” omaggiano pienamente anche i film di Yuzna/Gordon e i racconti di H.P. Lovecraft). Premesso questo, passo immediatamente all’artwork, realizzato dal mitico Edward J. Repka. Rapimenti alieni, esperimenti su gli esseri umani e quei colori acidi che appunto richiamano quel mondo fantastico e horrorifico degli anni 70/80. Il rinomato artista Repka ha saputo giostrare, come è tipico nel suo talento, bilanciamento della composizione ed un buon controllo di colori contrastanti tra caldi e freddi con un immaginario fedele ai migliori B-movies anni ‘50 sugli UFO, mescolato a quell’impronta illustratoria e fumettistica in chiave più pittorica. Tutto il concept rimane narrativo, lasciando però spazio all’immaginazione. I protagonisti di “X-Files” probabilmente sarebbero dei fan di questa copertina!

 

CIRITH UNGOL – “King Of The Dead”, 1984

– Epico, heavy, doom e leggendario! Prendiamo questa cover art: la scuola è frazettiana al massimo, ma con un suo stile ben definito che la differenzia. L’artista Michael Whelan sapeva bene come rivisitare con stile, tecnica e maturità personale i temi sword and sorcery. Infatti già per le novelle di Michael Moorcock vennero usato questo e gli altri artwork dei Cirith Ungol. Impavidi guerrieri contro forze oscure, avventure e missioni da compiere con varie difficoltà, stregoni, mostri, tiranni… Le metafore della lotta per arrivare a migliori risultati nella vita, accompagnati da sognanti etiche cavalleresche che rendono vittoriosi i più nobili di cuore. Questo leggo nelle copertine dei Cirith Ungol e nello sword and sorcery in generale, un po’ come anche nelle sue radici nei poemi medievali cavallereschi (Malory, De Troyes, Snorri ed altri). I Cirith Ungol poi sono una band incredibile, accompagnata da altri pionieri come i Manilla Road. Tornando alla cover art, stiamo parlando di Arte per gli amanti di classici come “Conan Il Barbaro”, Dungeon and Dragons, “Il Signore Degli Anelli”… Un classico album non solo da ascoltare ma da mettere anche in esposizione nel proprio salotto… Crom!

 

REPULSION – “Horrified”, 1986

– Artista: Scott Carlson, riferimento: “Twisted Tales Comics”. Che album! Copertina? Eccellente nella sua scarnezza, qui si vede uno stile pittorico radicato nella tradizione horror comics vecchia scuola. A volte la semplicità, se ben eseguita, può essere più forte di tanti lavori complessi e curati tecnicamente. Questa testa di zombie è bilanciata nella tavola in generale, con un bel vomito di colori, sbratti di sangue con un soggetto terrificante che rimane al centro di tutto pronto a mangiarti alla prima occasione, celebrando le vecchie tradizioni del genere horror (ho incontrato i Repulsion più volte e sono grandi appassionati del genere fantasy, horror e giallo). Se si prende il loro primo demo la capoccia putrefatta la si trova in bianco e nero solo a chine, come si vedevano spesso nei casi di molte altre band thrash/death delle scena. Nell’arte sicuramente ci deve essere un evoluzione stilistica e tecnica, ma questi disegni così grezzi, spesso realizzati da disegnatori predisposti ma senza troppa esperienza, possono essere a volte all’altezza di opere più evolute. Sono un vero ‘fuck you’ alle regole convenzionali di oggi, figuriamoci dell’epoca. Sembrano a volte più delle bozze che delle illustrazioni, ma come tutti gli sketch sono la vera base primordiale di un opera dove si trovano vari elementi potenti e a volte irripetibili, visioni collegate al nostro io istintivo senza troppi compromessi del raziocinio. Insomma sono un grande fan dei disegni dei demo e questa copertina mi sembra un solo passo successivo da queste illustrazioni, con un pizzico di follia pittorica in più. Radiation sickness!

 

JACULA – “Tardo Pedem In Magiam Versus”, 1972

– La copertina dell’album “Tardo Pede In Magiam Versus” del gruppo occult/hard/prog/rock Jacula è stata realizzata da Mr. Travers, che collaborava con il fumetto “Jacula” e con la rivista “Terror”. Infatti la copertina fu originariamente realizzata per il numero 27 di tale rivista, pubblicata nel 1971 e intitolata “L’orrendo pasto”. E’ ora di celebrare un po’ di Arte italiana, che a cavallo degli anni ’60 ed ’80 ha avuto un filone di genere horror ed erotico di livello assoluto (per non parlare della musica, con realtà come Goblin, Balletto di Bronzo, Black Hole, etc.)! In questo album ne troviamo un esempio lampante, una cover art che ci ricorda le altre miriadi di copertine di fumetti come “Oltretomba”, lo stesso “Jacula”, “Zora”, “Sukia”, “Terror” e tanti altri. I disegnatori e pittori di talento dell’epoca erano molti, spesso facevano anche poster art per il cinema di genere per Argento, Fulci, Margheriti, Freda, Soavi, Bava… Ma anche per americani come Sam Raimi. Chine e colori di Emanuele Taglietti, Enzo Sciotti, Giorgio Cambiotti, Magnus, etc. L’immaginario italiano di quegli anni era incredibile e veramente unico nel suo genere: tra il cimiteriale occulto ed il romantico esoterico ricco di eros, horror e paesaggi fantastici che abbiamo solo in Italia, tra storia e natura fusi insieme.

 

 

SLAYER – “Live Undead”, 1984

– Cover art di Albert Cuellar. Amo questa band e adoro molte delle loro copertine, ma voglio parlarvi di questo disco per lo stile specifico, diverso dalle altre cover usate nei loro album. Qui troviamo uno stile tipicamente illustratorio degli anni ‘80 e della tradizione fumettistica degli anni precedenti. Un genere che ci rimanda a fumetti di quel periodo ricchi di horror e fantasy. Ci vedo dentro una fusione delle illustrazioni di “Swamp Thing”, “Tales From The Crypt”, “Creepy”, “The Tomb Of Dracula”, per citarne alcuni, con dei tratti marcati e forti che arrivano subito al dunque. Anche in bianco e nero credo sarebbe venuta bene una copertina simile! Lo stile zombie richiama evidentemente il mondo dei morti viventi tanto caro a Romero, nel loro più classico habitat, tra le tombe! Ma anche le atmosfere trasudano quel fascino occulto delle prime band che giocavano con provocazioni religiose. Si parla sempre del 1984, nella musica pochi osavano come loro, sia musicalmente che esteticamente. Sicuramente un altro di quei vinili da mettere in mostra a casa (vicino al cimitero!). Ancora oggi, mi sembra surreale che Kerry King e il suo team abbiano usato un mio artwork per i loro pass personali e che apprezzino veramente le mie creazioni! Sicuramente gioca a favore anche il fatto che i loro gusti sono ancora legati a questo stile retrò comics vecchia scuola, da cui provengo direttamente anche io. Come spesso accadeva ai tempi, l’immaginario presente in questa copertina è quella splendida fusione controculturale dell’epoca tra illustrazione, fumetto, film di genere, musica e pittura, rendendo speciali questi caposaldi del metal sotto diversi punti di vista… Black magic!

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